lunedì, 1 Luglio, 2024
Esteri

Mar Rosso, escalation degli Houthi. Hamas usa il video con tre ostaggi

Austin: determinati a sostenere Tel Aviv. Iran-Israele guerra psico-digitale

E’ cominciata, nel mar Rosso, l’escalation della guerra israelo-palestinese. Petroliere e portacontainer vengono attaccate dai ribelli yemeniti Huthi, supportati dall’Iran, e gli Stati Uniti hanno organizzato, assieme al Regno Unito, una task force multinazionale per sostenere il principio fondamentale della libertà di navigazione. Il Segretario alla Difesa, Lloyd Austin, in visita a Tel Aviv, ha parlato di una forza di protezione progettata per fornire rassicurazione alle compagnie di navigazione commerciale. Intanto anche la compagnia di navigazione taiwanese Evergreen e le cinesi Cosco e Ooc, tre tra le più grandi al mondo, nonché il colosso petrolifero Bp, hanno sospeso il trasporto merci sulla rotta del Mar Rosso. Ieri la petroliera Swan Atlantic, battente bandiera delle Isole Cayman, è stata attaccata al largo dello Yemen ed è intervenuta la USS Carney, una nave da guerra statunitense. Anche l’United Kingdom Maritime Trade Operations dell’esercito britannico, che monitora le rotte marittime del Medioriente, ha riferito di un incidente nello stretto di Bab el-Mandeb, al largo del porto yemenita di Mocha, e ha avvertito le imbarcazioni presenti nell’area di fare attenzione. “A ogni escalation a Gaza corrisponderà un’escalation nel Mar Rosso”, ha detto Yussef Maadani, generale delle milizie di Ansar Allah, nota anche come “movimento Houthi”, la formazione islamista sciita che controlla lo Yemen occidentale. Il Presidente dell’Autorità del Canale di Suez, il tenente generale Osama Rabie, ha anche rivelato che 55 navi sono state dirottate attorno al Capo di Buona Speranza, un viaggio di due settimane più lungo di quello attraverso lo stretto di Bab al-Mandab a sud del canale di Suez. Più di 20 navi hanno segnalato incidenti negli ultimi mesi.

Ostaggi anziani, esposti in un video

Intanto Hamas nella guerra mediatica ha diffuso un nuovo video in cui vengono mostrati tre ostaggi. Sono tre uomini anziani. A parlare è uno dei sequestrati che si identifica come il 79enne Chaim Peri, sequestrato il 7 ottobre dal Kibbutz Nir Oz. Gli altri due sono Yoram Metzger e Amiram Cooper. Il titolo del video scelto da Hamas recita: “non abbandonarmi nella vecchiaia”, citazione di un detto biblico.

Guerra digitale: sesso e benzina

Intanto si allarga anche la guerra psico-digitale tra Iran e Israele: un gruppo di hacker noto come Gonjeshke Darande (passero predatore), già individuato come legato a Israele, sostiene di aver paralizzato le stazioni di servizio in tutto l’Iran con un attacco informatico. Questo attacco informatico è la risposta all’aggressione della Repubblica islamica e dei suoi alleati nella regione”, si legge nelle dichiarazioni in lingua farsi e in inglese. In precedenza il gruppo aveva rivendicato un attacco informatico alle principali aziende siderurgiche iraniane. Mentre dall’Iran, secondo l’Iran International, un addestrato gruppo di donne, di lingua ebraica, gestite dalle Guardie della Rivoluzione islamica, invia immagini sessualmente esplicite ai cellulari dei soldati israeliani per distrarli o carpirne informazioni utili. Nomi e profili sono falsi, ma foto e video corrispondono a persone reali. Secondo i risultati dei tracciamenti facciali le donne provengono dalla città di Mashad, nell’Iran del nord.

Austin, Netanyahu e Gallant

Il Segretario americano Austin ha avuto incontri sia con il Presidente israeliano Netanyahu che con l’intero Gabinetto di guerra. “Continueremo a fornire ad Israele l’equipaggiamento necessario, inclusi munizioni di importanza cruciale, veicoli tattici e sistemi di difesa aerea. E appoggeremo lo sforzo di Israele di liberare gli ostaggi”, ha detto al termine degli incontri. “Il sostegno americano a Israele è forte e – ha proseguito – nessuna persona, organizzazione o stato dovrebbe mettere alla prova la nostra determinazione.” Gli Usa “continuano a credere nella soluzione a due Stati”, ha assicurato Austin, anche se “è difficile, soprattutto dopo il 7 ottobre, ma l’instabilità e l’insicurezza continue fanno il gioco di Hamas.” Sul futuro di Gaza, Austin ha aggiunto che “israeliani e palestinesi hanno entrambi pagato un prezzo troppo alto per tornare indietro al 6 ottobre. Quindi oggi ho discusso dei percorsi verso un futuro per Gaza dopo Hamas, sulla base dei chiari principi stabiliti il mese scorso dal mio amico Blinken”. Mentre il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha ribadito che “se gli sforzi diplomatici non avranno esito”, Israele non esiterà ad “attaccare al nord” riferendosi alle forti tensioni con gli Hezbollah al confine con il Libano. “Sappiamo che Hamas non avrà il controllo di Gaza. Sappiamo che avremo la libertà di eliminare ogni tipo di minaccia nel futuro” ha detto Gallant in conferenza stampa accanto al segretario della difesa Lloyd Austin. Mentre l’Idf ha dichiarato che Israele “è in guerra con Hamas, non con i civili di Gaza.” “Quando riscontriamo una presenza civile inaspettata – si legge in un messaggio twitter – interrompiamo gli attacchi. Il nostro scopo è sconfiggere Hamas e garantire il rilascio dei 129 ostaggi israeliani ancora prigionieri a Gaza.”

