lunedì, 16 Dicembre, 2024
Cultura

Roma. La Gnam celebra Gabriele Mayer

150 fotografie, 250 bozzetti dei costumi di scena di spettacoli teatrali e film, centinaia di campioni dei tessuti serviti per realizzarli. Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma (GNAM)è stata inaugurata la mostra “Gabriele Mayer – La misura dell’invenzione. Arte e mestiere di un sarto costumista”, ospitata dalla), in programma fino al 18 giugno. Un archivio oggi digitalizzato a seguito della donazione di Gabriele Mayer alla GNAM, avvenuta nel 2020, curata da Lucia Masina. “La mostra celebra il lavoro di un maestro dell’arte del costume – ha spiegato la Masina -, protagonista di un’intensa e luminosa carriera che ha spaziato per 60 anni dal cinema al teatro fino alla televisione”.

Mayer è stato un protagonista dagli anni Sessanta, collaborando a numerose produzioni cinematografiche, teatrali e televisive.
Ripercorrere il suo lavoro significa scoprire un mondo di maestranze di alta qualità, custodi di un sapere artigiano antico e prezioso, come quelle che hanno lavorato nella sartoria di cui è stato titolare e che hanno contribuito alla fortuna di attori e registi. Il costumista ha, infatti, vestito molti personaggi famosi della televisione italiana, tra cui appunto Raffaella Carrà, Milva, Mina, Heather Parisi, Lorella Cuccarini e il trio Solenghi, Lopez, Marchesini. In particolare Mayer, durante la presentazione dell’evento, ha voluto ricordare Renato Zero come un grande personaggio che non ammetteva deroghe alla cura della sua immagine e che disegnava da solo i suoi abiti di scena.

Ad impreziosire la mostra, la presenza di circa 70 costumi e abiti di scena prodotti negli anni da Mayer, tutti provenienti dalla collezione della sartoria theOne Costumes, prestati per l’occasione. Tra questi, gli iconici abiti del film Marie Antoinette di Sophia Coppola, i costumi per il Macbeth di Paolo Tommasi e i Centauri per l’omonimo spettacolo di Luca Ronconi.

Dai primi anni del boom economico italiano alla crisi degli Anni ’70 e ’80, la mostra rappresenta un’interessante ricostruzione della storia sociale e culturale del Paese. Lo fa attraverso una selezione di costumi realizzati da Mayer per la celebre cantante italiana Raffaella Carrà, che ha indossato molti dei suoi abiti più iconici durante la sua carriera durata oltre cinquant’anni, dai costumi luccicanti dei suoi primi spettacoli televisivi negli Anni ’60 ai più sobri abiti degli Anni ’80 e ’90, offrendo un’ampia panoramica della moda italiana nel corso delle ultime sei decadi. La vetrina include anche una vasta selezione di schizzi, bozzetti e spiega il contesto culturale in cui i costumi sono stati realizzati.

Gabriele Mayer ha iniziato la sua carriera giovanissimo, all’età di soli 19 anni. Crescendo in una famiglia di sarti ha imparato l’arte senza accorgersene, osservando i suoi genitori al lavoro. Sua madre Giuseppina Matassini era una sarta così come il padre, Giovanni Mayer, sarto e costumista che realizzò i costumi per diversi film di Totò e Gina Lollobrigida.

fonte foto: By NikonZ7II – Own work, CC BY-SA 4.0,
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=115281930

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