sabato, 16 Novembre, 2024
Esteri

Casa Bianca: due popoli, due Stati. Nessun cessate il fuoco

Israele: no al controllo dell’Onu sulla Striscia di Gaza

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha espressamente detto al premier israeliano Benjamin Netanyahu che la soluzione “a due Stati” è l’unica per risolvere il conflitto con i palestinesi. Mantenere l’occupazione di Gaza sarebbe un errore. Biden ha rivelato della conversazione con il Presidente israeliano durante la conferenza stampa seguita all’incontro con il Presidente Xi Jinping. Gli Stati Uniti stanno facendo il possibile per liberare gli ostaggi – ha aggiunto il Presidente americano – ma questo non significa che si renda necessario inviare l’esercito statunitense. Biden si è detto certo che Hamas ha il suo quartier generale sotto l’ospedale al-Shifa e che ha commesso crimini di guerra, pertanto gli Stati Uniti continueranno a difendere la decisione di non cessare il fuoco. “Hamas ha già detto pubblicamente che intende attaccare di nuovo Israele come ha fatto in passato”, ha spiegato Biden, “quindi l’idea che si fermino e non facciano nulla non è realistica.”

Israele, no la Striscia all’Onu

Mentre l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti ha criticato l’idea avanzata da alcuni stati occidentali secondo cui le Nazioni Unite potrebbero prendere il controllo di Gaza, proponendo invece che Israele gestisca il territorio palestinese per un “periodo di tempo indefinito”. “Non sono sicuro che il modello delle Nazioni Unite sia il modello migliore perché non abbiamo una buona esperienza con le forze sotto mandato delle Nazioni Unite.” Il Presidente Herzog è stato ancora più chiaro: “se ci ritiriamo, chi prenderà il sopravvento? Non possiamo lasciare il vuoto. Dobbiamo pensare a quale sarà il meccanismo”, ha spiegato. “Ci sono molte idee, ma nessuno vorrà trasformare nuovamente questo posto, Gaza, in una base terroristica.”

Pausa umanitaria

Ieri le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato una nuova pausa di 4 ore nei combattimenti in alcune aree del nord della Striscia di Gaza e hanno invitato i residenti a evacuare verso il Sud dell’enclave. Le pause tattiche sono state nelle aree di Shejaiya e Turkaman per permettere agli sfollati di raggiungere la strada Salah Al Deen e per dirigersi a sud. Quanto alla trattativa per la liberazione degli ostaggi fonti egiziane riferiscono che si starebbe apprestando un accordo. Mentre ieri sera, focalizzato su questo aspetto, è stato riunito il gabinetto di guerra israeliano.
Ieri il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha lanciato un appello per “l’immediata e incondizionata liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas.” Nel corso di una visita al kibbutz israeliano Borrell ha rivolto anche un appello a Israele: “Comprendo le vostre paure e la vostra sofferenza… comprendo la vostra rabbia. Ma consentitemi di chiedervi di non esserne consumati.”

Preso il porto di Gaza

E dopo l’ospedale Shifa, l’esercito israeliano ha anche preso il controllo del porto di Gaza dove le truppe della 118ª Brigata corazzata e dell’unità d’elite “Flotilla 13” hanno “scoperto 10 imbocchi di tunnel e distrutto 4 strutture usate per il terrorismo, uccidendo 10 terroristi.” Ora Israele controlla anche Gaza ovest e anche tutti i servizi di telecomunicazione nella Striscia di Gaza sono stati interrotti a causa dell’esaurimento di tutte le fonti di energia che sostenevano la rete. “Hamas – ha spiegato il portavoce militare – ha usato il luogo “mascherato da porto civile, come area per addestramento e conduzione di attacchi terroristici, il tutto utilizzando navi civili e della polizia portuale di Gaza.” Presa di mira anche la casa del capo dell’ufficio politico dei terroristi, Ismail Haniyeh, nel Nord di Gaza, nel campo profughi di al-Shati. Secondo l’esercito, la casa, disabitata, veniva utilizzata come base per alti funzionari di Hamas. È stato inoltre riferito che l’Idf, operante nel campo profughi, ha localizzato e distrutto una scorta di armi appartenenti alla forza navale di Hamas. Le forze hanno anche localizzato altre armi, tra cui cinture esplosive e missili Rpg. Materiali esplosivi e armi sono state trovate anche in stanze di bambini e nascoste in un passeggino.

