Secondo quanto è emerso nel corso dei lavori dell’iniziativa promossa dal Patronato Inac della Cia-Agricoltori Italiani, nel 2022 le denunce di malattie professionali in agricoltura sono cresciute del 9,5%, riguardando 10.041 soggetti, contro i 9167 dell’anno precedente. Dai dati Inail emerge che l’agricoltura si colloca al secondo posto in questa triste classifica, preceduta solo dal comparto industriale dove le malattie professionali riconosciute nel 2022 sono state oltre 50.000.
“Dal nostro monitoraggio abbiamo potuto rilevare il proliferare di patologie tra i lavoratori del comparto agricolo, purtroppo anche terribili, come l’asma e i tumori alla cute, trachea e pleura. Addirittura, si stanno affacciando malattie che non sono neanche contemplate nelle tabelle di riferimento, utilizzate da Inail”, ha detto il presidente di Inac-Cia Alessandro Mastrocinque. “Rafforzare la sicurezza del settore, avere precise garanzie sulle tutele legate al benessere dei lavoratori agricoli, comprendere il perimetro del sistema assicurativo è la strada obbligata da imboccare per favorire anche l’ingresso di giovani nel comparto. Perché, è bene ricordarlo, il turn over degli addetti nei campi non sale da quel 5/7%, annuo, da decenni”, ha sottolineato il direttore generale di Inac-Cia, Laura Ravagnan.
“Stupisce che nonostante lo scenario inequivocabile rappresentato e supportato dalle cifre, l’agricoltura non venga considerata tra i lavori gravosi e usuranti e per questo sia rimasta tagliata fuori, ad esempio, dai beneficiari dell’Ape Social e della pensione anticipata per i precari. Ma non ci si sono solo le malattie professionali, l’orizzonte che comprende più in generale il tema della sicurezza del lavoro nel campo agricolo, richiede un grande progetto a sostegno della modernizzazione degli strumenti di lavoro da mettere a disposizione degli agricoltori. Forme di aiuti e finanziamenti in tal senso, sono stati attivati negli anni dai Governi italiani e dall’Europa, anche la stessa Inail promuove bandi in tal senso. Il problema è che i sostegni previsti non giungono mai a destinazione di aziende piccole e marginali.
Questo avviene più per mere disfunzioni tecniche più per un disegno complottistico”, ha detto nel corso dei lavori il direttore nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Maurizio Scaccia. Secondo Inac e Cia-Agricoltori Italiani non possono concorrere sulla medesima gara aziende da un ettaro con quelle da 100. Ed a voler essere ancora più pragmatici non si possono mettere in gara imprese che fatturano milioni di euro con chi ha bilanci inferiori ai 15.000 euro. Anche le esigenze di attrezzature tecnologie connesse all’attività sono chiaramente diverse. L’una potrebbe aver bisogno ad un sostegno per un trattore di ultima generazione e l’altra azienda, magari a conduzione familiare, potrebbe aver bisogno di piccoli attrezzi a tecnologia avanzata. Queste ultime piccole realtà -conclude Inac Cia- rappresentano oltre il 70% del totale delle imprese agricole italiane.