La tutela della libertà di stampa, diritto sancito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo, è qualcosa che coinvolge anche e soprattutto il nostro Paese. Anche quest’anno sono stati 500 i giornalisti che, secondo l’Osservatorio di Ossigeno per l’Informazione, hanno subito intimidazioni al fine di oscurare importanti notizie di interesse pubblico e causare gravi difficoltà agli altri operatori dei media, scoraggiando la pubblicazione di informazioni scomode. Un numero che solo apparentemente è di poco più basso del 2022, perché correlato al decremento delle denunce come confermato dal “Centro di coordinamento dell’attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti” del Ministero dell’Interno. Tra le motivazioni la paura di subire ulteriori danni e il timore di essere isolati, per scarsa fiducia nelle istituzioni di fronte al rinvio delle contromisure. Dei 500 operatori dell’informazione colpiti da minacce, il 24% è costituito da donne, raggiunte per il 10% da minacce di genere, confermando un problema culturale che affligge l’Italia. Ma il dato più significativo è che sono arrivate a 7.000 le vittime dal 2006, anno in cui l’Osservatorio ha cominciato a monitorare il fenomeno, a oggi. Nel 2023 il 36% ha subito forme di avvertimenti, soprattutto insulti, minacce verbali e attacchi sui social; il 34% è stato vittima di abusi di azioni legali, soprattutto querele temerarie; il 13% di aggressioni fisiche; l’11% sono state ostacolate nell’accesso all’informazione; il 5% hanno subito danneggiamenti all’attrezzatura di lavoro. Secondo il Ministero dell’Interno sono stati 5 gli invii di oggetti/proiettili/parti di animale. La maggior parte delle minacce (37%) proviene da privati cittadini, mentre il 29% da esponenti pubblici. In particolare, oltre la metà degli episodi di abuso di denunce e azioni legali proviene da amministratori locali o esponenti politici nazionali. La matrice mafiosa o di altri ambienti criminali corrisponde al 13% dei casi. Seguono, per il 7%, soggetti ignoti, come nel caso delle lettere intimidatorie e le minacce dal mondo imprenditoriale. Infine, si attestano al 3% le minacce che derivano dallo stesso mondo editoriale e mediatico. Il Lazio è la regione con il più alto numero di minacciati (31% rispetto al totale), seguito da Sicilia (16%) e Campania (14%). Poi Emilia Romagna (9%), Veneto (6%), Calabria (4,39%), Lombardia (4,08%), Puglia (4,08%), Toscana (3,45%), Sardegna (3,13%), Umbria (2,51%), Friuli-Venezia Giulia (1,25%), Liguria (0,31%), Valle d’Aosta (0,31%), Abruzzo (0,31%), Basilicata (0,31%).
Cristina Calzecchi Onesti
Giornalista ed esperta di comunicazione aziendale. Dopo esperienze in tutta la comunicazione, dagli uffici stampa alle Relazioni esterne, ai Rapporti istituzionali, per quasi dieci è stata assistente parlamentare, portavoce e spin doctor alla Camera e al Senato. Da sempre si occupa di politica, sociale, diritti civili e ambiente.