La decisione del governo italiano di limitare le tariffe aeree su alcune rotte nazionali non è stata accolta di buon grado dalle compagnie aeree che sollecitano l’intervento della Commissione europea in merito al piano proposto dall’esecutivo. Nello specifico, l’associazione di categoria ‘Airlines for Europe’ (che rappresenta tra gli altri Air France-Klm, Lufthansa e Ryanair) ha inviato una lettera per invitare Bruxelles a chiarire con l’Italia, chiedendo se questo intervento possa incidere negativamente sul mercato del trasporto aereo, libero e deregolamentato in Europa.
I timori dell’Ue
A destare preoccupazione, se il piano venisse approvato dalla Commissione, è l’ipotesi che il decreto possa portare a un effetto domino con conseguente adozione di regolamenti simili in altri Stati membri dell’Ue. Inoltre la limitazione delle tariffe risulterebbe lesiva dei diritti delle società aeree rispetto al principio di competitività, di “fissare i prezzi” e di definire “i servizi come meglio credono”.
Price cap “bocciato”
Il vettore low cost sostiene che l’intervento avrebbe “conseguenze indesiderate”, come l’aumento delle tariffe aeree a lungo termine, riducendo dunque il numero di voli e passeggeri. Per la Commissione, che ha già provveduto a chiedere chiarimenti a Roma, il price cap (il limite al prezzo) non è un mezzo efficace per ottenere costi accessibili, riservandosi quindi la “valutazione della compatibilità con il diritto dell’Ue di qualsiasi misura adottata”.
Il decreto Omnibus
Con il decreto Omnibus, il governo Meloni vuole limitare la speculazione sui voli nazionali in periodo di alta stagionalità, ponendo altresì il divieto all’utilizzo pratiche commerciali ritenute scorrette, ovvero di profilazione degli utenti mediante l’impiego di algoritmi. Quest’anno i prezzi dei biglietti sono aumentati fino al 30% in tutta Europa. Nel mese di maggio 2023 l’incremento registrato dal Garante per la sorveglianza dei prezzi è stato del +37,9%, +43,9% per i voli nazionali, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il valore registrato sale al 70% se si considerano le rotte verso Sicilia e Sardegna e, in alcuni casi, il prezzo medio dei biglietti aerei venduti a ridosso della partenza è risultato maggiore almeno sette volte rispetto a quelli venduti più di una settimana prima della partenza.
Il Ceo di Ryanair Eddie Wilson ha liquidato la questione specificando che “la compagnia non fa leva su algoritmi e soprattutto non profila i clienti”. La chiosa: “Se il decreto dovesse rimanere così, invece di aprire nuove rotte da una qualsiasi città italiana voleremo di più verso la Spagna”.