Anche Israele ha confermato: ci saranno altri due giorni di tregua supplementari, ovvero il rilascio di dieci ostaggi per ogni giorno. Estensione che rientrava tra le possibilità dell’accordo sulla tregua, mentre nella quarta giornata durante la quale le armi hanno taciuto sono tornati a casa, senza intoppi, 9 bambini e due donne e Israele ha liberato 30 detenuti, soprattutto bambini. Purtroppo Hamas ha informato i mediatori di avere le prove che ci sono dei rapiti nelle mani della Jihad islamica e questo complicherebbe i rilasci perché sarebbero da approntare ulteriori accordi e garanzie, ma soprattutto pare che Hamas non sia in grado di recuperare tutti gli ostaggi che ancora mancano all’appello, tanto che si dichiara disponibile anche a liberare soldati israeliani fatti prigionieri. Secondo fonti del Qatar sarebbero una quarantina le persone di cui Hamas non sembra in grado di sapere dove siano e se siano state sequestrate. Anche il portavoce per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha dichiarato che “non c’è chiarezza su chi detiene gli ostaggi americani.”
Trattative in corso
Secondo il quotidiano del Qatar Al-Arabi Al-Jadid, tra l’altro, “sono in corso trattative sulle garanzie richieste da Hamas nei confronti di Israele per consentire l’ingresso di camion di carburante e il loro arrivo negli ospedali del nord della Striscia di Gaza”, inoltre la fonte di cui riferisce il quotidiano ha affermato che “i mediatori hanno chiesto che la tregua includa anche la Cisgiordania e Gerusalemme Est, in modo che le violazioni dell’occupazione cessino per tutta la durata dell’accordo.” L’ipotesi è il rilascio di 10 ostaggi di Hamas, donne e bambini contro 30 prigionieri palestinesi ogni giorno; vale a dire che in due giorni verrebbero rilasciati 20 israeliani contro 60 palestinesi, rispettando il rapporto di 1 israeliano per 3 palestinesi.
Nel Vermont, spari contro tre giovani palestinesi
Il presidente Joe Biden e la first lady Jill si sono detti “inorriditi” dalla notizia dell’aggressione a colpi di arma da fuoco avvenuta in Vermont ai danni di tre studenti di origine palestinese, di cui due di nazionalità americana. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, sottolineando che “in America non c’è posto per la violenza e l’odio”. Il presidente Biden ha espresso la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e all’intera comunità musulmana Usa. Mentre a New York manifestanti pro-Palestina hanno bloccato il Manhattan Bridge chiedendo l’immediato cessate il fuoco. Centinaia di persone si sono sedute in mezzo alla strada del ponte che attraversa l’East River e cantato slogan tipo “Lasciate vivere Gaza” e “Cessate il fuoco ora”. I manifestanti hanno chiesto inoltre al Presidente Biden di mettere fine al suo sostegno alla campagna militare di Israele. Presidente che su X ha scritto: “rimango in contatto con i leader di Qatar, Egitto e Israele per assicurarmi che ogni aspetto dell’accordo venga attuato.”
I racconti dei liberati
Ieri l’ostaggio russo-israeliano Roni Krivoi, liberato domenica da Hamas, ha raccontato di essere riuscito a fuggire dalla prigionia e di essersi nascosto a Gaza per alcuni giorni prima di essere ripreso. Era in un edificio che è stato distrutto dall’esercito israeliano e in quella occasione era riuscito a eludere la sorveglianza dei sequestratori. Ha tentato di muoversi, ma non sapeva in quale direzione sarebbe dovuto andare e ha continuato a nascondersi finché gli abitanti di Gaza lo hanno individuato e riportato ai miliziani. Mentre la figlia di Elma Avraham – l’ex ostaggio di 84 anni rilasciata da Hamas e ricoverata in condizioni critiche in ospedale – ha accusato la Croce Rossa di non essersi presa cura della madre. Secondo quanto ha raccontato la donna, la Croce Rossa ha rifiutato di portarle le medicine utili alla madre. “E’ arrivata in ospedale sul punto di perdere coscienza e ferita dappertutto.
Pensavamo volessero giustiziarci
Gli ostaggi sono stati tenuti richiusi nei tunnel, con poco cibo, ore per andare al bagno, difficili condizioni di vita. Adina Moshe, 72 anni, “ha dovuto adattarsi alla luce del sole” perché era rimasta nell'”oscurità più completa” per settimane, ha raccontato la nipote Eyal Nouri, aggiungendo che non erano stati neppure avvertiti del rilascio, quando li hanno fatti muovere, molti temevano che stavano per essere giustiziati. Yair Rotem, zio della 12enne Hila Rotem Shoshani ha riferito che doveva continuare a ricordarle che non aveva bisogno di sussurrare: ai sequestrati dicevano in continuazione “di sussurrare e di stare zitti, quindi continuo a dirle che ora può alzare la voce”. Keren e Ruthie Munder hanno perso circa 7 kg in 49 giorni di prigionia: il cibo c’era in modo irregolare, si sono nutrite principalmente di riso e pane, a volte c’era solo una pita. Stavano tutto il tempo seduti, dormivano seduti, tanto che alcuni ora faticano a riprendere a camminare.
