giovedì, 21 Novembre, 2024
Economia

La versione dei benzinai: noi corretti, nostri margini sempre bassi

La Figisc-Confcommercio: le Associazioni dei consumatori: fanno calcoli sbagliati

I benzinai della Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti, Figisc di Confcommercio, non ci stanno a passare per speculatori. Presentano conti decimali, fanno somme e sottrazioni per dire che alla fine a loro spetta sempre poco, e che i giochi sui prezzi hanno ragioni lontane. In più nel sentirsi al centro di considerazioni e diffidenze, la Federazione dei gestori delle pompe di benzina passa al contrattacco, polemizzando con le Associazioni dei consumatori perché a loro giudizio sfornano statistiche e numeri che non reggono alla prova dei fatti. La Federazione che fa capo alla Confcommercio si spinge anche a dare un suggerimento al Governo, circa l’opportunità di controllare chi pratica prezzi troppo bassi.

Costi da verificare su un anno

I benzinai sono critici perché per loro bisogna tirare le somme nell’arco di un anno, “si continua a proiettare la situazione puntuale di una settimana, o perfino di un giorno, su un arco di dodici mesi; è un vecchio numero da imbonitori messo in scena per impressionare il pubblico e gonfiare le cifre”, attacca la Figisc contestando la Federconsumatori e l’Unione nazionale consumatori che sostengono aggravi per le famiglie molto più alti di quelli calcolati dai benzinai, ma sono anche diversi tra associazioni: rispettivamente di 216 euro e 110 euro l’anno. Mentre Figisc, considerando un intero anno, 2022-2023, calcola che l’aggravio è stato di 108,35 euro con una spesa suddivisa tra benzina e gasolio in percentuale 62 e 38 e, soprattutto con un forte aumento delle accise.

I calcoli della Federazione La quotazione del prodotto raffinato, spiegano dalla Federazione, vale oggi circa 0,660 euro/litro, cui vanno aggiunti circa 0,055 per l’obbligo della miscelazione del biocarburante, addizioniamo ancora almeno 0,150 di costi e margini della filiera distributiva, e ancora 0,7284 euro/litro di accisa, infine si aggiunge il 22% di IVA, per un totale di 1,944 euro/litro.

La media nazionale per la modalità self, alla data di rilevamento il 24 agosto scorso, è di 1,947 euro/litro (media desunta dalle registrazioni del file del “Prezzo alle 8” del Ministero). Lo stesso calcolo si puo’ fare per il gasolio: la quotazione del prodotto raffinato vale oggi circa 0,710 euro/litro, cui vanno sempre aggiunti circa 0,055 per l’obbligo della miscelazione del biocarburante, si devono addizionare ancora almeno 0,150 di costi e margini della filiera distributiva, e ancora 0,6174 euro/litro di accisa, infine si deve applicare il 22% di IVA, per un totale di 1,870 euro/litro. La media nazionale per la modalità self il 24 agosto 2023 è di 1,847 euro/litro (media desunta sempre dalle registrazioni del file del “Prezzo alle 8”).

Prezzi? Non sono statici Questo per un solo giorno, ma fare proiezioni annuali di quanto costa il carburante a una famiglia in un anno non è un’operazione così oggettiva come appare perché, spiega Figisc, “la situazione dei prezzi non è mai statica”: ad esempio, dal 25/08/2022 al 24/08/2023 su 365 giorni il prezzo medio nazionale della benzina è variato 201 volte in diminuzione, 155 in aumento e solo in 9 giorni non vi è stata variazione, mentre il prezzo medio nazionale del gasolio è variato 221 volte in diminuzione, 136 in aumento e solo in 8 giorni la variazione fu nulla. Nello stesso periodo, il prezzo medio nazionale della benzina presenta una somma di variazioni negative per -0,502 euro/litro e di variazioni positive per +0,679 (e infatti il prezzo dall’inizio alla fine della serie di rilevazioni è superiore di 0,177 euro/litro, da 1,770 a 1,947), analogamente, il prezzo medio nazionale del gasolio presenta una somma di variazioni negative per -0,715 euro/litro e di variazioni positive per +0,762 (e infatti il prezzo dall’inizio – 25.08.2022 – alla fine – 24.08.2023 – della serie di rilevazioni è superiore di 0,047 euro/litro, da 1,800 a 1,847). Letti così i prezzi se ne deduce che “il maggior aggravio per le famiglie sarebbe stato, mediamente, di 108,35 euro, nel corso del quale le accise sono aumentate di 0,250 euro/litro (0,305 con IVA).

Migliorare i controlli
Quanto ai cartelli sui prezzi medi secondo Figisc, sono “inefficaci” e incapaci di “esprimere qualunque effetto sulle dinamiche dei prezzi internazionali” e tutt’al più serve a “fornire una ridondante rappresentazione statistica teorica come ‘la media del pollo’ di Trilussa”. Insomma critiche su tutta la linea da parte dei benzinai di Confcommercio che in una nota non mancano di sottolineare come “ci si è accaniti a rivoltare persino i calzini di chi ha comunicato ed esposto un prezzo incredibilmente elevato” senza capirne le ragioni, e continua la nota, “che nulla hanno di speculativo, ma sono di natura contrattuale e commerciale tra gestore e fornitore in esclusiva – per cui un operatore decide di autodenunciare un prezzo così, è chiaro che il consumatore non ne ha danno perché non è affatto costretto ad andare in quel/quei punti vendita, di cui ormai tutti dall’Alpe al Lilibeo sanno a quanto vende il carburante, e ne girano ampiamente al largo”. E qui la stoccata: “pure, su queste cose, per ragioni puramente mediatiche – e con armi spuntate – si investe molta attività degli organi di controllo”.

Paradosso “Prezzi bassi”

Infine la Federazione dei benzinai aderenti alla Confcommercio si mostra diffidente verso chi pratica prezzi bassi, e adombrano un sospetto. “I prezzi inusualmente bassi e difficilmente compatibili con la sostenibilità di tutti i costi ed imposte che gravano mediamente sul carburante”, fa presente la Figisc, “Che questi prezzi siano situazioni di extra territorialità passi, ma se si trattasse invece di infiltrazioni di condotte diciamo non perfettamente legali in tema di circuiti di approvvigionamento, di assolvimento delle accise o dell’IVA, assai meglio sarebbe indirizzare in quella direzione il lavoro degli organi di controllo.” “Da un prezzo troppo elevato”, concludono, “il consumatore scappa, un prezzo troppo basso può nascondere, a totale insaputa del consumatore che vi è attratto, un danno erariale ed un grave inquinamento del mercato”.

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