Gli Stati Uniti confermano il sostegno a Israele e non ci sarà nessun cessate il fuoco permanente. Lo ha ribadito il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa estera. “Non solo rafforzerebbe Hamas ma in qualche modo, validerebbe gli attacchi del 7 ottobre”. Israele, a sua volta, non ha nessuna intenzione di diminuire la pressione su Gaza e, sempre da fonti americane, sembra che l’operazione militare a tutto campo durerà fino a gennaio. Kirby, tra l’altro, ha reso noto che secondo l’intelligence statunitense Israele sta cercando di “far uscire i civili palestinesi, quelli che Hamas sfrutta vergognosamente come scudi.” Dunque “gli Usa continuano a sostenere Israele nella sua guerra contro Hamas, che rappresenta una minaccia di genocidio” ha detto il funzionario. “Allo stesso tempo il Presidente Joe Biden sta insistendo sull’importanza che l’assistenza umanitaria continui ad arrivare a Gaza. Sappiamo che ci sono oltre un milione di sfollati che hanno un bisogno disperato di aiuto”, ha aggiunto Kirby, sottolineando che “ogni morte innocente, palestinese e israeliana, è una tragedia”. Ma per Israele la questione degli ostaggi, ormai, potrà riaprirsi soltanto dopo aver bonificato tutta la Striscia.
Putin a Abu Dhabi e Riad
Vladimir Putin, il Presidente russo, ha avuto un incontro negli Emirati Arabi Uniti con il Presidente Mohammed bin Zayed Al Nahyan, poi si è spostato a Riad. Al termine del bilaterale il massimo esponente del Cremlino ha dichiarato che “le relazioni tra la Russia e gli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto un livello senza precedenti.” “Tu ed io – ha aggiunto rivolgendosi ad Al Nahyan – siamo in costante contatto e i nostri colleghi lavorano costantemente tra loro. E in effetti gli Emirati Arabi Uniti sono il principale partner commerciale della Russia nel mondo arabo.” Oggi, a Mosca, Putin invece incontrerà il Presidente iraniano Ebrahim Raisi si incontreranno per “uno scambio di opinioni sulle principali questioni internazionali e regionali.” Una evidente operazione diplomatica nei paesi arabi per cercare di costruire un fronte comune.
Cina e Usa, de-escalation
La Cina, invece, continua il dialogo con gli Stati Uniti e il ministro degli Esteri, Wang Yi ha avuto un colloquio con il segretario di Stato americano Antony Blinken. I due alti diplomatici hanno concordato sulla necessità di una de-escalation del conflitto tra Hamas e Israele. Blinken, ha fatto sapere il Dipartimento di Stato americano, “ha ribadito l’imperativo che tutte le parti lavorino per evitare che il conflitto si estenda”, mentre Wang ha sottolineato “che la massima priorità è cessare il fuoco e porre fine alla guerra il prima possibile.”
Turchia e Qatar: conferenza di pace
La Turchia, a sua volta, con il Presidente Erdogan ha offerto la propria disponibilità a collaborare con il Qatar per “ospitare una conferenza di pace.” Dopo varie minacce a Israele, ieri Erdogan ha dichiarato: “faremo tutto quello che è nei nostri poteri. Bisogna avere un approccio costruttivo e Turchia e Qatar sono decise a camminare fianco a fianco in questa direzione. Siamo pronti ad agire da garanti e ospitare una conferenza di pace, ma c’è bisogno che le parti vogliano realmente la fine del conflitto. Non possiamo permetterci il lusso di fallire stavolta.” Erdogan, comunque, ha anche affermato che è “del tutto inaccettabile che Israele abbia approvato il piano per costruire circa 1.800 insediamenti su 186 acri di terra a Gerusalemme Est.”