Prove di violenze sessuali
Continuano a emergere prove di violenze sessuali e stupri commessi da miliziani di Hamas nell’attacco del 7 ottobre. Shelly Harush di Lahav 433, l’unità responsabile delle indagini sui massacri ha dichiarato durante l’udienza che la polizia ha raccolto oltre 1.500 testimonianze dei sopravvissuti, delle squadre di soccorso e del personale dell’organizzazione Zaka. Harush ha citato diverse testimonianze riguardanti aggressioni sessuali che non sono state ancora rese pubbliche, inclusa la testimonianza di un sopravvissuto del rave Nova. Secondo Harush, un testimone ha raccontato che molte donne sono state spogliate, con segni evidenti di aver subito aggressioni sessuali.
Musk al kibbutz Kfar Azza
Quanto alla visita del miliardario Elon Musk, il ministro israeliano delle comunicazioni, Shlomo Karhi, ha dichiarato che lui e l’imprenditore hanno raggiunto un accordo sull’uso delle unità satellitari Starlink a Gaza. “Le unità satellitari Starlink possono essere utilizzate in Israele solo con l’approvazione del Ministero delle Comunicazioni israeliano, inclusa la Striscia di Gaza”, ha detto Karhi, in risposta ad una dichiarazione dello stesso Musk che alla fine di ottobre aveva dichiarato che la rete satellitare di sua proprietà avrebbe supportato “la connettività alle organizzazioni umanitarie riconosciute a livello internazionale a Gaza”, sotto blackout a causa dei bombardamenti israeliani. Il governo israeliano aveva attaccato Musk, dicendo che la connettività sarebbe stata usata da Hamas per commettere altre attività terroristiche. L’amministratore delegato di SpaceX e Tesla, ieri ha visitato Israele per la prima volta dall’assalto di Hamas del 7 ottobre scorso. La visita arriva dopo che un suo commento ha un post antisemita sulla piattaforma X, ha portato molti inserzionisti a ritirare gli annuncia e a lasciare il social. Ha incontrato il primo ministro Netanyahu, con il quale ha visitato il kibbutz Kfar Azza, attaccato da Hamas il 7 ottobre. Musk, indossando un giubbotto anti-proiettile e seguito da una scorta armata, ha scattato foto o video della devastazione con il suo telefono personale. “È stato sconvolgente vedere la scena del massacro… o meglio una delle scene dei massacri”, ha commentato in una successiva diretta streaming su X. A Musk è stato anche mostrato un filmato con le riprese degli attacchi. “È stato preoccupante in quel filmato soprattutto vedere la gioia provata dalle persone che stavano uccidendo civili innocenti, compresi bambini e neonati”. Netanyahu ha spiegato dettagliatamente le modalità degli attacchi e ha definito Hamas un “culto di morte”. Mentre il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha affermato che dopo la tregua gli attacchi di Israele “avverranno con forza ancora maggiore e in tutta la Striscia di Gaza”.
Guterres elogia Qatar, Egitto e Usa
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres è tornato ad elogiare Qatar, Egitto e Usa per aver facilitato l’accordo sullo scambio di ostaggi e pause al conflitto, sottolineando che “il dialogo che ha portato all’accordo deve continuare, sfociando in un cessate il fuoco umanitario totale a beneficio della popolazione di Gaza, di Israele e della regione nel suo insieme”. Guterres “chiede ancora una volta il rilascio immediato e incondizionato dei rimanenti ostaggi”, ed “esorta tutti gli Stati a usare la loro influenza per porre fine al conflitto e compiere passi irreversibili verso l’unico futuro sostenibile per la regione: una soluzione a due Stati”. Mentre il relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziarie, sommarie e arbitrarie, Morris Tidball-Binz, e la relatrice sulla tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti, Alice Jill Edwards, hanno chiesto indagini complete e indipendenti su eventuali crimini di guerra commessi da Israele e Hamas durante il conflitto in corso in Medioriente. “Agli investigatori indipendenti devono essere fornite le risorse, il sostegno e l’accesso necessari per condurre indagini tempestive, approfondite e imparziali sui crimini presumibilmente commessi da tutte le parti in conflitto”, hanno detto in una dichiarazione congiunta.
Raid israeliani sulla Siria
Intanto raid aerei israeliani sono tornati a colpire l’aeroporto internazionale di Damasco, in Siria. Lo ha riferito l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui si tratta del secondo attacco aereo attribuito a Israele nell’arco di poche ore contro lo scalo aereo, tornato di nuovo fuori uso. Dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente il 7 ottobre scorso, Israele ha condotto decine di attacchi aerei contro presunte infrastrutture e presunti depositi di armi degli Hezbollah e di altre milizie locali filo-iraniane, colpendo ripetutamente gli aeroporti di Damasco e di Aleppo. L’aeroporto di Damasco era stato colpito l’ultima volta nella giornata di domenica.