L’Olp: appello perché la guerra finisca

L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), l’organismo presieduto da Mahmud Abbas (Abu Mazen) che rappresenta i palestinesi all’Onu e nella Lega Araba, e il segretario del comitato centrale dell’Olp, Jibril Rajoub, hanno fatto un appello ai miliziani di Hamas e della Jihad islamica perché aiutino a “creare le condizioni necessarie a libere elezioni nazionali.” “Diciamo a tutti – hanno detto – che questa occupazione e questa aggressione devono finire, e la loro fine è il preludio alla costruzione di un governo nazionale per tutti i palestinesi che si prenda la responsabilità di tutte le terre palestinesi a Gaza, Gerusalemme e in Cisgiordania.” I due leader palestinesi hanno parlato di “svolta e sfida importante” e hanno esortato ad “accordarsi su una parola comune.” Il mondo, hanno detto, “sta cambiando posizione su di noi e sulla nostra causa” è il momento di costruire un approccio politico legato al “progetto di Stato” palestinese. In Turchia, invece, c’è stata una riunione (segreta) di alti dirigenti di Hamas, alla quale hanno partecipato l’ex numero uno del gruppo Khaled Mashal e Saleh al-Arouri, vicepresidente dell’Ufficio politico. La Turchia è stata scelta perché considerata un Paese relativamente sicuro. Obiettivo della riunione è definire i prossimi obiettivi di Hamas dopo l’assalto contro Israele dello scorso 7 ottobre. Intanto il capo del Mossad David Barnea ha incontrato a Varsavia il direttore della Cia William J. Burns e il primo ministro del Qatar Sheikh Mohammed Al Thani. I tre hanno discusso della possibilità di rinnovare i negoziati con Hamas per il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza.

Tajani: soluzione a due Stati

Sul futuro dei palestinesi è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, secondo il quale “dopo un cessate il fuoco che abbia portato alla sconfitta di Hamas, ci dovrà essere un periodo di interregno con una presenza, a Gaza, magari delle Nazioni Unite, anche militare, a guida araba. L’Italia è disponibile a partecipare a iniziative Onu che siano portatrici di una soluzione che noi auspichiamo di due Stati che si riconoscano mutevolmente e che vivano in pace.” Quanto agli aiuti umanitari, Tajani, che parlava alla Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia, si è augurato che “le Nazioni Unite (che votavano una risoluzione) possano approvare un documento promosso da americani ed Emirati che invita a un cessate il fuoco per favorire l’ingresso di aiuti umanitari. L’Italia se ci sarà questa iniziativa certamente la sosterrà.” Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite lavora su una nuova risoluzione redatta da Stati Uniti e Emirati Arabi Uniti che chiede a Israele e ad Hamas una “cessazione urgente e sostenibile delle ostilità.”

HRW: fame come metodo di guerra

Mentre l’ong Human Rights Watch ha accusato il governo israeliano di usare “la fame dei civili come metodo di guerra nella Striscia di Gaza occupata, il che è un crimine di guerra.” Un rapporto dell’organizzazione è stato diffuso a Gerusalemme e in questo si legge: “le forze israeliane stanno deliberatamente bloccando la fornitura di acqua, cibo e carburante, impedendo volontariamente l’assistenza umanitaria, radendo al suolo aree agricole e privando la popolazione civile di beni indispensabili alla sua sopravvivenza.” Mentre l’esercito israeliano sta consentendo pause tattiche per scopi umanitari e consentire ai civili di ripristinare le scorte di acqua e cibo. Lo riferisce su X il Coordinatore delle attività nei Territori (Cogat). Grazie alla riapertura del valico di Kerem Shalom domenica sono entrati a Gaza 80 camion di aiuti umanitari, per un totale di 200 camion di aiuti, tenendo conto anche di quelli entrati attraverso il valico di Rafah.

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