L’eccidio di Marzabotto (ma anche dei comuni di Grizzana Morandi e di Monzuno, nel bolognese) fu un insieme di stragi compiute dalle truppe naziste (con la complicità di fascisti locali) in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944. Le vittime furono 1.830. Lo scopo era fare ‘terra bruciata’ attorno alle formazioni partigiane nelle retrovie della linea gotica (l’opera difensiva fortificata costruita dall’esercito tedesco nell’Italia centro-settentrionale durante le fasi finali Seconda Guerra Mondiale), sterminando le popolazioni che le appoggiavano. E oggi, a 79 anni di distanza, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda quello che fu “un abisso della barbarie e della disumanità” dove “non ci fu alcuna pietà per bambini, donne, anziani, disabili, religiosi”. Il Capo dello Stato parla di uno sterminio, tra i più sanguinosi del Secondo Conflitto mondiale, che fu “una delle pietre angolari della nostra Costituzione e dell’anima dell’Europa, basato sulla promessa di pace che i popoli e gli Stati del Continente si sono scambiati dopo aver riconquistato la libertà”. Per Mattarella libertà e democrazia hanno ricevuto forza proprio da questa tragedia che ha portato tanto dolore e hanno trovato alimento “soltanto in una civiltà che sa rispettare la vita, la persona, il diritto, capace di promuovere uguaglianza e giustizia”. Il Presidente ci tiene a specificare che da quella terribile esperienza sono state edificate nuove istituzioni e si è dunque avviato il processo di integrazione europea: “Un patrimonio comune da preservare, potenziare e perpetuare, con tanta più determinazione, proprio adesso che la guerra è tornata drammaticamente a insanguinare il continente”. La chiosa del Capo dello Stato è dedicata a come dalla strage di Marzabotto si è capito fin dove poteva arrivare l’atrocità dell’uomo e la conseguente negazione della dignità umana: “Esserne consapevoli è condizione per dire ‘mai più’ e divenire protagonisti di un domani migliore”.