lunedì, 16 Dicembre, 2024
Economia

Confartigianato: Pnrr e ritardi della Pubblica amministrazione. A rischio realizzazioni ed economia

Il Piano nazionale di ripresa nella sua applicazione ha una debolezza, la scarsa efficienza della pubblica amministrazione. Lo sottolinea la Confartigianato che pone la necessità di una svolta. “L’Italia gestisce
la quarta spesa pubblica dell’Ue”, osserva la Confederazione, “ma si colloca al quart’ultimo posto per qualità dei servizi pubblici, per scendere al penultimo posto per fiducia nella Pubblica amministrazione”. Le imprese italiane, sottolinea la Confederazione, sono quelle più gravate dalla burocrazia in tutta Europa, come evidenzia il report dell’ufficio studi. Tempistica rigorosa I nodi della scarsa efficacia nella gestione dei processi nella Pubblica amministrazione, evidenzia la Confederazione “sono venuti al pettine nell’attuazione – caratterizzata da una rigorosa tempistica – degli interventi del Pnrr come emerge dall’esame di alcune
evidenze contenute nella terza relazione del Ministro agli Affari Europei, Politiche di Coesione Sud e Piano nazionale di ripresa.

Spesa, burocrazia e ritardi

A fine 2022, annota la Confartigianato, è stato sostenuto il 12,8% della spesa prevista, ma dove la Pa è decisiva per la realizzazione, con l’acquisto di beni, servizi e realizzazione di lavori pubblici, la quota
si dimezza (6,1%).
“Nella relazione sono sintetizzate le criticità segnalate dalle Amministrazioni titolari degli interventi del Piano”, scrive la Confederazione, “che determinano rischi di ritardo o di mancato raggiungimento di milestone e target. Una analisi incrociata degli elementi di debolezza con i dati del quadro finanziario del Piano evidenzia come l’eccessiva burocrazia e una inefficace organizzazione dei processi della PA stanno pesano in modo decisivo sulla realizzazione del Piano”.

Le criticità normative Nel dettaglio vi sono 62 misure che presentano almeno due criticità, che nel complesso sommano interventi per 72.980 milioni di euro, pari ad oltre un terzo (38,1%) dei 191.499 milioni di importo totale previsto dal Piano. “Sono diffuse le debolezze conseguenti a circostanze oggettive”, rivela la Confederazione degli artigiani, “che comprendono aumento di costi e/o scarsità materiale, squilibrio tra domanda e offerta, investimenti non attrattivi, carenza di manodopera e ritardo nello sviluppo di alcuni segmenti di offerta, le quali”, prosegue la Confederazione, “però, sono quasi sempre associate a criticità normative e nella gestione dal parte delle Amministrazioni pubbliche. Nel calcoli della Confartigianato “vi sono 59 misure, per complessivi 68.341 milioni di euro pari al 35,7% del Piano, che presentano almeno una criticità normativa e nella gestione della PA: si tratta di difficoltà”, spiega la Confartigianato, “normative,
amministrative e gestionali e/o una ridefinizione delle decisione di esecuzione del Consiglio (CID, Council Implementing Decision) o delle istruzioni operative (OA, Operational Arrangements) che stabiliscono milestone e target del Piano, a seguito di errori, rimodulazione target, indicatori per rendicontazione, ecc”.

I rischi per l’economia La Relazione riporta che nel complesso sono 101 le misure totali con almeno un elemento critico, tra difficoltà normative, amministrative e ridefinizione Cid e Oa. “Per 93,3%
dell’importo in esame, pari a 63.762 milioni di euro di misure, la presenza di almeno una criticità in ambito PA si associa ad almeno una difficoltà oggettiva”, prosegue l’esame della Confederazione, “Il ritardo dell’implementazione del Piano mette a rischio il sentiero di crescita dell’economia italiana e”, sottolinea e conclude la Confartigianato, “di conseguenza, la sostenibilità degli indicatori di finanza pubblica. Secondo le valutazioni del Def 2023, dal Pnrr è previsto per il 2023 un punto di maggiore Pil rispetto allo scenario
base che non considera le spesa del Piano; l’impulso di maggiore crescita dal Piano nel 2024 è di 1,8 punti, nel 2025 di 2,7 punti e nel 2026 sale a 3,4 punti di Pil”.

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