domenica, 15 Dicembre, 2024
Economia e non solo

L’impatto economico dell’AI

L’intelligenza artificiale (IA) è sempre più pervasiva, con applicazioni in agricoltura, salute, trasporti, energia e ambiente, che aumentano produttività, sicurezza e profitti. È anche uno dei terreni di scontro geopolitico, soprattutto tra USA e Cina. Una gara, non solo tecnologica ma anche economica. Dei ricaschi sul mercato italiano ne abbiamo parlato con Alessandra Bottari, Business Innovation Manager di Asc27

Dottoressa, lei lavora per una start up innovativa specializzata in Intelligenza Artificiale nata proprio sotto pandemia. Ci spiega le ragioni di una decisione così in controtendenza mondiale?

È stata una decisione lungimirante di Nicola Grandis, Ceo di Asc27.

Ha avviato una start-up in un momento in cui il mondo si trovava ad affrontare sfide senza precedenti perché ha saputo riconoscere il potenziale rivoluzionario dell’IA nel risolvere molte delle problematiche emergenti e nell’aprire nuove opportunità. Durante la pandemia era importante offrire soluzioni all’avanguardia per settori come quello televisivo, la logistica, la Pubblica Amministrazione, l’industria 4.0, la sicurezza, l’energia, la sanità, l’editoria.

La pandemia ha accelerato la trasformazione digitale in vari settori. Abbiamo colto l’opportunità di guidare questa trasformazione, mettendo a disposizione soluzioni che risolvessero problemi specifici di mercato. Inoltre, l’interesse crescente verso questa disciplina ha portato a un aumento delle risorse qualificate disponibili, che ci ha permesso di selezionare talenti di spicco

Ma avete dovuto fare i conti con i rincari dei prezzi e una logistica difficoltosa. Come avete fatto?

Il Governo italiano e le istituzioni europee hanno dimostrato un forte sostegno all’innovazione durante la pandemia, un ambiente favorevole per le start-up che operano in questo settore, offrendo opportunità di finanziamento, programmi di accelerazione e partnership con le istituzioni pubbliche.

Secondo l’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia è cresciuto del 27% nel 2021, raggiungendo quota 380 milioni di euro e sforando i 500 mln di euro nel 2022, oltre il 32% in più rispetto al 2021. Quali sono le prospettive per il futuro?

Questi dati riflettono una crescente consapevolezza del potenziale dell’IA per migliorare la produttività, l’efficienza e la competitività. Le imprese possono puntare sull’Intelligenza Artificiale per risolvere problemi complessi, migliorare i processi decisionali e consentire l’automazione di attività ripetitive, liberando così risorse che possono concentrarsi su attività ad alto valore aggiunto. Le prospettive per il settore e aziende come la nostra continuano ad essere estremamente promettenti.

Sempre secondo l’Osservatorio, emerge un forte divario nell’adozione dell’Intelligenza Artificiale tra le grandi aziende e le PMI, perché 6 su 10 delle prime hanno avviato almeno un progetto di AI contro appena il 6% di quelle più piccole. Quali sono, secondo lei, le principali barriere e le opportunità che, invece, avrebbero le PMI nel riuscire a sfruttare il potenziale dell’AI?

È un fenomeno comune in molti altri Paesi.

Le PMI hanno risorse finanziarie limitate, investire in progetti di IA è costoso. Le PMI potrebbero non avere accesso alle competenze necessarie o potrebbero trovare difficile competere nel l’attrazione di talenti qualificati nel campo dell’IA. In ASC27, riteniamo che il talento attiri talento, non cerchiamo impiegati ma creativi. Le PMI potrebbero non riuscire ad accedere a grandi quantità di dati o potrebbero non avere una solida infrastruttura per la raccolta, l’archiviazione e la gestione dei dati. Questo può limitare la loro capacità di utilizzare appieno le potenzialità dell’IA.

In ASC27 abbiamo investito nella creazione di una pipeline di qualità per la generazione dei dataset, mi faccia dire addirittura anticipando quello che adesso l’AI ACT richiede a tutti i fornitori di soluzioni basate su AI.

Tuttavia, ci sono anche opportunità uniche nel riuscire a sfruttare il potenziale dell’IA. Che strategie si potrebbero suggerire alle PMI per superare gli ostacoli?

Competere attraverso l’agilità e la flessibilità. Noi abbiamo optato per una organizzazione snella e pronta ad adattarsi ai cambiamenti e alle nuove tecnologie. Questa agilità ci consente di sfruttare le opportunità in settori specifici o nicchie di mercato. Si può, poi, puntare su partnership, sullo scambio di idee e sulla collaborazione con altre aziende, istituti accademici o fornitori di soluzioni AI specializzate.

