L’esercito israeliano conferma che le truppe “non hanno eseguito le regole d’ingaggio” nel caso dei tre ostaggi uccisi dai soldati; le vittime di fuoco amico avevano innalzato un bastone con un pezzo di stoffa bianca. Ora ci saranno indagini più approfondite. “Non arretreremo di un passo”, ha detto il premier Netanyahu che ha espresso le sue condoglianze ai famigliari degli ostaggi uccisi per errore a Gaza. “Continueremo a combattere fino alla vittoria”, ha aggiunto durante la conferenza stampa di ieri sera: “il sacrificio dei nostri eroi non è stato vano.” “Una tragedia”.
Una “tragedia terribile”, l’ha definita anche John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza della Casa Bianca e riferendosi a tutti gli ostaggi sequestrati ha aggiunto che “la migliore sicurezza per loro sarebbe farli uscire tutti, ed Hamas potrebbe farlo, se solo volesse fare la cosa giusta, cosa che, ovviamente, ha dimostrato di non essere disposto a fare.” I militari che hanno sparato si sono difesi sostenendo che “per errore hanno pensato che si trattasse di una minaccia.” Protestano, intanto, gli ex ostaggi e i loro famigliari che chiedono la ripresa delle trattative: Raz Ben-Ami, una tra coloro che è stata liberata e il cui marito è ancora prigioniero di Hamas, ha detto durante una conferenza stampa che “l’operazione militare da sola non basta” e che purtroppo si è avverato quanto avevano previsto: ovvero che i bombardamenti a Gaza potevano uccidere anche gli ostaggi. L’associazione dei famigliari degli ostaggi ha anche reso noto che Inbar Haiman, 27 anni, presa da Hamas il 7 ottobre mentre si trovava al festival musicale vicino Re’im, è stata uccisa durante la prigionia a Gaza.
Iran impicca sospetta spia israeliana
Mentre dall’Iran arriva la conferma che un uomo accusato di aver collaborato con il servizio di intelligence israeliano, il Mossad, è stato impiccato. “La pena di morte è stata comminata nel carcere di Zahedan, capoluogo della provincia del Sistan-Baluchestan.” L’uomo era accusato di “cooperazione di intelligence e spionaggio a beneficio” di Israele, “raccolta di informazioni riservate” e “propaganda a beneficio di gruppi e organizzazioni contrarie alla Repubblica islamica dell’Iran.” Al confine con Pakistan e Afghanistan, il Sistan-Baluchistan è teatro di attacchi o scontri tra forze dell’ordine e gruppi armati. Nel dicembre 2022, quattro uomini sono stati impiccati dopo essere stati condannati a morte per “cooperazione” con Israele.
Negoziati, ma Qatar finanzia antisemitismo?
Intanto per cercare di riaprire i negoziati si sono incontrati a Oslo il capo del Mossad David Barnea con il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. Secondo quanto si è appreso i colloqui sono stati “solo l’inizio” e il processo sarà “lungo, difficile e complicato.” Il direttore della Cia, Anche Bill Burns, direttore della Cia, e il ministro dell’Intelligence egiziano, il generale Abbas Kamel, sono stati aggiornati sull’incontro e stanno aiutando a rilanciare i negoziati per il rilascio degli ostaggi israeliani in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi. Da segnalare un servizio del Jerusalem Post secondo il quale il Qatar sarebbe responsabile della recrudescenza di antisemitismo nelle università americane. La “contaminazione” del mondo accademico avverrebbe a colpi di finanziamenti: negli anni dal 2015 al 2019, scrive il quotidiano, il Qatar “è diventato la principale fonte di denaro straniero” con elargizioni arrivate a 2,7 miliardi di dollari. Insomma la scienza va dove la porta il dollaro.
Hamas: note le nostre condizioni
Quanto a Hamas ha parlato il portavoce delle brigate Al-Qassam, Abu Obaida, che ha ribadito che “l’esercito sionista conosce molto bene le nostre condizioni per liberare gli ostaggi poiché nessuno di loro sarà liberato finché non saranno soddisfatte le nostre condizioni.” Poi la propaganda: “il nemico sionista sta giocando con le vite dei suoi soldati tenuti prigionieri dalla resistenza palestinese e quindi non si preoccupa dei sentimenti delle loro famiglie.
Ieri, l’esercito sionista ha intenzionalmente giustiziato tre di loro, preferendo ucciderli piuttosto che liberarli.”
Sacra Famiglia assediata
Nelle scorse ore è stata attaccata anche la parrocchia latina di Gaza è finita nuovamente sotto attacco. Nella notte un tank israeliano aveva sparato verso la casa delle suore di Madre Teresa e poi dei colpi di cecchini hanno ucciso almeno due persone e ferito altre cinque. Tutto il complesso della Sacra Famiglia è stata circondato e ci sono stati “momenti di panico” soprattutto tra i rifugiati; circa 600 persone. La parrocchia è l’unica cattolica della Striscia di Gaza, che tra l’altro, da quando sono iniziati i combattimenti, riceve ogni giorno una telefonata dal Santo Padre. A parlare con il pontefice è normalmente suor Nabila Saleh. A reggere la parrocchia è il vice parroco Jusuf Asad, dal momento che il parroco, l’argentino padre Gabriel Romanelli, il 7 ottobre era fuori Gaza per acquistare delle medicine e non vi ha potuto più fare ritorno. Il patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, si è subito attivato con le autorità israeliane. Secondo le informazioni trapelate da Israele, l’operazione sarebbe scattata per la presunta presenza di un lanciamissili nel complesso. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha lanciato un appello accorato al Governo e all’esercito israeliano affinché tutelino i luoghi di culto cristiani nella striscia di Gaza. “Non è lì che si nascondono i terroristi di Hamas”.
Il cardinale Parolin incontra Lega araba
Nel frattempo il Segretario di Stato del Vaticano, il cardinale Pietro Parolin ha incontrato Enas Sayed Mohamed Aly Mekkawy, delegata della Lega degli Stati Arabi, accompagnata da numerosi ambasciatori. Parolin ha espresso la preoccupazione della Santa Sede per la situazione in Israele e in Palestina e ha ribadito l’appello più volte espresso da Papa Francesco per il cessate il fuoco; l’accesso degli aiuti umanitari a Gaza; la nota posizione circa l’urgente necessità di raggiungere la completa attuazione della soluzione dei due Stati e di uno statuto speciale, internazionalmente garantito, per la città di Gerusalemme, per una pace duratura nella regione.
Schermaglie nel mar Rosso
Continuano anche le schermaglie nel mar Rosso. Ieri un cacciatorpediniere della marina britannica ha abbattuto un sospetto drone da combattimento che prendeva di mira la navigazione mercantile. Lo ha riferito il segretario alla Difesa britannico, Grant Shapps. La “HMS Diamond” ha “distrutto con successo” il sospetto drone utilizzando un missile terra-aria Sea Viper. La nave inglese è arrivata di recente nella regione per rafforzare gli sforzi internazionali “per mantenere la sicurezza marittima”, ha dichiarato Shapps, aggiungendo che “la recente ondata di attacchi illegali rappresenta una minaccia diretta al commercio internazionale e alla sicurezza marittima nel Mar Rosso. Il Regno Unito rimane impegnato a respingere questi attacchi per proteggere il libero flusso del commercio globale.” Intanto il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha ordinato alla portaerei USS Gerald R. Ford e all’incrociatore Normandie di restare nel Mediterraneo per “molte altre settimane”.