Mancano due giorni all’esame di maturità che quest’anno riguarderà 536mila candidati all’esame di Stato. Un numero più basso dopo l’emergenza Covid, soprattutto per quanto riguarda il numero di studenti che hanno raggiunto le competenze adeguate: 52% gli studenti delle V superiori che nel 2022 hanno raggiunto un livello di competenza almeno adeguato in italiano, contro il 64% del 2019.
Dopo la pandemia si torna al passato
Le prove di maturità 2023 rappresentano un progressivo ritorno alla normalità, anticipato già nell’anno precedente dal ripristino delle prove scritte. La prima prova sarà uguale per tutti in tutta la Penisola. Serve a verificare la padronanza nella lingua italiana e le capacità logiche, espressive e critiche dei candidati, attraverso la scelta tra 7 tracce di ambito artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale. La seconda prova varia in base all’indirizzo di studi, ma quest’anno è comunque definita a livello nazionale, mentre l’anno scorso le tracce erano elaborate dalle singole commissioni d’esame. Il ministero ha predisposto un motore di ricerca per verificare le diverse discipline previste a seconda del percorso di istruzione. Solo in alcuni casi specifici, come per esempio nelle scuole della Valle d’Aosta e della provincia autonoma di Bolzano, è prevista una terza prova. La maggioranza degli studenti sosterrà direttamente un colloquio multidisciplinare di fronte alla commissione d’esame.
Valutati anche i percorsi per le competenze trasversali
La novità è che nel colloquio il candidato espone anche l’esperienza di Pcto, cioè i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento effettuati nel percorso degli studi. Per quest’anno, però, è prevista una deroga al riguardo: lo svolgimento delle attività di Pcto non è, infatti, un requisito di ammissione agli esami. Resta, invece, requisito essenziale per l’ammissione lo svolgimento dei test Invalsi, ma non influisce sui risultati della maturità. I risultati dei maturandi 2023 saranno diffusi nelle prossime settimane, e sarà necessario monitorarli per capire se il livello di apprendimento è migliorato dopo il crollo successivo all’emergenza pandemica. Secondo il sito Openpolis, che dedica un approfondimento a questi esami, “le prove di maturità, ma in generale il livello di competenza con cui vi si arriva, riguardano i ragazzi e le loro prospettive. Ma non c’è solo questo. Sul tavolo c’è anche la capacità del sistema educativo di formarli e, soprattutto, le prospettive dell’intero Paese”.
Studenti di famiglie con status socio-economico-culturale raggiungono punteggi più alti
Dalle analisi di Openpolis si evince che nelle prove del 2022 le ragazze e i ragazzi raggiunsero la V superiore con un forte bagaglio di disuguaglianze in termini di apprendimento. “Disparità educative che non sono nuove e che ne incrociano altre. Da quelle di genere alla condizione sociale della famiglia di origine, dalla cittadinanza al tipo di percorso di studi intrapreso. Fino al territorio di residenza.
Confermando tendenze già emerse nelle prove del passato”. Secondo il sito, rispetto al primo divario, quello legato all’origine familiare, gli studenti con alle spalle una famiglia di status socio-economico-culturale alto raggiungono un punteggio medio di 202,6 in italiano. La quota scende a 191,3 tra quelli di famiglie di condizione medio-alta e a 185 in quelle medio-basse. Tra gli studenti con le famiglie più svantaggiate crolla a 171: oltre 30 punti in meno dei coetanei avvantaggiati. 31,6 i punti che separano gli studenti di condizione familiare migliore da quelli più svantaggiati nelle prove Invalsi di italiano in V superiore.
Divari per origini familiari, cittadinanza, genere e territorio
Anche la scelta della scuola superiore tende a riprodurre i divari sociali di partenza: i figli di lavoratori esecutivi sono la maggioranza relativa dei diplomati nei professionali e nei tecnici, mentre sono una minoranza nei licei. Lo stesso vale, a parti invertite, per chi proviene da una famiglia di classe elevata. Senza contare gli altri divari, legati alla cittadinanza, al genere, al territorio e a come si incrociano tra loro. Nei licei scientifici, classici o linguistici le ragazze all’ultimo anno hanno raggiunto un punteggio medio di 210 nei test di italiano, oltre 60 punti in più dei maschi negli istituti professionali. E anche dal punto di vista territoriale le distanze rimangono profonde. Tra ragazze e ragazzi che l’anno scorso sono arrivati alla fine delle superiori, solo il 52% ha conseguito un livello di apprendimento adeguato in italiano. Un dato che conferma quello dell’anno precedente (2021), in significativo peggioramento rispetto all’ultimo test prima della pandemia. E che comunque lascia trasparire una criticità di ben più lungo periodo rispetto all’emergenza stessa.