sabato, 6 Luglio, 2024
Esteri

Iran: “Baciamo le mani a Hamas”. Israele mette in guardia Hezbollah

A Riad summit della Lega Araba e dell'Organizzazione della conferenza islamica. Violente minacce contro Tel Aviv

La dichiarazione più preoccupante è del Presidente turco Erdogan. Durante l’incontro della Lega Araba a Riad ha evocato la bomba atomica. Ha chiesto che l’Aiea, l’Agenzia per l’energia atomica, dovrebbe indagare sul possesso di armi nucleari da parte di Israele. “Una questione – ha detto – che non può essere rimossa dall’agenda.” Erdogan ha fatto riferimento alle dichiarazioni di qualche giorno fa del ministro israeliano Aliyahu secondo il quale sganciare una bomba nucleare “è un’opzione.” Ministro che il premier Netanyahu su immediatamente sospeso dall’incarico. A rincarare la dose il Presidente iraniano Ebrahim Raisi secondo il quale “l’uso delle bombe al fosforo ha trasformato metà di Gaza in un mucchio di terra e massacrato più di 11.000 persone, e 3.000 persone sono sotto le macerie.” Temi sollevati al summit tra Lega Araba e Organizzazione della conferenza islamica (Oci) che si è tenuto a Riad dove il Presidente iraniano è arrivato con al collo la kefiah, la sciarpa palestinese.

Le parole incendiarie di Raisi

Parole e simboli da decifrare e analizzare in ogni risvolto, soprattutto in vista del supervertice di San Francisco tra il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden e l’omologo cinese Xi Jinping. I soli due leader del mondo che possono dare una svolta pacifica a tutta questa turba di guerre. Ieri Raisi ha dichiarato che “la questione di Gaza è uno scontro tra l’asse dell’onore e l’asse del male” e “ognuno deve decidere da che parte stare.” “Non c’è altro modo che resistere a Israele – ha detto il presidente iraniano e ha aggiunto – baciamo le mani dei combattenti di Hamas per la loro resistenza”. “L’unica soluzione a questo conflitto è la resistenza continua contro l’oppressione israeliana fino alla creazione dello Stato palestinese dal fiume al mare“. Il principe saudita, bin Salman, aprendo i lavori ha parlato di “brutale guerra” e ha chiesto “la cessazione immediata delle operazioni militari.” Ha parlato di “catastrofe umanitaria” e di “doppio standard” e “fallimento del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e della comunità internazionale nel porre fine alle violazioni israeliane.” La questione non è Gaza, ha detto il principe, “ma piuttosto la Palestina” e la soluzione è creare uno stato indipendente palestinese “con Gerusalemme Est come capitale.” Anche il Presidente siriano Bashar al-Assad è intervenuto dicendo che “Gaza è l’incarnazione e l’espressione della sofferenza del popolo” palestinese e la “recente aggressione costituisce una nuova fase in un lungo contesto di criminalità sionista dagli anni ’70”. “Il solo risultato del processo di pace – ha concluso – è che l’entità sionista è diventata più aggressiva e la situazione palestinese più miserabile.”

Nasrallah: il secondo fronte

Ieri è riapparso in televisione anche il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha parlato di “sconfitta del nemico” e ha spiegato che “l’offensiva israeliana contro la popolazione di Gaza, inclusi i bambini, donne e anziani dimostra che non c’è più differenza tra quello che è lecito e ciò che illecito” e “che il nemico israeliano è capace di vendicarsi senza limiti morali, legali o umanitari”. Ha annunciato che “la vittoria sta arrivando” e ha sottolineato come Israele sia in difficoltà perché incapace di “sottomettere la popolazione di Gaza” e in perdita di consenso dell’opinione pubblica e ha “timore di un allargamento dei fronti.” Poi Nasrallah ha rivelato che Hezbollah pratica sistematicamente operazioni militari contro Israele, mai ammesse prima, attraverso il lancio quotidiano di droni spia. “Alcuni di questi droni tornano con le immagini, altri no – ha spiegato Nasrallah – ma consumano i missili della contraerea del nemico.” Infine l’ammonimento agli americani: “dico che se volete che il secondo fronte (siro-iracheno-yemenita) cessi le operazioni militari (contro di voi), voi dovete cessare l’aggressione su Gaza.” Intanto gli americani hanno fatto fare al bombardiere di nuova generazione B-21 Raider dell’Air Force il primo volo di prova. Il segretario della Difesa Lloyd J. Austin ha detto che “è una testimonianza del vantaggio americano in termini di ingegno e innovazione militare ed è la prova dell’impegno a lungo termine nella costruzione di armamenti avanzati che rafforzeranno la capacità del nostro Paese di dissuadere le aggressioni, oggi e in futuro.”

Gallant: Hezbollah sbaglia

E infatti anche ieri l’esercito israeliano ha intercettato un velivolo che aveva passato il confine dal Libano nell’area di Kabri nel Nord di Israele. Continuando ad attaccare il Nord di Israele, “Hezbollah è vicina a commettere un grave errore” ha detto il ministro della difesa d’Israele Yoav Gallant in visita alle truppe di confine. “Hezbollah sta trascinando il Libano in una guerra che può scoppiare – ha aggiunto – sta facendo un errore”. “Sono qui per dire ai cittadini del Libano che ho già visto i cittadini di Gaza camminare con le bandiere bianche per dirigersi lungo la costa al Sud.”

