lunedì, 18 Novembre, 2024
Società

I Centri Anti Violenza assistono quasi 35mila donne, il 73% delle vittime

La rete di protezione è di fondamentale importanza per le donne vittime di violenza: prima di iniziare il percorso di uscita dalla violenza, il 40% delle donne si è rivolta ai parenti per cercare aiuto, il 30% alle forze dell’ordine, il 19,3% ha fatto ricorso al pronto soccorso e all’ospedale. 34.500 donne si rivolgono ai Cav, 21.252 di queste ha figli (61,6% del totale). Si ricorre al pronto soccorso/ospedale più di frequente in Lombardia, Basilicata e Umbria. Sono dati Istat che quasi rispondono all’allarme lanciato sui femminicidi in questi giorni.

Rete di protezione

Le forze dell’ordine e i servizi sociali e sanitari hanno un importante ruolo nell’orientare le donne verso i Centri Anti Violenza (Cav). Il 26,8% delle donne si reca ai Cavautonomamente e il 17,5% con l’aiuto di parenti e amici, ma il 32,7% è guidato dagli operatori sul territorio (forze dell’ordine, servizi sociali e presidi della salute).  Quasi tutti i Cav si occupano di prevenzione sul territorio conducendo attività di vario tipo, fra le quali iniziative nelle scuole (nell’85,7% dei Cav). Sono 373 i Centri antiviolenza e 431 le Case rifugio, un dato in aumento rispetto agli anni precedenti, così come è in aumento la loro utenza.

Numero di telefono 1522

Anche tramite il numero 1522 spesso le donne sono indirizzate verso i Cav e le Case rifugio: specificatamente, il 73,5% delle donne vittime di violenza è indirizzato ad un servizio territoriale di supporto. Di queste, il 94,4% è stato inviato a un Cav, il 2,4% alle forze dell’ordine e l’1,1% alle Case rifugio. Compito del 1522 è , infatti, anche quello di segnalare casi di urgenza. Su un totale di 15.248 figli minorenni, la percentuale di quelli che hanno assistito alla violenza del padre sulla madre è pari al 72,2% e il 19,7% la hanno anche subita.

Oltre 5mila operatori

Nei Cav operano 5.416 figure professionali e 3.219 nelle Case rifugio. La maggior parte del personale delle Case rifugio è retribuito. Tante sono le figure professionali che vi operano, dalle operatrici, alle educatrici, alle psicologhe ed avvocate; sono di meno le mediatrici. La formazione è di centrale importanza: i Cav non soltanto sono luoghi di protezione per le donne, le cui operatrici che vi lavorano ricevono una formazione annuale (quasi nel 90% dei casi), ma si fanno carico di formare anche altre figure professionali all’esterno del Cav (71% dei casi).

I finanziamenti

I finanziamenti di Cav e Case rifugio sono soprattutto pubblici; alcuni Cav hanno anche altre fonti di finanziamento grazie alle quali riescono a garantire maggiori servizi e numeri superiori di accoglienza. Uscite ed entrate sono simili, ma non sono poche le realtà che faticano a sostenersi, presentando bilanci negativi, soprattutto i Cav e le Case che spesso dispongono di entrate scarse (fino a 10mila euro). Importanti le differenze territoriali delle disponibilità finanziarie. I Cav del Nord-est hanno più fondi; tra le Case rifugio, sono, invece, quelle delle Isole e del Centro ad avere più fondi.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

“Strane precipitazioni” a Sumy, tre persone con malesseri inspiegabili

Antonio Gesualdi

Israele: l’Onu rifiuta di riconoscere Irina Korolova e Asil Sawaed vittime del terrorismo

Cristina Gambini

Piccole imprese. Cna: rischiosa l’ipotesi di trasformare i crediti in finanziamenti assistiti

Lorenzo Romeo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.