Una lezione di umanitaria e una chiamata a sentirci partecipi dello sforzo dell’Italia verso un futuro inclusivo contro odii e discriminazioni.
Siamo riconoscenti al presidente Sergio Mattarella per il suo cristallino impegno di garante della Costituzione e per la sensibilità sociale, umana e cristiana che esprime con riflessioni rivolte ai cittadini. Il presidente della Repubblica ospite al Meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione, ha ricordato un drammatico evento che si è consumato nel Mediterraneo nel 2015. La storia è quella di un ragazzino proveniente dal Malì che perse la vita assieme ad altre decine di migranti nel naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia. Ci furono ricerche e tentativi di salvataggio ma in molti annegarono o furono considerati dispersi.
Vicenda che scosse il Paese e commosse molti italiani.
La testimonianza e il disegno
Questo il passaggio del ricordo del presidente della Repubblica. “Nello studio dell’appartamento, dove vivo, al Quirinale ho collocato un disegno, che raffigura un ragazzino, di quattordici anni, annegato con centinaia di altre persone nel Mediterraneo. Recuperato il suo corpo, si è visto che, nella fodera della giacca, aveva cucita la sua pagella: come fosse il suo passaporto; la dimostrazione, che voleva venire in Europa, per studiare”. Il disegno citato dal Capo dello Stato è quello del vignettista Makkox che dedicò al quattordicenne una toccante artistica rappresentazione. Abbiamo voluto estrapolare questa riflessione dal discorso del presidente (la versione completa la si può trovare sul sito de La Discussione), perché oltre alle indicazioni fatte su migranti, accoglienza e lavoro, è parso cogliere un aspetto del pensiero Sergio Mattarella circa la necessità di guardare più in profondità nelle vicende della immigrazione. Il presidente giustamente le colloca, – con un monito alle forze politiche e non solo -, nella necessità dell’Italia di: “rendersi conto che soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il crudele, traffico di esseri umani”. “Inoltre”, ha fatto presente Mattarella, “ne verrebbe assicurato un inserimento lavorativo ordinato; rimuovendo la presenza nascosta, incontrollabile, di chi vaga senza casa, senza lavoro e senza speranza; o di chi vive ammassato in centri di raccolta, sovente mal tollerati dalle comunità locali”. Sono puntualizzazioni importanti che ci spingono ad agire secondo la saggia e realistica visione del Capo dello Stato.
Giovani, lavoro e “Pagellina”
I rilievi rivolti ai cittadini e a quei politici attenti alle sorti del Paese sono un invito a un ulteriore impegno. Come è noto l’Italia in Europa ha il triste primato di giovani “Neet” – circa un quinto della popolazione tra i 15 e i 29 anni (1.7 milioni di giovani) – che non hanno un impiego né lo cercano (disoccupati e inattivi) e non sono impegnati nemmeno in altre attività di formazione come tirocini, periodi di apprendistato e corsi professionalizzanti. Manca quindi all’Italia una forza lavoro e professionale di troppi giovani, nel contempo le Associazioni produttive di categoria ricordano come la crisi della manodopera in ogni settore è un problema strutturale. Dobbiamo reagire a questa caduta, il capo dello Stato ci ricorda come quel giovane sfortunato migrante con la sua “pagellina” ha voluto dirci come siano necessari l’impegno, la determinazione, il sentirsi proiettati nella conquista di un merito, di un ruolo di una professione.
Partecipi allo sforzo del Paese
Dal giovane sfortunato migrante, dal presidente Mattarella, da quel disegno che il presidente ha “collocato nel suo studio” dobbiamo trarre una lezione non solo quella di essere uniti nello sforzo del Paese – sforzo che va particolarmente riconosciuto anche alle imprese che formano e assumono nuove maestranze e professionalità – e di essere chiamati, come avrebbe detto il nostro fondatore Alcide De Gasperi, tutti “alla stanga”, ma forse solo questo impegno non basta. Nel discorso di Sergio Mattarella è presente un importante richiamo – contro i veleni dell’odio – c’è l’antidoto della ragione, della solidarietà umana e dei valori cristiani verso i quali non possiamo e vogliano distaccarci. Il presente e il futuro hanno un urgente bisogno di riaffermare questa visione universale politica e umana.