In Italia, nel 2021, recupero “molto consistente” del gap tra Iva prevista e gettito effettivamente riscosso. Lo si legge nel rapporto 2023 “Vat gap” dell’Unione europea. L’Italia è “prima” nell’Ue con un miglioramento di 10,7 punti percentuali rispetto al 2020, ma anche prima con 14,6 miliardi di mancata Iva. “Si tratta del calo più elevato tra Stati membri dell’UE-27, sia in termini relativi che assoluti.” In termini nominali è diminuito di 12,7 miliardi di euro e ha contribuito per il 32% alla riduzione complessiva del divario nell’Ue. Sulla base di stime il divario diminuirà ulteriormente nel 2022.
Dopo l’Italia, la Francia
Dopo l’Italia, seguono la Francia (9,5 miliardi) e la Romania (8,9). In Germania nel 2021 il mancato gettito è stato di 7,4 miliardi. “In termini nominali”, rileva il rapporto, “il divario complessivo dell’Iva dell’Ue è diminuito di circa 38 miliardi di euro; dai 99 miliardi nel 2020 a 61 miliardi di euro nel 2021”; “un miglioramento senza precedenti.” Un certo numero di Stati membri, come l’Italia (-10,7 punti percentuali) e la Polonia (-7,8 punti percentuali), hanno registrato “riduzioni particolarmente notevoli” dei loro dati nazionali. Nel complesso la tassa rappresenta il 27% del gettito fiscale annuo totale delle amministrazioni pubbliche nell’UE.
Le cause del mancato gettito
I divari più piccoli sono stati osservati nei Paesi Bassi (-0,2%), in Finlandia (0,4%), in Spagna (0,8%) e in Estonia (1,4%). Anche se i valori negativi, spiegano gli estensori, “possono verificarsi negli Stati membri in cui la non conformità è già molto bassa a causa di incoerenze statistiche e di misurazione.” Comunque la maggior parte degli Stati membri dell’Ue ha compiuto progressi nell’applicazione della conformità dell’imposta sul valore aggiunto nel 2021. Secondo il rapporto la cifra così consistente (61 miliardi) rappresenta le entrate perse principalmente a causa di frodi, evasione, bancarotta non fraudolenta, errori di calcolo e insolvenze finanziarie.
Metodi di recupero
Il rapporto, pubblicato dalla Commissione europea, inoltre, mostra che sebbene alcune perdite di entrate siano impossibili da evitare, le risposte politiche mirate sembrano aver fatto la differenza, in particolare quelle relative alla digitalizzazione dei sistemi fiscali, alla rendicontazione in tempo reale delle transazioni e alla fatturazione elettronica. Allo stesso tempo, anche fattori temporanei come le misure di sostegno del governo attuate durante la pandemia di Covid-19, che erano spesso subordinate al pagamento delle tasse, potrebbero aver avuto un ruolo nel contribuire a questo cambiamento positivo.