Operazione militare fino a gennaio
Dichiarazioni da un fronte, quello diplomatico, che per il momento sembra aver esaurito le risorse perché, sul campo, infuria la battaglia. La Striscia di Gaza è a ferro e fuoco. L’esercito israeliano ieri parlava di 250 “obiettivi terroristici” colpiti in tutta Gaza. “I soldati – ha spiegato il portavoce militare – continuano a localizzare armi, imbocchi di tunnel, esplosivi e altre infrastrutture militari”. Tra l’altro ci sarebbe l’idea di organizzare l’allagamento con acqua di mare di tutti i tunnel finora individuati. Tra queste, sono state distrutte le postazioni da cui ieri sono stati lanciati i razzi nel centro di Israele. L’aviazione ha colpito nell’area di Deir al-Balah dove sono stati “eliminati terroristi di Hamas e della Jihad islamica palestinese”. Secondo il portavoce, è stata colpita una “cellula armata nei pressi di una scuola nel nord di Gaza” e in un’altra scuola, sempre nel nord, sono state trovate “armi e munizioni”. Colpita anche la cittadina di Mays al Jabal, il cui sindaco Abdel Muneim Shukair, riferisce del bombardamento indiscriminato israeliano di case abitate dalle famiglie locali e dell’uso di bombe al fosforo, vietate dal diritto internazionale in zone civili. Israele insiste che a nord di Gaza, in aree residenziali e popolose, è stato trovato uno dei maggiori depositi di armi di Hamas. Evidenza che i terroristi utilizzano “scudi umani” e postazioni militari mimetizzate. Dal 7 ottobre, secondo il governo di Gaza controllato da Hamas, il 61% delle case e delle unità residenziali sono state distrutte.
Gallant: a nord rimuovere Hezbollah
“Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto ai capi delle autorità del Nord israeliano: “non rimanderemo i residenti israeliani nelle loro case finché Hezbollah non sarà rimosso dalle postazioni a Nord del fiume Litani, in conformità con la risoluzione Onu 1701. Ci sono due opzioni per farlo. Con un accordo politico, e questa è la nostra preferenza, attraverso gli Stati Uniti, la Francia o qualsiasi altra entità europea, ma non credo che si avvererà. Oppure c’è una seconda opzione: rimuovere Hezbollah con mezzi militari.”
Sfollati in tutta Gaza
Sempre più difficile anche fare arrivare aiuti umanitari. Le autorità israeliane hanno emesso un ordine di “evacuazione immediata” per gli sfollati che si trovano nei rifugi e nelle scuole a est di Khan Yunis, chiedendo loro di spostarsi a ovest della seconda città più grande della Striscia di Gaza. Il Cogat, il dipartimento israeliano per il Coordinamento delle attività governative nei Territori palestinesi, ha spiegato che l’esercito israeliano sta operando “con estrema forza” contro Hamas. E per questo i civili dovrebbero spostarsi lungo al-Quds Street verso i rifugi a ovest di Khan Younis e nell’area dell’ospedale Nasser. L’esercito israeliano, ha anche riferito di aver accerchiato con i carri armati la casa del leader di Hamas Yahya Sinwar a Khan Yunis. Sinwar, noto anche come “il macellaio di Khan Yunis”, è considerato l’ideatore e organizzatore degli attacchi sferrati da Hamas lo scorso 7 ottobre contro Israele. “Non è la sua fortezza e può scappare – ha commentato Netanyahu -ma è solo questione di tempo prima che lo prendiamo.”
Israele revoca visto a Onu
“Ho deciso di revocare il visto di soggiorno in Israele alla coordinatrice ‘umanitaria’ dell’Onu Lynn Hastings”. Lo scrive su X il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen. “Qualcuno che non ha condannato Hamas per il brutale massacro di 1.200 israeliani, per il rapimento di bambini e anziani e per gli orribili atti di abusi e stupri, e per aver usato gli abitanti di Gaza come scudi umani, ma condanna invece Israele, un paese democratico paese che protegge i suoi cittadini, non può prestare servizio nelle Nazioni Unite e non può entrare in Israele”, sottolinea Cohen aggiungendo che “non rimarremo più in silenzio di fronte ai pregiudizi dell’Onu.”
Italia: operazione Levante
“Non appena le condizioni lo consentiranno, sarà schierato un ospedale da campo italiano a Gaza.” Lo ha annunciato il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Da giorni abbiamo interlocuzioni con Israele, Egitto ed Emirati Arabi Uniti per trovare la soluzione più idonea.” Da martedì scorso un team militare sta facendo una ricognizione dettagliata nella Striscia per individuare il luogo adatto. “Questa operazione – ha concluso Crosetto – l’abbiamo chiamata ‘Levante’ e quando avremo più chiarezza definiremo l’iter di autorizzazione dell’attività con il coinvolgimento del Parlamento”.