martedì, 17 Dicembre, 2024
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Immigrati, solo l’11,7 degli espulsi viene rimpatriato

Il recente anniversario del tragico naufragio del 2013 e la sciagura di Cutro avvenuta meno di un anno fa hanno messo in luce una realtà preoccupante: la crescente enfasi posta dalle nel contrastare l’immigrazione irregolare non tanto sui trafficanti, ma piuttosto sui migranti stessi che vengono spesso ingiustamente accomunati e confusi nella categoria dell’irregolarità, anche quando sono individui in fuga da guerre, crisi climatiche e gravi violazioni dei diritti umani.

Il dossier immigrazione

Nel rapporto Idos (in collaborazione Confronti e Istituto di Studi Politici ‘S. Pio V’) forniscono una panoramica di questa situazione e contribuiscono a orientare il dibattito in corso sulla politica migratoria in Italia. In particolare, si evidenzia un aumento significativo delle misure volte a reprimere l’immigrazione irregolare, a cominciare dalla detenzione amministrativa, che è stata ampiamente estesa, con modalità inedite, anche ai richiedenti asilo.

Un quadro preoccupante

Nel 2022, su oltre 500 mila stranieri stimati in condizione di soggiorno irregolare in Italia (una cifra relativamente modesta rispetto ai poco più di 5 milioni di residenti regolari), soltanto 36.770 individui sono stati destinatari di un ordine di espulsione, il che equivale a circa 1 su 14. Questi numeri comprendono anche persone provenienti da Paesi in guerra, come l’Afghanistan e la Siria, che fuggono da gravi pericoli per la propria vita. Sorprendentemente, solo 4.304 di loro (pari all’11,7%) sono stati effettivamente rimpatriati. Questo rappresenta un tasso estremamente basso, inferiore persino a quello registrato negli anni dell’emergenza sanitaria (15,1% nel 2021 e 13,7% nel 2020), periodi caratterizzati da restrizioni significative sulla mobilità internazionale.

La detenzione amministrativa

Per identificare e rimpatriare i migranti irregolari, l’Italia ha istituito la detenzione amministrativa in centri appositamente designati, noti come Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio). Tuttavia, questi luoghi sono stati oggetto di numerose critiche nei rapporti del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Si sostiene che siano luoghi in cui i diritti umani vengono negati e che non raggiungono l’obiettivo prefissato.

Nel 2022, ben 6.383 migranti sono transitati attraverso i Cpr, un aumento del 68,7% rispetto al 2021 (4.387). Tuttavia, soltanto la metà di loro (49,4%) è uscita dai centri per rientrare nel proprio Paese d’origine (3.154), una percentuale che si mantiene in linea con gli anni precedenti (50,9% nel 2022 e 49,0% nel 2021). Questo dimostra che la scarsa efficacia della detenzione amministrativa è un problema intrinseco al sistema, che non migliora né prolungando i tempi del trattenimento, né aumentando il numero di strutture.

Costi umani e finanziari

Il prolungamento del trattenimento e l’aumento dei Cpr (o di strutture analoghe) comportano non solo maggiori costi economici, ma anche costi umani. La legge finanziaria di fine 2022 ha previsto una spesa di 42,5 milioni di euro per il triennio 2023-2025 per rafforzare il sistema dei Cpr con l’aggiunta di 206 nuovi posti. Inoltre, sarà necessario stanziare ulteriori risorse per istituire almeno un Cpr in ciascuna regione italiana. Tra il 2021 e il 2023, sono stati spesi 56 milioni di euro per affidare a soggetti privati la gestione dei Cpr, senza includere i costi relativi al personale di polizia e alla manutenzione delle strutture.

Il mondo dei CPR

La quindicesima modifica della legge in 25 anni prospetta una politica di reclusione generalizzata. Si prevede la creazione di nuovi Cpr, tempi di trattenimento più lunghi e un allargamento delle casistiche e dei luoghi in cui attuare la detenzione amministrativa. Il Decreto Cutro, a esempio, amplia la platea di coloro sottoposti alla procedura accelerata di frontiera, e quindi al trattenimento, a chiunque richieda protezione dopo aver eluso (o tentato di eludere) i controlli o provenga da un Paese designato come ‘sicuro’, a condizione che non abbia un passaporto o non possa fornire una garanzia finanziaria ‘idonea’ fissata in 4.938 euro. In caso di arrivi consistenti, il trattenimento potrà avvenire anche in ‘strutture analoghe’ sul territorio nazionale o nei Cpr. Inoltre, si introduce la possibilità di trattenere nei Cpr i richiedenti asilo ‘dublinati’, in attesa del trasferimento verso il Paese Ue competente.

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