lunedì, 18 Novembre, 2024
Esteri

Liberi 13 ostaggi israeliani. Scarcerati 39 palestinesi

Netanyahu attacca i Primi ministri di Spagna e Belgio. Crosetto a Tel Aviv

Liberati i primi tredici ostaggi come previsto dall’accordo tra Israele e Hamas, mediato dagli Stati Uniti, Egitto e Qatar. Gli ostaggi, con un convoglio della Croce Rossa internazionale, sono stati portati alle proprie famiglie in ospedali dove sono anche sottoposti a visite mediche per accertarne lo stato di salute. I 13 ostaggi liberati sono stati identificati. Si tratta di Hanna Katzir, 77 anni; Margalit Mozes, 77 anni; Yafa Ader, 85 anni; Hannah Perry, 79 anni; Adina Moshe, 72 anni; Daniele Aloni, 44 anni; Emilia Aloni, 9 anni; Ruthi Mondar, 78 anni; Keren Mondar, 54 anni; Ohad Mondar, 9 anni; Aviv Asher, 2 anni; Raz Asher, 5 anni e Doron Katz-Asher, 34 anni. Dodici di loro sono del kibbutz di Nir Oz. Va ricordato che del totale dei rapiti, circa 75 appartengono a quel kibbutz e 13 sono bambini.
Il primo ministro Netanyahu e il ministro della Difesa Gallan, dalla control room militare, hanno monitorato di persona tutta l’operazione. Il premier è stato affiancato dal consigliere per la sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi, e dal suo segretario militare, il maggiore generale Avi Gil.

Netanyahu: la guerra continua

“Il governo israeliano accoglie con favore  il ritorno dei nostri cittadini”. E’ quanto si legge in una dichiarazione ufficiale. “Il governo israeliano – sottolinea la nota – è impegnato per il rilascio di  tutti gli ostaggi e delle persone scomparse. I nostri cittadini sono stati sottoposti a una prima visita medica e le loro famigliesono state informate dai funzionari nominati che sono tornati”, confermando che anche 11 cittadini stranieri sono stati rilasciati; 10 cittadini thailandesi e unofilippino. “Abbiamo completato il ritorno del primo gruppo dei nostri ostaggi: bambini, le loro madri e altre donne. Ognuno di loro è un mondo  intero”, sottolinea il premier israeliano. “Ma alle famiglie degli  ostaggi, e a voi, cittadini di Israele dico: siamo impegnati per il ritorno di tutti i nostri rapiti. Questo è uno degli obiettivi della  guerra e siamo impegnati a raggiungere tutti gli obiettivi della  guerra.”

I palestinesi scarcerati

Il ministero degli Esteri del Qatar ha confermato che 39, tra donne e minori palestinesi, sono stati rilasciati dalle prigioni israeliane nell’ambito dell’accordo Hamas-Israele. Secondo la Croce Rossa gli ostaggi rilasciati “stanno bene”. Il direttore del Magen David Adom, Ely Bin, ha detto alla televisione israeliana che la Croce rossa ha ricevuto 24 ostaggi: 13 di cittadinanza israeliana e altri 11 con cittadinanze diverse. Altri “dodici lavoratori thailandesi presi in ostaggio a Gaza sono stati rilasciati” al di fuori dell’accordo. Lo hanno confermato il dipartimento di Sicurezza e il Ministero degli Affari Esteri israeliano e lo ha annunciato il premier thailandese, Srettha Thavisin, sul profilo X, aggiungendo che i funzionari dell’ambasciata andranno a prenderli a breve. Tra questi primi rilasciati non ci sono cittadini americani come era stato riferito nei giorni scorsi.

La tenuta della tregua

Dei 39 palestinesi scarcerati, 24 sono usciti dalla prigione di Damoon e 15 da quella di Megiddo. Sono stati portati nella prigione di Ofer, in Cisgiordania, con un convoglio superscortato e poi rimessi in libertà, due ore dopo il rilascio degli ostaggi israeliani. Sul muro esterno del carcere è stato appeso uno striscione, con la bandiera israeliana e la scritta in ebraico in bianco e blu, “Uniti vinceremo”. Ismail Haniyeh, massimo responsabile di Hamas, ha dichiarato di essere impegnato a rispettare la tregua e lo scambio di ostaggi “se anche Israele farà altrettanto”.

Per chi è ancora sequestrato

Alcune famiglie dei 13 ostaggi israeliani rilasciati sono arrivati negli ospedali durante la mattinata di ieri per ricongiungersi con i loro famigliari. Nel frattempo, rappresentanti di altri ostaggi e centinaia di cittadini hanno partecipato alla cerimonia per l’ingresso di shabbat nel nord di Tel Aviv – come oramai avviene da sette settimane – in solidarietà con i rapiti. Alla cerimonia ha preso parte anche il ministro del governo di emergenza nazionale Benny Gantz.

Convogli umanitari

Ieri si sono mossi meglio anche i convogli di aiuti umanitari; entrati dall’Egitto e passati dal valico di Rafah, dal sud della Striscia di Gaza verso il settore nord attraverso l’arteria Sallah-a-Din. Un convoglio composto da camion di medicine e di prodotti alimentari con anche ambulanze. Finora gli aiuti umanitari internazionali, entrati dall’Egitto attraverso il valico di Rafah, erano rimasti nella cosiddetta “zona di sicurezza” nel sud della Striscia. Ieri, in virtù degli accordi di cessate il fuoco, sono stati autorizzati da Israele a passare anche a nord. Mentre c’è stato qualche incidente e due persone sono rimaste uccise perché tentavano di passare da sud a nord della Striscia senza autorizzazione militare.

Polemiche con Spagna e Belgio

Nella stessa giornata di ieri il premier Benyamin Netanyahu ha condannato “con forza” le dichiarazioni dei primi ministri di Spagna e Belgio, che non hanno attribuito “la piena responsabilità dei crimini contro l’umanità compiuti da Hamas che hanno massacrato i nostri civili e usano i palestinesi come scudi umani”. Netanyahu si è riferito alla conferenza stampa che i due leader, Pedro Sanchez e Alexander De Croo, hanno tenuto a Rafah mentre si attendeva il rilascio degliostaggi israeliani. Il ministero degli Esteri a Gerusalemme ha convocato gli ambasciatori dei due Paesi dopo aver sottolineato che i premier “hanno dato sostegno al terrorismo”.

Crosetto: Israele vive grazie alla deterrenza

“I paesi democratici e di diritto hanno il dovere di interpretare le guerre in modo diverso dalle autocrazie e dai terroristi: sono convinto che le operazioni dureranno a lungo ma sono convinto che ci sarà tutta l’attenzione possibile in una guerra per evitare vittime civili innocenti.” Lo ha dichiarato il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, in visita in Israele. Crosetto ha tuttavia ribadito che per lo Stato ebraico l’attuale conflitto è a tutti gli effetti una crisi esistenziale: “se Israele non dimostra di avere deterrenza, è morto. La differenza con Hamas è che se Hamas avesse le armi di Israele questo non esisterebbe più e non vi sarebbero più ebrei in questa parte del mondo.” “La tattica di Hamas è di tenere i civili come scudi: fa parte del loro modo di fare propaganda.

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