Inchiesta sul Porto commerciale di Molfetta, nuove misure cautelari
BARI (ITALPRESS) – Nuove misure cautelari per la costruzione del Porto commerciale di Molfetta, in provincia di Bari. La Guardia di finanza, su delega della Procura di Trani, ha dato esecuzione, nelle province di Bari e Barletta-Andria-Trani, a un’ordinanza applicativa di misure cautelari, personali e reali, emessa dal gip. I provvedimenti sono stati disposti nei confronti del rappresentante legale della società fornitrice di materiale lapideo per i lavori di “messa in sicurezza” del nuovo porto commerciale di Molfetta sottoposto agli arresti domiciliari, del direttore operativo dell’ufficio della direzione dei lavori e di un dirigente dell’Ente locale responsabile del procedimento, per i quali è scattata la sospensione dall’esercizio di pubblici uffici e servizi unitamente al divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale per il tempo massimo consentito dalla legge. Con la stessa ordinanza è stato disposto, nei confronti di due società (fornitrice e subappaltatrice del materiale lapideo) e del rappresentane legale di una di esse, il sequestro del profitto dei reati contestati, quantificato, complessivamente in 250 mila euro, eseguito su beni e disponibilità finanziarie.
Inoltre, il gip ha disposto il sequestro delle aziende e delle quote societarie per circa 10 milioni di euro. I reati contestati sono di frode nelle pubbliche forniture, truffa, gestione illecita di rifiuti, responsabilità dell’ente per ollecito amministrativo dipendente da reato. L’odierno provvedimento costituisce l’epilogo di una complessa ed articolata indagine di polizia giudiziaria, effettuata dalla Compagnia di Molfetta, avviata nell’ottobre del 2021, attraverso l’esecuzione di appostamenti, pedinamenti, intercettazioni telefoniche, l’installazione di numerose telecamere e l’analisi della copiosa documentazione acquisita, acquisita presso il cantiere nel febbraio 2022. L’inchiesta ha messo in luce un collaudato sistema di frode nell’ambito dell’opera di completamento del molo di sopraflutto. In particolare, è stato accertato che anziché fornire il materiale previsto dal capitolato speciale d’appalto, sarebbe stato utilizzato anche attraverso l’ausilio di documenti di trasporto falsi, materiale riveniente da scavi eseguiti su terreni privati, materiale vegetale nonché materiale di dubbia provenienza, incluso materiale qualificato nella ordinanza cautelare (anche sulla base degli esiti di specifica consulenza tecnica) come rifiuto speciale. Il materiale illecitamente impiegato sarebbe pari a circa 40 mila tonnellate. Le investigazioni hanno consentito di acquisire gravi indizi, sulla base dei quali sono state iscritte, nel registro degli indagati, complessivamente, nove persone fisiche (tra le quali, oltre i destinatari dell’ordinanza, il direttore dei lavori, il direttore del cantiere ed il capocantiere) e le società coinvolte. Numerosi gli elementi probatori (anche video) acquisiti che hanno finora consentito di ritenere le operazioni di carico dei materiali non conformi sui camion e il loro conferimento all’interno del cantiere del nuovo porto. Così come, ulteriore conferma è stata acquisita dalle conversazioni telefoniche intercettate. vbo/gtr