Contrari al salario minimo per legge. Lo sono con determinazione Confartigianato, Cna, Casartigiani che in un’audizione davanti alla Commissione Lavoro della Camera che dicono no alle proposte di legge in materia di giusta retribuzione e salario minimo. “Un intervento legislativo in tema di retribuzioni”, hanno sottolineato le Confederazioni artigiane, “provocherebbe una serie di disfunzioni: dal rischio di fuga dalla contrattazione collettiva alla mancata valorizzazione della contrattazione di secondo livello e del welfare di bilateralità, fino alla complessità di determinare un salario minimo che comprenda gli elementi che compongono la retribuzione differita (ferie, permessi, Rol, quota del Tfr, welfare, bilateralità) e che tenga conto delle differenze tra i contratti riguardanti settori diversi”.
Scelta improponibile
In particolare, a giudizio di Confartigianato, Cna e Casartigiani, l’introduzione di un salario minimo legale è improponibile poiché osservano, “nel caso in cui fosse inferiore a quello stabilito dai contratti collettivi, ne favorirebbe la disapplicazione e”, sottolineano, “qualora fosse più alto, si creerebbe uno squilibrio nella negoziazione degli aumenti salariali. In entrambi i casi, il risultato sarebbe un peggioramento delle condizioni dei lavoratori”.
Contrattazione collettiva
Inoltre, altro aspetto sollevato da Confartigianato, Cna, Casartigiani, il salario minimo per legge vanificherebbe gli sforzi della contrattazione collettiva per individuare “soluzioni alle mutevoli esigenze organizzative e di flessibilità delle imprese e rischierebbe di colpire tutele collettive e sistemi di welfare integrativi in favore dei dipendenti, come quelli applicati nei settori dell’artigianato e delle Pmi”.
Più garanzie con il Ccnl Secondo le tre Confederazioni si aprirebbe il caso dei contratti collettivi sulle prestazioni bilaterali che determinano vantaggi economici per i dipendenti ben superiori alla sola quota di contribuzione.
Le tre Confederazioni infine insistono, invece, per estendere il più possibile “l’integrale applicazione del contratto collettivo e contrastare il dumping contrattuale, attraverso una normativa che incentivi l’applicazione dei contratti di qualità, e potenziando la vigilanza ispettiva”.