L’alluvione con il suo carico di vittime, la solidarietà e l’impegno a ricostruire. Sono i fatti che impongono a sostenere tutte le azioni di aiuto verso una popolazione allo stremo e un territorio che è il cuore produttivo dell’Italia. L’impegno del Paese c’è e lo confermano le tante azioni di volontariato e le testimonianze di affetto.
Prevenzione unica arma
Tutto questo non deve farci dimenticare le cause di un disastro che nel caso del dissesto idrogeologico è annunciato in tutta la penisola. In luoghi urbani così in quelli isolati, lungo le face litoranee, o quelle collinari e montane, si vive di questo senso di premonizione della sciagura. Quindi ben venga il Piano contro il dissesto idrogeologico annunciato dal ministro per la Protezione civile Nello Musumeci che, come riportato dal nostro giornale, dovrà essere attuato in un anno. Resta infatti la prevenzione unica arma contro il dissesto e i lutti.
Le sciagure e i ritardi
Su questo tema aggiungo una mia riflessione politica ed istituzionale perché anch’io 13 anni fa ero stato investito di un ruolo di Governo, quello di Sottosegretario con delega all’Ambiente. Correva l’anno 2010, proposi un grande Piano di intervento contro il dissesto idrogeologico. Il progetto
era articolato in più iniziative con l’obiettivo della messa in sicurezza delle aree a rischio e di lavorare alla prevenzione lungo l’intero territorio nazionale. I fondi c’erano, ed erano quelli messi a disposizione dell’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti. Potevamo contare su 800 milioni di euro assegnati al Ministero dell’Ambiente per prevenire il dissesto idrogeologico.
Il Piano accantonato
Allora, come Sottosegretario all’Ambiente, oltre a definire il perimetro degli interventi proposi l’assunzione di 10 mila esperti. Una grande task force a servizio di tutti i Comuni in grado di fare analisi dettagliate di prevenzione e delle opere da realizzare. Mi prodigai per l’assunzione di ingegneri, geologi, architetti, speleologi.Soprattutto, il Piano si sarebbe avvalso delle energie dei giovani da coinvolgere nello sviluppo dei progetti e dei lavori. Per l’occasione era stato previsto un contratto annuale, con stipendi remunerativi, più rimborsi spese per gli spostamenti. Il Piano prevedeva come primo passaggio una mappatura nazionale delle aree che più destavano preoccupazione, successivamente sarebbe scattato l’intervento di aziende italiane, in questo settore abbiamo delle vere eccellenze. Ditte esperte nel settore che sono molto richieste all’estero.
Un rinvio inspiegabile
Sembrava nel 2010 che tutto stesse per partire. Le risorse economiche c’erano: oltre agli 800 milioni, c’erano 300 milioni dei fondi europei assegnati alle Regioni e non spesi. Altri fondi sarebbero arrivati anche da Bruxelles per le opere da realizzare. Le risorse superavano quindi il miliardo. I vertici del Ministero dell’Ambiente, tuttavia, decisero diversamente. Personalmente non capii il motivo dell’improvviso dietrofront. Non lo compresi allora e nemmeno oggi mi so dare spiegazioni di quell’ improvvido stop. Gli 800 milioni furono distribuiti in accordo con le Regioni a pioggia per mini e micro progetti locali. Andò dispersa una visione generale di ciò che serviva e di ciò che bisognava realizzare. Il Piano di mappatura venne accantonato. I problemi però rimasero e ne abbiano notizia dai fatti di cronaca. Oltre alle disgrazie bisogna soffermarci anche sui costi. Si calcola che solo per una parte dei territori alluvionati tra Bologna, Ravenna e Cesena serviranno miliardi per il ripristino della normalità.
Territori sempre più fragili
Le frane e smottamenti di Ischia, l’alluvione dell’Emilia Romagna: sono drammi e ferite che potevano essere arginate se non evitate. Oggi i problemi sono ancora più drammatici. Il rapporto Ispra sul Dissesto idrogeologico illustra bene i pericoli, il 94% dei Comuni è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera. Una pericolosità aumentata in modo esponenziale. “oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta pericolosità” scrive l’Ispra
Il Cdm, gli aiuti e i giovani
Martedì prossimo si terrà il Consiglio dei ministri per mettere a punto interventi e risorse. La volontà del Governo di intervenire è massima. Lo è anche quella del premier Giorgia Meloni che dal G7 ha seguito costantemente l’evoluzione della tragedia. Anche le opposizioni ad iniziare dal Pd sono determinate a rinunciare alle polemiche per concentrarsi su un approccio e un’ attenzione nuova sui rischi naturali e dare sicurezza alle aree ad alta instabilità e pericolosità. Insistiamo di nuovo per una mappatura puntuale del territorio. Ben venga il Piano contro il dissesto che sarà presentato dal ministro Musumeci. Spero solo si realizzi davvero e che i lavori siano affidati a imprese italiane, e soprattutto, siano coinvolti tanti giovani. Tocca a loro essere protagonisti e rimediare ai troppi errori commessi nel passato.