Le tragedie del lavoro come quella di Brandizzo con 5 operai travolti dal treno, e le sciagure della natura come il terremoto in Marocco con centinaia di vittime, hanno un risvolto comune, perché come esseri umani ci addolorano profondamente. Come cittadini ci interroghiamo con angoscia come possano accadere le disgrazie con il loro carico di lutti, di vite spezzate di fatti inspiegabili. Come persone siamo tragicamente sorpresi dalla nostra impotenza, nel fermare o prevedere gli accadimenti nefasti. In questo vuoto abbiamo una possibilità vera e concreta che è la solidarietà umana. La nostra capacità talvolta esemplare e unica di intraprendere azioni di aiuto, di mitigazione delle sofferenze, di ridare speranza a chi viene colpito così alla cieca da eventi che possono travolgere chiunque, e noi stessi.
Solidarietà come valore
Sapere che c’è qualcuno pronto a darci un sostegno, ad alleviarci delle sofferenze, a darci una mano per rimetterci in piedi e in cammino, ci da una spinta a riprendere in mano il futuro. Ma quando parliamo di futuro dobbiamo cedere al passo alle nuove generazioni. Ai giovani che oggi sono protagonisti nel bene e nel male di molte vicende in contrastato tra loro.
Giovani tra impegno e disinteresse
Abbiamo visto che nella alluvione dell’Emilia Romagna così come in altre occasioni dove c’è bisogno della loro presenza, tanti ragazzi, i cosiddetti “angeli del fango” si sono adoperati con uno sforzo sincero e dirompente accanto alle popolazioni colpite. Ma dobbiamo dirlo con franchezza, c’è anche un’altra faccia della medaglia, quella di tanti ragazzi e, purtroppo giovanissimi, che sono completamente disinteressati allo sforzo di impegno, di solidarietà e di crescita del Paese.
Benessere frutto di sacrifici
Le drammatiche vicende di cronaca che coinvolgono giovani, talvolta appena adolescenti e minorenni, ci impongono di non sorvolare su una quotidianità che va comunque presa in considerazione per come è nella realtà. Ci sono ragazzi che rinunciano a puntare su se stessi, sulle proprie capacità, sulla paziente costruzione di un loro avvenire e di un mondo nuovo. Ci si è interrogati su questo limite, con risposte molteplici, si cita, ad esempio, l’isolamento imposto dal Covid, oppure la mancanza di un lavoro desiderato, o il ruolo influente e ipnotico dei social media, ma si trascura di dire, che il lavoro così come l’impegno hanno perso quella dimensione di valore, di crescita di senso di appartenenza ad una comunità. Sono valori che ci hanno permesso e ci permettono un benessere diffuso, che non moriamo di fame e di sete, che possiamo godere dei benefici della tecnologia, della mobilità di massa, dell’industria agroalimentare, della moda, delle vacanze, della socializzazione e dell’intrattenimento
Lo Stato non è solo bonus
Sono i frutti del mondo della produzione, del ruolo fondamentale delle imprese e, soprattutto, delle piccole imprese che per essere protagoniste devono lottare contro burocrazie e spesso per fare nuove assunzioni hanno imposizioni e paletti anacronistici. In questo l’aver scelto nel recente passato di annullare il lavoro per mettere in campo misure come il “Reddito di cittadinanza”, per tutti, senza preoccuparsi della spesa e della formazione e dell’inserimento lavorativo, ha creato danni e contraddizioni. Chi ha bisogno di aiuti, quelli dello Stato sono sacrosanti e vanno dati, ma non può essere che lo Stato debba garantire tutti con incentivi e bonus a vita. I disastri economici fatti sono oggi sotto gli occhi di tutti.
Lavoro come impegno civile
Bisogna per questo tornare alle politiche sociali e ai valori fondanti di una comunità che sono quelli del lavoro e della sicurezza sociale. Il Governo come è noto ha inasprito le pene per reati che coinvolgano i minorenni, ma nel contempo il premier Giorgia Meloni ha dato il via libera al “Piano Neet”, che punta a ridurre gli oltre tre milioni, nella fascia di età 15-34 anni di giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. Migliaia di giovani adesso grazie ad una riforma inclusiva delle politiche del lavoro e del sociale potranno avere l’opportunità di essere inseriti in un percorso occupazionale, avere uno stipendio e dare il loro contributo all’Italia. Vedremo i risultati di questo Piano dell’inclusione e della solidarietà. Noi ci auguriamo di cuore che vada a buon fine, che le imprese che assumono e i giovani che si impegnano, siano premiati. Nel nel contempo si ritorni a ridare un valore e un forte senso civile all’impegno solidale, un’azione che noi diremmo “fraterna” che deve coinvolgere la sensibilità di tutti, perché sciagure e problemi, non guardano in faccia a nessuno.