“Per i benzinai il 2023 si è trasformato in uno degli anni più neri di sempre. Da gennaio sono iniziati i rialzi del carburante, che ovviamente hanno penalizzato le nostre entrate. Adesso con il blocco degli Euro 5 le istituzioni ci stanno condannando a una morte lenta ma inesorabile”. Lo ha detto Enzo Nettis, presidente dei benzinai di Torino di Confesercenti, a proposito delle nuove regole sulla viabilità che entreranno in vigore a metà settembre e che prevedono lo stop ai diesel Euro 4, Euro 5 e omologazioni inferiori. Misure che, secondo i benzinai, bloccheranno circa il 20% del parco mezzi. Per i benzinai, 20 euro di carburante corrispondono, in media, a 10 litri di benzina, ma il guadagno degli operatori si ferma a 40 centesimi lordi. Per i 19,60 euro che restano: “il 60% vanno in tasse, mentre il 40% entra nelle tasche delle compagnie petrolifere.” “In questo contesto”, conclude Nettis, “continuiamo a subire i controlli della Guardia di Finanza, riservati all’anello più debole della catena. In caso di difformità amministrative, paghiamo noi il conto per tutto il resto della filiera. Facciamo fatica a immaginare un futuro”.
Carburanti? Solo esagerazioni
Prezzo della benzina alle stelle, aziende che devono sopportare extracosti, famiglie alle prese con bollette inguardabili. Situazioni internazionali instabili e scelte speculative dei graindi produttori di petrolio. Ma secondo un paper dell’Istituto Bruno Leoni, redatto da Anna Sciortino e Carlo Stagnaro, “le preoccupazioni sono grandemente esagerate”. “Quello della distribuzione in rete di carburanti per autotrazione!, scrivono, “è un settore che deve fare i conti con un cambiamento profondo del proprio modello di business e che verosimilmente sarà segnato da ulteriori dinamiche di consolidamento, a cui appare sproporzionato chiedere sforzi addizionali rispetto a quelli già sostenuti.“
“La situazione del settore della distribuzione dei carburanti in rete”, secondo i due ricercatori, “appare segnata da tendenze di lungo termine, sulle quali si sono sovrapposti nel tempo numerosi interventi normativi. Questi, da diversi anni, si sono concentrati su due aspetti principali: il contrasto dell’illegalità (prevalentemente attraverso la digitalizzazione delle comunicazioni in tutti gli stadi della filiera) e la promozione della concorrenza.”
Il ritorno delle accise
Innanzi tutto, spiegano i ricercatori, l’aumento dei prezzi del carburante sono dovuti al ritorno delle accise, dall’inizio 2023, dopo che erano state ridotte per fronteggiare l’emergenza energetica a causa della guerra russo-ucraina. Per quanto riguarda i comportamenti illeciti dei distributori, gli analisti fanno notare che questa è da ritenersi “messa sotto controllo” soprattutto con l’introduzione della digitalizzazione della filiera; cosa che ha aumentato “significativamente” il presidio da parte delle autorità competenti. Insomma “l’entità del fenomeno è probabilmente sovrastimata”. Così come appare sovrastimato “il gettito evaso” anche perché “sarebbe inverosimile che ogni anno si spostino per la penisola migliaia di autocisterne colme di prodotti ‘fantasma’ letteralmente sotto il naso delle autorità”. Più complicata l’evasione dell’Iva, “in quanto esercitata anche attraverso altre condotte”. E qui si suggerisce un intervento “di condivisione” per l’accesso alle banche dati.
Concorrenza distorta
Quanto alla concorrenza “sebbene vi siano alcuni elementi critici legati agli elevati costi di entrata (per effetto degli obblighi di carburanti eco-compatibili) e di uscita (a causa delle complesse operazioni di bonifica), non vi sono particolari evidenze di disfunzioni strutturali.” Anzi, se esse persistono, possono riguardare paradossalmente non già l’esercizio di potere di mercato al fine di alzare i prezzi, ma la distorsione dei meccanismi competitivi connessa alla residua presenza di volumi di prodotto irregolari, che consentono ad alcuni operatori di praticare prezzi ingiustificatamente bassi.
Controlli mirati alle slealtà
Gli analisti dell’Istituto non ritengono necessarie delle modifiche alla normativa, anzi queste “potrebbero implicare ulteriori costi a carico degli operatori del settore, i quali si trovano a fronteggiare un trend di lungo periodo segnato dal declino dei volumi venduti e dalla stagnazione (nella migliore delle ipotesi) dei margini.” Piuttosto sarebbe meglio aumentare i controlli e individuare eventuali comportamenti anomali. Oltre a proseguire sulla via della digitalizzazione, per esempio, si consiglia di intensificare la vigilanza sulla corretta contabilizzazione e immissione in commercio dei biocarburanti e prevedere adeguati controlli sull’ingresso di nuovi operatori, anche in caso di change of control.