Attraverso questa collaborazione, ASC27 accede a competenze e risorse esterne che altrimenti potrebbero non essere disponibili internamente. Non potendo competere con giganti come Microsoft, possiamo superarli in settori di nicchia, dove l’IA può essere applicata. Ciò comporta, inoltre, l’accesso a dati specifici del settore. Questa conoscenza è per noi un vantaggio prezioso poiché l’analisi dei dati può portare a intuizioni e risultati più rilevanti per il contesto specifico in cui operiamo.

Google, Microsoft e Facebook continuano a investire enormi quantità di risorse nella ricerca sull’IA. Facilitare un accesso anche alle PMI italiane a questa tecnologia significherebbe per il sistema Paese restare competitivi nel mercato globale. Lo Stato dovrebbe partecipare attivamente a tale sviluppo?

Un possibile approccio potrebbe prevedere il ruolo chiave dello Stato nel promuovere l’innovazione nell’IA attraverso il sostegno finanziario e programmi di accelerazione, facilitando la collaborazione tra il settore pubblico e privato.

Questo favorirebbe la creazione di un ecosistema innovativo in cui le PMI italiane possano applicare soluzioni AI. Attraverso programmi di sostegno e incentivi lo Stato potrebbe aiutare le PMI a formare e attrarre talenti, fornendo accesso a risorse tecniche e agevolando la condivisione di conoscenze e best practice.

Questa partecipazione dello Stato nello sviluppo dell’IA può contribuire anche a proteggere gli interessi nazionali in termini di sicurezza, etica e governance. Attraverso l’adozione di standard elevati di sicurezza dei dati, la promozione della trasparenza e della responsabilità nell’utilizzo dell’IA e lo sviluppo di politiche e regolamentazioni adeguate, lo Stato può svolgere un ruolo di garante per l’adozione responsabile e sostenibile dell’IA nell’ecosistema delle PMI italiane.

L’AI Index Report 2023 dello Stanford Institute for Human-Centered Artificial Intelligence (HAI) rileva che gli investimenti globali nell’AI stanno aumentando rapidamente e si prevede che raggiungeranno i 98 miliardi di dollari entro il 2023. Il rapporto del 2022 ha evidenziato un boom degli investimenti nell’AI, l’aumento delle capacità tecniche e una diminuzione dei costi. Quali sono i Paesi più attivi e competitivi nel settore e come si colloca l’Italia?

Gli Stati Uniti sono i leader nell’IA, con aziende come Google, Microsoft e IBM e centri di ricerca accademica innovativi come il MIT Stanford. Anche la Cina sta da tempo investendo massicciamente con grandi progressi nel riconoscimento facciale, nell’elaborazione del linguaggio naturale e nella robotica. Alibaba, Baidu e Tencent sono attive nello sviluppo di soluzioni basate sull’IA. In Canada le Università di Toronto e di Montreal hanno svolto un ruolo significativo nella formazione di talenti e nella ricerca nell’ambito dell’IA. Inoltre, il Canada ha attirato investimenti di grandi aziende tecnologiche per stabilire centri di ricerca in AI. Il Regno Unito ha una solida reputazione con istituti di ricerca di alto livello come le Università di Oxford e di Cambridge. L’AI sector deal, un accordo strategico tra Governo e settore privato, ha contribuito a promuovere la ricerca, l’innovazione e l’adozione dell’IA nel Paese. Il Giappone è un altro paese all’avanguardia, con aziende come Toyota, Sony e Hitachi. Il governo giapponese ha anche lanciato la Strategia di Innovazione Sociale per promuovere l’IA. L’Italia ha fatto importanti progressi, ma la sua posizione competitiva nell’AI è ancora in fase di sviluppo.

In che modo l’Italia potrebbe migliorare la propria posizione?

Per migliorare sono necessari un maggiore sostegno governativo, investimenti in ricerca e sviluppo, nonché una maggiore collaborazione tra il settore pubblico e privato per favorire l’innovazione e l’adozione dell’IA nel Paese. Nel report che ha citato ci sono almeno tre spunti che potrebbero aiutarci a riflettere. Il primo è relativo all’opinione del cittadino medio sull’IA per Paese. Tra quelli del blocco occidentale siamo tra coloro che guardano con minore fiducia all’IA. Che questo sia un freno all’economia basata su soluzioni di IA?

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