Pericolo a Gerusalemme

Drammi anche ad un checkpoint a sud di Gerusalemme: tre persone hanno preso d’assalto le forze di sicurezza e hanno ferito sei passanti. Lo Shin Bet, il servizio di intelligence israeliano, ha poi identificato i tre aggressori che sono stati uccisi. Tutti e tre erano membri di Hamas originari di Hebron. Due sono stati identificati come Abed el Khader Kawasme, 26 anni, figlio di Abdallah Kawasma, leader dell’ala militare di Hamas a Hebron, ucciso nel 2003; il secondo Hassan Mamun Qafisha, 28 anni, membro di Hamas, il cui zio era un membro di Hamas deportato in Turchia nel 2011. Secondo il comandante della polizia distrettuale di Gerusalemme, Doron Turgeman, citato dal Jerusalem Post, le forze di sicurezza hanno impedito un grave attentato. Il ferito grave è un giovane di circa 20 anni, colpito nella parte superiore del corpo e non è ancora stato identificato.

Sgomberare Shifa

Nell’ospedale al-Shifa i soldati israeliani stanno ancora operando convinti che ci siano ancora terroristi nascosti. Finora sono state trovate armi e materiale di intelligence, comprese informazioni relative agli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Oltre a computer con immagini e video degli ostaggi. Il portavoce militare dell’Idf Jonathan Conricus ha detto che hanno “scoperto molti computer e altre apparecchiature che potrebbero davvero far luce sulla situazione attuale, si spera anche per quanto riguarda gli ostaggi.” Nel frattempo le Nazioni Unite stanno cercando modi per evacuare l’ospedale, ma le opzioni sono limitate da vincoli logistici e di sicurezza. Il direttore delle emergenze regionali dell’Organizzazione mondiale della Sanità Rick Brennan, ha spiegato che l’ostacolo è rappresentato dal fatto che la Mezzaluna Rossa palestinese non ha carburante sufficiente per le sue ambulanze all’interno di Gaza per evacuare i pazienti. L’Egitto però è disposto a far entrare le sue ambulanze a Gaza per aiutare a evacuare le persone purché possano essere fornite garanzie di sicurezza e un passaggio sicuro. Secondo l’Oms nell’ospedale ci sono ancora 600 pazienti, di cui 27 in condizioni critiche e 36 neonati che hanno perso l’accesso alle incubatrici.

Emirati arabi supporta Gaza

Ieri gli Emirati Arabi hanno anche annunciato la costruzione di tre impianti di desalinizzazione a Gaza nell’ambito dell’operazione umanitaria ‘Gallant Knight 3’. Ognuno di essi avrà una capacità di produzione pari a 200.000 galloni al giorno, che fornirà acqua potabile a 300.000 persone quando tutti e tre saranno operativi. Gli impianti saranno costruiti a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Sempre nell’ambito del progetto ‘Gallant Knight 3’, il comando delle operazioni congiunte si sta coordinando con la Mezzaluna Rossa degli Emirati, la Fondazione Khalifa bin Zayed Al Nahyan e la Fondazione umanitaria Zayed bin Sultan per fornire supporto a Gaza. In questi giorni gli Emirati sono in procinto di allestire un ospedale da campo nella Striscia di Gaza; inoltre, 1.000 bambini palestinesi saranno trasferiti negli ospedali emiratensi.

La marcia per gli ostaggi

Infine il dramma dei familiari degli scomparsi e degli ostaggi tenuti prigionieri a Gaza che continuano a marciare da Tel Aviv a Gerusalemme, diretti verso l’ufficio di Netanyahu – che raggiungeranno sabato pomeriggio – per chiedere di trattare con maggiore compassione per la liberazione dei famigliari e degli ostaggi nelle mani di Hamas. Parte della marcia, iniziata due giorni fa, prevede una preghiera a casa della famiglia Marciano di Modi’in, che piange la perdita della figlia soldatessa Noa Marciano, morta durante la prigionia nella mani di Hamas. I rappresentanti delle famiglie chiedono ai membri del gabinetto di guerra del governo di incontrarli lungo la strada. “Abbiamo camminato 37 chilometri e il gabinetto di guerra non ha nemmeno preso il telefono per fissare un orario in cui incontrarci”, dice Merav Leshem Ronen, madre di Romi Gonen, prigioniera da Hamas. “Se possiamo andare da loro a piedi, loro potranno salire in macchina e venire a parlarci. Sappiamo che sono impegnati con le trattative. Venite a parlare con noi!”

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