Dieci soluzioni urgenti

Nel comunicato congiunto finale, diffuso dalla Lega Araba, si chiede la fine dell’assedio di Gaza. Aiuti umanitari e lo stop alle esportazioni di armi verso Israele. Inizialmente era prevista la partecipazione dei soli 22 membri della Lega, ma l’incontro è stato poi allargato all’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), un’associazione più ampia di 57 Stati a maggioranza musulmana a cui appartengono anche i Paesi della Lega Araba. Dal vertice sono uscite “Dieci soluzioni urgenti” e “suggerimenti”. Secondo quanto riportano i media ufficiali della Repubblica islamica, Raisi – primo presidente iraniano a recarsi in Arabia Saudita dopo 11 anni – ha auspicato, tra le altre cose, la fine degli attacchi a Gaza, la revoca totale dell’“assedio”, il ritiro immediato dell’“esercito sionista” da Gaza. Raisi ha anche chiesto di “armare il popolo palestinese per affrontare l’occupante guerrafondaio nel caso in cui l’occupazione continui”, “il boicottaggio dei beni sionisti”, l’interruzione da parte dei Paesi islamici di ogni legame politico con il “regime sionista” e la creazione di un tribunale che indaghi su quanto accaduto a Gaza e “persegua i funzionari israeliani e americani per aver partecipato a questo crimine”.

Ospedali posti pericolosi

Intanto ieri sono continuate le operazioni militari dell’esercito israeliano ed è stato ucciso Ahmed Siam, comandante di compagnia del Naser Radwan Company di Hamas. Lo ha fatto sapere il portavoce militare ricordando che due giorni fa era stato annunciato che Siam teneva come ostaggi un migliaio di abitanti di Gaza nell’ospedale Rantisi e aveva impedito loro di andare verso sud. Mentre l’ospedale di Al-Shifa è sotto assedio perché Israele ritiene che nei tunnel sotterranei si nasconda il capo di Hamas, Yahya Sinwar. L’ospedale è senza energia elettrica e senza risorse vitali perché ora è considerato zona di combattimento. L’Idf ha chiesto di evacuare tutti ed è stato prorogato di 7 ore il tempo di apertura del corridoio umanitario proprio per consentire ai palestinesi di sfollare verso sud. I militari hanno fatto “pause tattiche” anche nel campo profughi di Jabaliya. “Hamas”, hanno ripetuto più volte i portavoce israeliani, “ha trasformato ospedali in fortini.” Motivo per il quale devono essere evacuati anche perché, secondo l’intelligence militare, “sono divenuti posti molto pericolosi”. All’ospedale Rantisi, ad esempio, il portavoce ha precisato che per tre giorni consecutivi, prima della sua evacuazione, l’esercito ha fatto ricorso “a telefonate e volantini” per indurre i civili ad allontanarsi, ma i miliziani impediscono ai civili di andarsene per utilizzarli come “scudi umani.”

Manifestazione a Londra

Ieri altri trenta camion con aiuti umanitari per la popolazione della Striscia di Gaza sono entrati dal valico di Rafah. 22 hanno trasportato cibo, dispositivi medici, risorse idriche e beni diversi. Il materiale trasportato dai camion è stato donato dalle Nazioni Unite e dalla Mezzaluna rossa egiziana. Mentre il sabato europeo è ormai caratterizzato da manifestazioni di piazza e anche scontri. A Londra, mentre sfilava un corteo di 300.000 persone, un gruppo manifestanti di destra che voleva opporsi a un corteo pro-Palestina ha attaccato la polizia. Il contatto ci sarebbe stato quando delle persone hanno tentano di raggiungere il Cenotafio abbattendo una barriera della polizia. La marcia, partita da Park Lane, vicino a Hyde Park, si è diretta verso l’ambasciata americana a Nine Elms, sulla sponda opposta del Tamigi.

Piazza degli ostaggi

Ieri sera manifestazioni anche a Tel Aviv a favore del rilascio degli ostaggi: 240 israeliani e israeliane ancora nelle mani di Hamas per il quali non sono chiari gli andamenti delle trattative. La maggiore protesta davanti alla piazzetta del Museo della capitale, rinominata “Piazza degli ostaggi.” Un’altra a Cesarea, cittadina sulla costa dove c’è la residenza privata di Benyamin Netanyahu. Lì si continua a protestare contro il premier e nei volantini di convocazione gli organizzatori hanno scritto: “ogni minuto che passa aumenta la rabbia contro l’imputato Netanyahu che dopo 34 giorni non riesce a rilasciare gli ostaggi, a creare sicurezza per i cittadini di Israele, a riabilitare le comunità vicino a Gaza, a restituire i residenti del nord alle loro case, e a sostenere i soldati dell’esercito e i loro comandanti che combattono contro Hamas.” Altra protesta è prevista a Haifa.

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