Il calo della domanda interna, trascinato dalla graduale eliminazione degli incentivi per l’edilizia, e l’aumento dei prezzi non direttamente equilibrato dall’aumento dei salari. Sono questi i due motivi principali per cui i tecnici di Bruxelles vedono al ribasso le stime del Pil italiano, parlando di uno “slancio ridotto”. Nello specifico, la Commissione europea nelle sue previsioni economiche parla di un +0,9% per il 2023 e un +0,8% per il 2024 mentre a maggio i dati erano rispettivamente di 1,2% e 1,1%. Secondo la Commissione europea, la crescita economica dell’Italia ha iniziato a rallentare lo scorso anno, arrestando la ripresa post-pandemia che aveva portato la crescita al 7% nel 2021 e al 3,7% nel 2022. Dopo una ripresa nel primo trimestre del 2023, il Pil è diminuito dello 0,4% su base trimestrale nel secondo trimestre, trainato dal calo della domanda interna, in particolare degli investimenti nell’edilizia.
La situazione italiana è molto simile a quella della zona euro: le previsioni della Commissione sul Pil parlano di una crescita dello 0,8% nel 2023 (la stima precedente era dell’1,1%). Nel 2024, l’economia dovrebbe crescere dell’1,3% (rispetto al precedente 1,6%). Per quanto riguarda l’inflazione, l’Ue ha rivisto al ribasso le stime sia nell’eurozona (5,6% nel 2023 dal 5,8% e 2,9% nel 2024 dal 2,8%) sia in Italia (5,9 nel 2023 e 2,9 nel 2024).
Produzione e prestiti in calo
I dati sull’indice della produzione industriale italiana a luglio 2023 mostrano un rallentamento della crescita rispetto al mese precedente. Secondo l’Istat, l’indice della produzione industriale diminuisce dello 0,7% rispetto a giugno, mentre nella media del periodo maggio-luglio il livello della produzione aumenta dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. Al netto degli effetti di calendario, a luglio 2023 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 2,1% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21, come a luglio 2022). I soli settori di attività economica che presentano variazioni tendenziali positive sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,1%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+5,8%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+0,4%). I settori rimanenti sono tutti in flessione; quelle più ampie si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-12,3%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,8%) e nell’attività estrattiva (-10,1%). Frenano, secondo la Banca d’Italia, anche i prestiti al settore privato che sono diminuiti del 2,3% a luglio 2023 rispetto a luglio 2022. Stesso discorso per i prestiti alle famiglie, in calo dello 0,3%.