I lavoratori italiani invecchiano e invecchiano assieme alle loro competenze. Uno spaccato preoccupante quello evidenziato dall’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) secondo il quale poco più della metà delle piccole imprese organizza corsi di formazione e aggiornamento e la maggior parte di esse ha gruppi di dipendenti sempre più attempati. Grande preoccupazione ha espresso il presidente dell’Istituto, Sebastiano Fadda, che si rivolge alle imprese perché colgano tutte le occasioni possibili per far fare formazione ai dipendenti.
Formazione, solo quella obbligatoria
È risultato che su 20mila piccole aziende, coinvolte per la rilevazione a campione, solo il 56,7% organizza corsi di formazione per i propri addetti (contro il 94,1% delle grandi aziende). I corsi sono principalmente legati all’aggiornamento normativo o comunque previsto da obblighi di legge (84,5%), mentre i corsi su specifiche tecniche e tecnologie di produzione/servizio riguardano solo il 32,5% delle imprese. Il presidente Fadda commenta, provando anche a incitare le aziende: “Dai dati emersi dalle ricerche del nostro Istituto risulta infatti molto carente la partecipazione dei lavoratori a programmi di formazione durante la vita lavorativa e largamente insufficiente la sensibilità delle imprese, specie quelle di piccola dimensione, verso l’innovazione tecnologica e organizzativa e verso le iniziative formative che ne sono il presupposto. I Fondi Interprofessionali possono rafforzare il loro ruolo in quest’ambito, ma soprattutto l’Anno Europeo delle Competenze e il Pnrr possono rappresentare grandi opportunità”.
Le imprese “non sanno” dei fondi
In generale, solo un lavoratore su dieci (9,9%) in Italia partecipa a corsi di formazione professionale, a fronte di un obiettivo posto a livello europeo del 15%. La partecipazione alla formazione è molto bassa anche a causa della grave carenza di offerta di corsi di formazione a livello territoriale, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, dove si fa fatica anche a cogliere le opportunità legate alle risorse messe a disposizione. Un dato per tutti: solo il 4,8% delle imprese ha deciso di presentare un progetto di formazione nell’ambito dei finanziamenti previsti nel Fondo per le nuove competenze mentre il 13% ha scelto di non avvalersene, o non ne ha mai sentito parlare (81,5%).
Lontanissimi da obiettivi europei
Per quanto riguarda lo sviluppo delle tecnologie digitali, solo il 5% delle imprese ha adottato quelle hard, cioè quelle indispensabili per competere negli scenari dell’era digitale. Un dato che soprattutto non appare in linea con gli obiettivi europei per le competenze digitali e per la partecipazione degli adulti alla formazione, che puntano in maniera decisa allo sviluppo delle competenze digitali e verdi. Il “Percorso verso il decennio digitale” della Commissione europea indica di portare gli specialisti Ict occupati da 8 a 20 milioni. Di raggiungere l’obiettivo del 75% tra le imprese che utilizzano cloud, big data e AI e al 90% le Pmi con almeno un livello base di intensità digitale. Sul fronte della formazione, invece, il Consiglio europeo ha fissato per il 2030 il termine entro il quale almeno il 60% degli adulti tra i 25 e i 64 anni dovrebbe aver partecipato ad attività di apprendimento nei 12 mesi precedenti.
Anno europeo delle competenze
“L’Anno Europeo delle competenze, inaugurato a maggio dalla Commissione Europea e coordinato in Italia dal nostro Istituto”, conclude Fadda, “può supportare lo sviluppo delle competenze dei lavoratori, in particolare attraverso tre direttrici: promuovendo investimenti nella formazione e nella riqualificazione; garantendo la coerenza delle competenze dei lavoratori rispetto ai bisogni del mercato del lavoro, grazie alla stretta cooperazione con le parti sociali, le imprese, i servizi per l’impiego e i principali attori dell’istruzione e della formazione professionale; assicurando, infine, la corrispondenza tra aspirazioni e competenze dei cittadini con le opportunità offerte dal mercato del lavoro, in particolare nei settori coinvolti nelle transizioni verde e digitale e impegnati nella ripresa economica”.