Non c’è un documento conclusivo comune, troppo ottimistico pensarlo. Ma tutti sono per il “cessate il fuoco” e dal summit del Cairo la voce comune è per la costituzione di “due popoli, due stati.” L’hanno indicato tutti come l’obiettivo per la stabilizzazione del Medio Oriente e la pace duratura. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, l’ha detto nel suo intervento: “il modo più serio per ottenere questo obiettivo è la ripresa di una iniziativa politica per una soluzione strutturale della crisi, sulla base della prospettiva dei due popoli e due Stati, una soluzione che deve essere concreta e deve avere una tempistica definita”. Per questo obiettivo l’Italia è pronta a fare tutto ciò che è necessario. Infine la premier ha insistito che bisogna assumere il fatto “che siamo tutti sulla stessa barca”; Israele, l’Occidente e i paesi arabi che vogliono “stabilizzare e normalizzare l’area” contro Hamas e i suoi supporti che non vogliono la pace e mirano a destabilizzare. “Il bersaglio – ha aggiunto – siamo tutti noi, e cadere in questa trappola sarebbe molto, molto stupido.”
Al Summit di pace anche Russia e Cina
“L’impressione che ho, per le modalità con cui si è svolto l’attacco”, aveva dichiarato la premier italiana appena arrivata al Summit, “è che l’obiettivo di Hamas fosse costringere Israele a una reazione contro Gaza che creasse un solco incolmabile fra Paesi arabi, Israele e Occidente, compromettendo la pace per tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di voler difendere.” Obiettivo mancato visto la risposta all’invito del Presidente al-Sisi: oltre trenta leader tra i principali capi di Stato e di governo europei e dell’area mediorientale, più diversi di altre parti del mondo. Tutti riuniti attorno al grande tavolo circolare dell’Hotel St. Regis, sede del vertice, con al centro una colomba di pace. C’erano anche Russia e Cina, rappresentanti rispettivamente da vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov e l’inviato di Pechino per il Medio Oriente, Zhai Jun. Mentre in “tono minore” la presenza statunitense, con l’incaricato d’affari dell’ambasciata.
Mettere fine a crisi umanitaria
C’era anche Abu Mazen, leader dell’Autorità palestinese che ha ripetuto: “non lasceremo mai la nostra terra.” Il padrone di casa, il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi introducendo i lavori ha detto: “ci troviamo davanti a una crisi senza precedenti che richiede attenzione totale. Per questo vi ho chiamati a lavorare insieme su una nuova road map che metta fine alla crisi umanitaria”. Per il presidente egiziano “bisogna prevenire l’allargamento del conflitto che può mettere a rischio la stabilità della regione, ripartire il processo di pace. Serve il ritorno al tavolo di negoziazione per un cessate il fuoco e l’applicazione della soluzione di due Stati che convivono pacificamente fianco a fianco, nel rispetto del diritto internazionale”.
Meloni incontra Abu Mazen e al-Sisi
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha riferito che al valido di Rafah “ho constatato una catastrofe umanitaria. Al di là del confine ci sono due milioni di persone tra cui bambini che necessitano di aiuti. Sono grato all’Egitto per il ruolo che ha avuto e lancio un appello ad una tregua umanitaria”. Ha quindi sottolineato che “i diritti dei palestinesi sono legittimi” e che serve “una soluzione a due Stati.”
Per Meloni, che ha avuto due incontri riservati, prima con Abu Mazen e poi con al-Sisi, “il terribile attacco di Hamas si è abbattuto contro civili inermi con una efferatezza senza precedenti che lascia allibiti e che dal nostro punto di vista è giusto condannare senza ambiguità”. “Hamas non è la Palestina” – ha spiegato – e il modo più serio per evitare un’escalation “è un’iniziativa politica per una soluzione strutturale che si basi sulla prospettiva dei due popoli e due Stati, una soluzione che deve essere concreta e deve avere una tempistica definita.” E, ha concluso con la preoccupazione per gli ostaggi: “ci sono anche degli italiani, ne chiediamo l’immediato rilascio.”
Vertice a Tel Aviv con Netanyahu
Meloni, al termine del vertice in Egitto ha fatto tappa a Tel Aviv, per poi rientrare a Roma in serata. La premier italiana ha incontrato il Presidente Netanyahu, nella sede del ministero della Difesa. Meloni abbracciando il premier israelinao ha detto “noi siamo diversi dai terroristi”, “combattiamo l’antisemitismo oggi come ieri” e ha aggiunto: “sono felice di essere qui. Ho pensato che fosse molto importante venire qui di persona per portare la solidarietà del governo italiano e del popolo italiano, e per dirti che dalle immagini che abbiamo visto per noi è incredibile quello che è successo due settimane fa. Mostrano qualcosa più di una semplice guerra, mostrano la volontà di cancellare gli ebrei da questa regione ed è un atto di antisemitismo.”
Il premier israeliano ieri in visita a Beersheva è stato contestato da diversi israeliani che gli hanno gridato di dimettersi. Insieme a Netanyahu c’erano i ministri Yoav Gallant e Benny Gantz. A Beersheva, “Capitale del Neghev” a sud di Israele, c’è la sede del comando del fronte sud dove si sta preparando l’offensiva di terra a Gaza.