giovedì, 19 Dicembre, 2024
Società

Busia (Anac): “Sono troppe 26.500 stazioni appaltanti”

Una relazione annuale molto attesa quella dell’attività dell’Autorità Nazionale Anticorruzione letta ieri dal presidente Giuseppe Busia alla Camera dei Deputati. Tra i temi affrontati non poteva mancare il Pnrr e la necessità di una sua rinegoziazione. Secondo il numero uno dell’Anac  non tutti gli investimenti hanno la stessa urgenza e per questo motivo “possono essere utilmente spostati su altri finanziamenti europei”. Busia ha inoltre detto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza necessita di massima trasparenza e controllabilità dei progetti e dello stato degli investimenti.

Il Codice Appalti

Altro argomento sentito, quello sul nuovo Codice Appalti, il testo in grado di disciplinare i rapporti tra la pubblica amministrazione e le società incaricate a svolgere determinate opere pubbliche. Per Busia nella normativa ci sono eccezioni e scorciatoie pericolose e si è soffermato sulle deroghe che non possono diventare regole: “Sorprende che per velocizzare le procedure – le sue parole – si ricorra a scorciatoie certamente meno efficienti, e foriere di rischi. Tra queste, l’innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti, specie per servizi e forniture, o l’eliminazione di avvisi e bandi per i lavori fino a cinque milioni di euro”.

Le stazioni appaltanti

Vigoroso il richiamo del presidente alla competenza delle stazioni appaltanti (le pubbliche amministrazioni aggiudicatrici che affidano appalti pubblici di lavori o forniture) indispensabile per la modernizzazione dell’Italia e raggiungere standard europei. “Solo le amministrazioni in grado di utilizzare le più evolute tecnologie possono gestire le gare più complesse e procedure quali project financing e dialogo competitivo”. Le potenzialità insite nella riforma – secondo Busia – sono state, tuttavia, limitate innalzando a 500.000 euro la soglia oltre la quale è obbligatoria la qualificazione per l’affidamento di lavori pubblici, col risultato di escludere dal sistema di qualificazione quasi il 90% delle gare espletate. “Non possiamo più sostenere un’architettura istituzionale in cui tutte le 26.500 stazioni appaltanti registrate possano svolgere qualunque tipo di acquisto, a prescindere dalle loro capacità. Occorre una drastica riduzione del loro numero, unitamente alla concentrazione delle procedure di affidamento in alcune decine di centrali di committenza specializzate, diffuse sul territorio, che diventino centri di competenza al servizio delle altre stazioni appaltanti”. Una necessità, per il presidente, non solo per rispondere all’obiettivo posto dal Pnrr, ma anche per assicurare procedure rapide, selezionare i migliori operatori e garantire maggiori risparmi nell’interesse generale.

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