giovedì, 21 Novembre, 2024
Economia

Extraprofitti. 14,6 mld per famiglie e imprese e 5,1 mld per il fisco

Stime Cgia. Con interessi sui depositi all’1,8%,come nel 2008,quando il tasso Bce era come oggi                                               

La Cgia di Mestre sostiene la tassa sugli extraprofitti delle banche e lo fa dimostrando come, negli ultimi 15 anni, famiglie e imprese hanno lasciato miliardi nelle casse degli istituti bancari. Oggi le famiglie italiane potrebbero disporre di 14,6 miliardi di euro netti in più e anche il Fisco avrebbe un gettito di 5,1 miliardi in più. “Se le banche italiane”, scrivono gli artigiani veneti, “applicassero gli stessi interessi sui depositi in conto corrente del 2008, anno in cui il tasso di riferimento della Bce era lo stesso di oggi (4,25), le famiglie e le imprese, e anche l’erario, disporrebbero di 19,7 miliardi aggiuntivi.”

Banche avare

Presto il calcolo: quindici anni fa il tasso principale di rifinanziamento della Bce era al 4,25 per cento e i tassi di interesse applicati dalle banche sui depositi degli italiani erano all’1,87 per cento. Oggi, a parità del costo del denaro stabilito da Francoforte, sono invece allo 0,38 per cento. Ebbene, se ai 1.320 miliardi di euro di risparmi attualmente depositati negli istituti di credito italiani fosse applicato l’1,87 per cento (anziché lo 0,38), famiglie e imprese si ritroverebbero con 14,6 miliardi netti in più.

A gioire, comunque, sarebbe anche il fisco che, grazie a questo allineamento ai tassi attivi di 15 anni fa, incasserebbe 5,1 miliardi di euro di gettito in più dall’attuale applicazione delle imposte sugli interessi. Sommando i due importi, risparmiatori e fisco si ritroverebbero con 19,7 miliardi aggiuntivi: praticamente quasi un punto di Pil. Insomma un calcolo elementare che racconta di una certa “avarizia” delle banche.

Lagarde ascoltata solo se conviene

A mantenere i tassi attivi sui depositi a livelli ingiustificatamente bassi non sono stati solo gli istituti di credito italiani. Gli ultimi dati disponibili (luglio 2023) ci dicono che la media degli interessi applicati sui conti correnti delle famiglie dell’Area dell’euro era pari allo 0,27 per cento (-105 punti base rispetto al 2008), mentre in Italia si è attestata leggermente sopra e precisamente allo 0,28 (-118). Anche analizzando i dati relativi ai principali paesi europei, emerge un quadro generale “desolante”: in Francia la media degli interessi applicati è stata dello 0,05 per cento (-13), nei Paesi Bassi dello 0,10 (-70), in Spagna dello 0,12 (-68) e in Germania dello 0,41 per cento (-164 punti base rispetto al 2008). Insomma, nonostante la presidente della Bce, Christine Lagarde, abbia più volte invitato nei mesi scorsi gli istituti di credito a remunerare maggiormente i risparmi dei cittadini europei, la risposta dei banchieri non c’è stata.

I mutui oggi costano meno

Dall’altra parte va anche detto che gli interessi applicati ai mutui per l’acquisto di una abitazione, nel 2008 erano più alti di oggi: inclusi i costi (TAEG) erano del 5,95 per cento, oggi sono 4,58 per cento. Ma i “pesi” sono diversi: le famiglie che hanno un conto corrente sono mediamente oltre 26 milioni, mentre quelle con un mutuo per la casa si aggirano intorno ai 3 milioni e mezzo. “Pertanto”, nota la Cgia, “se tutte le famiglie scontano tra il 2008 e il 2023 una perdita dal confronto della remunerazione dei propri risparmi, quelle che invece si avvantaggiano ipoteticamente dal confronto del tasso applicato sul mutuo sono poche.” Insomma le banche ci guadagnano sempre.

Extraprofitti dimostrati

L’anno scorso le banche italiane hanno totalizzato, al netto delle imposte, 21,8 miliardi di euro di utili. Otto miliardi in più rispetto al 2021. “Appare evidente”, spiega Cgia, “che la politica monetaria della Bce ha favorito il conseguimento di ottimi risultati di bilancio per gli istituti di credito. Ora ci auguriamo che questi vantaggi economici accumulati nell’ultimo anno e mezzo vengano in parte redistribuiti, riconoscendo, ad esempio, una remunerazione ‘dignitosa’ a chi continua a tenere i propri risparmi nel conto corrente bancario.” Per gli artigiani di Mestre si tratta di “sfruttamento di una posizione di rendita” che ha permesso di “aumentare a dismisura i profitti” e pertanto sarebbe auspicabile una redistribuzione equa di questi profitti attraverso “un’imposta straordinaria una tantum.” Insomma la tassa sugli extraprofitti sarebbe equa perché i profitti, extra, effettivamente ci sono.

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