sabato, 5 Ottobre, 2024
Politica

Italia, Etiopia, Somalia, Eritrea: nasce la quadrilaterale permanente

Meloni sa che il suo Piano per l’Africa funzionerà solo con intervento Onu

Per l’Africa non basterà il solo impegno italiano. E neppure quello europeo. Un piano per l’Africa dovrà essere, per forza di cose, un Piano Onu. Dovrà poggiare su questo semplice assunto il tentativo della Presidente del Consiglio Meloni per arrivare ad avere un consenso dalle nazioni unite a New York. Una risposta “concreta” all’emergenza migranti, ma anche agli effetti del cambiamento climatico e alle turbolenze socio-politiche di paesi con popolazioni che hanno un’età media di vent’anni, si potrà dare soltanto con interventi globali e coordinati. Il coinvolgimento delle Nazioni Unite è il tassello senza il quale ogni ragionamento sull’Africa diventa evanescente. Ci sono i presupposti perché l’azione vada a buon fine: il Piano per l’Africa del Governo italiano dovrebbe essere ben accolto dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che incontrerà in un bilaterale domani pomeriggio la Presidente Meloni, e che nei giorni scorsi ha mostrato tutta la sua vicinanza a Lampedusa: l’Italia, ha detto “non può restare sola.”

Serve un’azione internazionale

Tajani Il vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, in avanscoperta a New York, lo va spiegando ai colleghi di mezzo mondo che, per l’Africa, “non basta neanche l’intervento dell’Unione europea. Servono le Nazioni Unite, perché c’è un clima veramente difficile in tutto il Sahel e i flussi migratori sono destinati ad aumentare se non ci sarà un’azione congiunta”, in definitiva ripetendo quanto aveva già detto Meloni a Lampedusa: “credo che un maggiore coinvolgimento delle Nazioni Unite sia assolutamente necessario”, mentre Ursula von der Leyen seduta al suo fianco confermava la volontà dell’Unione europea di rafforzare la collaborazione con Unhcr e Oim. 

Italia e paesi Corno d’Africa

Ieri, intanto, Tajani, ha partecipato a margine dei lavori della settimana di alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a una riunione con i Ministri degli Esteri di Eritrea, Osman Saleh; Etiopia, Demeke Mekonnen; e Somalia, Abshir Omar Jama. Occasione per ribadire il ruolo strategico della partnership tra Italia e Paesi del Corno d’Africa, “legati da profondi vincoli storici e culturali”, con prospettive di cooperazione regionale, sia in chiave economica, sia, soprattutto, in chiave di “stabilizzazione regionale”. La stabilità regionale, insieme agli investimenti e alla creazione di occupazione, è infatti condizione irrinunciabile per la riduzione dei flussi migratori verso l’Italia e verso l’Europa. E il ministro ha assicurato che “il Governo italiano è fortemente impegnato a sostenere misure concrete per la crescita e lo sviluppo del Mediterraneo allargato e dell’Africa e affrontare così le cause profonde dei flussi irregolari, controllati da trafficanti di esseri umani senza scrupoli” 

Aumenta l’interscambio

Nell’incontro con i ministri africani, Tajani ha anche espresso il grande interesse dell’Italia al “rafforzamento della cooperazione economica con i tre Paesi”, in virtù della loro rilevanza strategica della regione. Nel periodo 2020-2022, è stato detto, il nostro interscambio con l’area ha superato stabilmente i 300 milioni di euro, mentre i dati relativi al primo semestre del 2023 testimoniano una crescita del 23% rispetto all’anno precedente. Da oggi in poi si terrà anche un coordinamento permanente – una quadrilaterale – con incontri a cadenza annuale allo scopo di promuovere l’educazione e la formazione e il contrasto ai flussi migratori irregolari. Il vicepremier ha infine sottolineato la forte attenzione che, nel 2024, la Presidenza italiana del G7 riserverà al continente africano e, in particolare, al Corno d’Africa. I presidenti di Etiopia, Eritrea e Somalia sono stati invitati al summit “Italia-Africa” programmato per il 5-6 novembre a Roma.

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