venerdì, 22 Novembre, 2024
Società

Il Papa: “Sfruttare i più deboli corrode la fraternità e devasta la società”

Il Pontefice continua a chiedere la pace in Ucraina e Medio Oriente: “La guerra è una sconfitta”

Nelle parole pronunciate durante la messa di ieri mattina a conclusione del Sinodo dei Vescovi, il Papa ha dichiarato che “è un peccato grave sfruttare i più deboli, un peccato grave che corrode la fraternità e devasta la società”. Parole, queste, che richiamano l’attenzione su una questione cruciale che affligge la società contemporanea: lo sfruttamento dei più vulnerabili. Le parole del Pontefice richiamano immediatamente alla mente le numerose ingiustizie che caratterizzano il nostro mondo. Francesco ha fatto riferimento alle vittime delle atrocità della guerra, ai migranti che soffrono, a coloro che vivono in povertà, a chi è opprimente pesato dai problemi della vita e a coloro che sono intrappolati in situazioni senza speranza, incapaci persino di piangere o urlare. Durante la cerimonia, il Pontefice ha condiviso il suo sogno di una Chiesa più aperta, amorevole e sinodale, sottolineando la necessità di servire il mondo contemporaneo senza imporre giudizi. Il Santo Padre ha aperto la sua omelia esprimendo la consapevolezza che nonostante l’Assemblea sinodale rappresenti un passo importante verso il rinnovamento della Chiesa, il processo è ancora in corso: “Oggi non vediamo il frutto completo di questo processo, ma il Signore ci aiuterà a essere Chiesa più sinodale e missionaria”. Un’affermazione che riflette la visione del Papa di una Chiesa in continua evoluzione, sempre aperta all’ispirazione divina e guidata dalla ricerca di una maggiore “sinodalità”, un termine che si riferisce all’idea di un processo decisionale più collegiale e partecipativo all’interno della Chiesa, dove vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici possono contribuire con le proprie esperienze e prospettive. Questa visione di una Chiesa che ascolta e coinvolge tutte le voci è stata una priorità importante per Papa Francesco durante il suo pontificato.

Chiesa accogliente

Un altro punto chiave dell’omelia del Papa è stata l’importanza di una Chiesa accogliente e amorevole: “La sogniamo che accoglie, serve, ama e non esige mai la pagella di ‘buona condotta”. Questo richiamo alla misericordia, all’accoglienza e all’amore senza giudizio riflette una visione di Chiesa che si impegna a seguire l’esempio di Gesù, che si è rivolto ai peccatori, agli emarginati e agli oppressi con compassione e amore. Il Papa ha sottolineato che la Chiesa deve essere al servizio dell’umanità, senza distinzioni o condizioni. Questo implica l’abbandono di atteggiamenti giudicanti o esigenti e la ricerca sincera di aiutare gli altri nel cammino della fede e della speranza.

Strada lunga

Il Vescovo di Roma  ha concluso la sua omelia esortando i partecipanti all’Assemblea sinodale e tutti i fedeli a lavorare insieme per realizzare questa visione di Chiesa. Ha sottolineato che la strada verso una Chiesa più sinodale e amorevole sarà lunga e richiederà impegno e sacrificio da parte di tutti, ma è un cammino che vale la pena intraprendere.

La guerra è una sconfitta

Successivamente il Papa, davanti a circa 20mila fedeli, ha tenuto l’Angelus. Una nuova occasione, questa, per “continuare a pregare per l’Ucraina e anche per la grave situazione in Palestina e in Israele e per le altre regioni in guerra. A Gaza, in particolare si lascino spazi per garantire gli aiuti umanitari e siano liberati subito gli ostaggi. Fermatevi, fratelli e sorelle, la guerra sempre è una sconfitta”. Francesco si è poi detto vicino alla popolazione di Acapulco in Messico, colpita da un fortissimo uragano.

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