“LʼUnione europea fa troppo poco, dovrebbe fare molto di più. Deve cercare in tutti i modi di aiutare iniziative per la pace, seguendo l’invito di Papa Francesco a una pace creativa”. Non è stato di certo tenero il Cardinale Matteo Zuppi (incaricato dal Pontefice nella missione di pace) nel mettere allʼangolo i governanti del vecchio continente, alquanto passivi in merito al conflitto in Ucraina. Sono dichiarazioni, queste, rilasciate ieri al portale ilsussidiario.net, che di certo faranno parlare.
Lʼottimismo del Cardinale
Ma non è la prima volta che il Presidente della Conferenza episcopale usa parole forti, quasi di stimolo, affinché la Ue faccia la voce grossa per poter arrivare alla fine delle ostilità con il dialogo e non più con le armi. “Questo non è mai una sconfitta e richiede garanzie e responsabilità da parte di tutti”, ha detto Zuppi, aggiungendo che l’incarico della missione voluta dal Santo Padre è aiutare tutto quello che può aiutare la pace, umanizzare un’esperienza che uccide l’uomo. “Anche il ritorno di un solo bambino ucraino nella sua casa è un modo per affermare la pace e sconfiggere la logica della violenza”, l’esempio del numero uno della Cei che non perde comunque la fiducia per la fine della guerra: “L’ottimismo è credere che andrà tutto bene. La speranza è consapevolezza delle difficoltà che ci sono e affrontarle, lottare credendo che alla fine la pace deve vincere”.
Al Meeting di Comunione e Liberazione
Il Cardinale inoltre ieri ha dato il via al Meeting di Comunione e Liberazione, in programma fino a venerdì prossimo a Rimini, quest’anno dedicato al tema de ‘L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile’. Anche da questa location Zuppi è tornato sul tema di una pace giusta, senza dimenticare “che c’è un aggressore e un aggredito”. Ha poi ricordato che il Papa chiede sempre di non abituarsi alla guerra e “ci insegna a impegnarci per la pace. Per trovarla, bisognerà mettere insieme tanti soggetti e spingere insieme. A me, come a tanti, ha emozionato la commozione del Santo Padre lo scorso 8 dicembre in piazza di Spagna, a Roma, con tutto lo tormento di far proprio il dolore del popolo ucraino, del tormento del popolo colpito dalla guerra. Ogni giorno che passa si vedono persone morire, un disprezzo sempre più profondo, un inquinamento che diventa inaccettabile per tutto l’ambiente”. Infine, ha detto di essere consapevole di quanta gente prega ogni giorno per la pace. Una cosa che “mi dà una responsabilità in più, ma anche il senso di una grande implorazione che ci spinge a trovare la via della pace”.