giovedì, 14 Novembre, 2024
Energia

Rinnovabili a rischio. Coordinamento FREE: modificare il decreto Aree Idonee

Le associazioni segnalano criticità sostanziali nella bozza della nuova normativa. Procedure autorizzative disomogenee

Il Coordinamento FREE, (Fonti rinnovabili ed efficienza energetica) che rappresenta 25 associazioni, riconoscono che la bozza del decreto Aree Idonee, trasmessa alla Conferenza Unificata Stato-Regioni, chiarisce una serie di dubbi interpretativi rispetto la bozza precedente. Ritiene comunque che resistono ancora molte criticità che se non sanate finiranno per limitare fortemente lo sviluppo degli impianti a fonti rinnovabili e rischiano di introdurre procedure autorizzative estremamente disomogenee a livello regionale, per l’assenza di criteri univoci di interpretazione di alcuni requisiti di individuazione delle aree idonee o delle modalità di utilizzo delle aree.

Piattelli: modifiche necessarie

Per il presidente di Free, Attilio Piattelli, “si tratta di modifiche che sono necessarie se l’Italia vuole approfittare al meglio delle opportunità di sviluppo legate alle fonti rinnovabili che non sono legate solo all’aspetto delle emissioni climalteranti, ma anche all’innovazione sociale, industriale e tecnologica che queste rappresentano e all’occupazione che queste creano”.

Stabilizzare i mercati

Il Coordinamento spiega che l’agenzia statunitense McKinsey stima che al 2030, la potenza elettrica installata ogni anno da fonti rinnovabili, Cina esclusa, sarà più che triplicata, passando dai 125 gigawatt/anno a 459 gigawatt/anno del 2030. Oltre a ciò l’istituto d’analisi statunitense afferma che una crescita così rapida richiede che i mercati siano stabili e le catene di approvvigionamento resilienti mentre negli ultimi anni, i mercati delle energie rinnovabili hanno sperimentato un’elevata volatilità, a causa delle fluttuazioni dell’offerta e dei prezzi delle materie prime, nonché dei frequenti cambiamenti nelle normative. “Se vogliamo che l’Italia non perda il treno delle rinnovabili – aggiunge Piattelli – e anzi che sia in grado di accelerare, il primo presupposto è quello della chiarezza normativa e quindi questo decreto va assolutamente modificato ma va fatto con urgenza perché in Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il 31 ottobre è stata pubblicata la Direttiva REDIII e invece noi siamo ancora in attesa di decreti fondamentali per dare corso all’attuazione della REDII”.

Le criticità fondamentali

In particolare, il Coordinamento Free ha rilevato le seguenti criticità: un primo elemento è quello dell’individuazione delle fasce di rispetto introdotte per l’eolico che, come oggi individuate, rendono nella sostanza irraggiungibile l’obiettivo del Pniec assegnato a questa fonte, come dimostrato da alcune simulazioni di Anev e Rse. Si suggerisce quindi di adeguare questedistanze a quelle previste per il fotovoltaico “al fine di rendere le aree idonee adeguate ad ospitare il potenziale settoriale.” Per l’eolico si segnala anche che l’introduzione del parametro della ventosità per l’individuazione delle aree idonee non sembra essere un giusto criterio. In seconda battuta, le aree industriali vanno considerate sempre aree idonee mentre nell’attuale bozza di Decreto non è così e sono considerate idonee soltanto le aree industriali dismesse e le aree compromesse. “Non si comprende – si legge in una nota del Coordinamento – come un’area appositamente progettata per uno sviluppo industriale possa non essere adeguata o essere non idonea all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, ovviamente nei limiti e secondo le regolamentazioni previste dalla pianificazione di area.” Inoltre le aree agricole classificate come DOP, IGP, STG, DOC, DOCG, produzioni biologiche, produzioni tradizionali sono definite “aree non idonee” ma non sono classificate come “non idonee” in maniera puntuale ma genericamente come intera area. Si fa però presente che in molte regioni d’Italia queste aree abbracciano anche un’intera regione. È necessario quindi introdurre dei correttivi. Mentre per i bacini artificiali di accumulo idrico, i canali artificiali, le aree industriali dismesse, le aree compromesse e le aree abbandonate e marginali i criteri di corretta identificazione e di utilizzo di tali aree devono essere individuati in modo preciso all’interno del Decreto per evitare di avere criteri interpretativi differenti per ciascuna Regione con una conseguente e illogica frammentazione geografica dello sviluppo delle rinnovabili. Infine il decreto dovrebbe anche dare una definizione univoca e certa di cosa si intenda per “aree agricole non utilizzate” e queste aree devono essere definite come aree idonee e, sempre per evitare la frammentazione geografica dello sviluppo delle rinnovabili, non assoggettate, come nell’attuale versione circolata, a criteri di sviluppo definibili dalle singole Regioni e Province autonome”.

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