giovedì, 14 Novembre, 2024
Esteri

Il “gioco” della Cina per la pace in Ucraina

Venerdì scorso, il Ministero degli Esteri cinese ha pubblicato un “Position Paper” di 12 punti che spiega il punto di vista di Pechino su come vede una soluzione a quella che chiama la “crisi ucraina”, non riuscendo a definirla una guerra. Tutti stavano aspettando di vedere se la posizione ufficiale cinese si sarebbe spostata verso una delle parti in conflitto. Ovviamente così non è stato. La Cina sa “mettere le uova in panieri diversi”, spesso sostenendo contemporaneamente più parti nelle controversie regionali, ma negli ultimi anni il governo cinese si trova in una fase acuta di conflitto con gli Stati Uniti, il che spinge Pechino a sostenere i governi anti-occidentali, compreso quello russo.

Volendo comunque essere ottimisti, qualche timido segnale positivo potrebbe essere colto nella posizione ufficiale cinese. Innanzitutto, Pechino ha reso pubblico il suo documento cinque ore dopo che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva approvato la risoluzione ucraina. Questo di per sé potrebbe essere visto come un segnale positivo, perché all’inizio si sospettava che le autorità cinesi avrebbero avanzato il proprio progetto come alternativo a quello ucraino, il che avrebbe potuto ridurre notevolmente il numero di voti a favore della proposta ucraina.

Il documento di Pechino, però, non è un vero e proprio “Piano di pace”. Più che altro definisce la posizione che la leadership cinese dovrebbe mantenere in futuro sulla questione della guerra della Federazione Russa contro l’Ucraina. Quattro dei dodici punti contenuti nel documento potrebbero risultare di un certo interesse.

La proposta cinese, per esempio, stabilisce che “vada rispettata la sovranità di tutti i Paesi. Il diritto internazionale universalmente riconosciuto, compresi gli scopi ed i principi della Carta delle Nazioni Unite, deve essere rigorosamente osservato. La sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti i Paesi devono essere efficacemente sostenute. Tutti i Paesi, grandi o piccoli, forti o deboli, ricchi o poveri, sono ugualmente membri della comunità internazionale. Tutte le parti dovrebbero sostenere congiuntamente le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali e difendere l’equità e la giustizia internazionali. Dovrebbe essere promossa un’applicazione paritaria e uniforme del diritto internazionale, mentre i doppi standard devono essere respinti”.

Nel documento, inoltre, la Cina “si oppone agli attacchi armati contro le centrali nucleari o altri impianti nucleari pacifici e invita tutte le parti a rispettare il diritto internazionale, inclusa la Convenzione sulla sicurezza nucleare (CNS), ed evitare risolutamente incidenti nucleari provocati dall’uomo. La Cina sostiene l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) nello svolgere un ruolo costruttivo nella promozione della sicurezza e della protezione degli impianti nucleari pacifici”.

Per Pechino le armi nucleari “non devono essere utilizzate e le guerre nucleari non devono essere combattute. La minaccia o l’uso di armi nucleari dovrebbe essere contrastata. La proliferazione nucleare deve essere prevenuta e la crisi nucleare evitata. La Cina si oppone alla ricerca, allo sviluppo e all’uso di armi chimiche e biologiche da parte di qualsiasi Paese e in qualsiasi circostanza”.

Uno dei 12 punti sottolinea poi l’importanza di “facilitare le esportazioni di grano. Tutte le parti devono attuare pienamente ed efficacemente, in modo equilibrato, l’iniziativa per i cereali del Mar Nero firmata da Russia, Turchia, Ucraina e Nazioni Unite e sostenere le Nazioni Unite affinché svolgano un ruolo importante in tal senso. L’iniziativa di cooperazione sulla sicurezza alimentare globale proposta dalla Cina fornisce una soluzione fattibile alla crisi alimentare globale”.

Come detto, la Cina però cerca di proseguire nella sua politica di equidistanza, che tale – allo stato delle cose – non risulta essere. Non mancano, infatti, ammiccamenti alla Russia di Putin, laddove – nel documento del Ministero degli Esteri cinese – si legge: “La sicurezza di una regione non dovrebbe essere raggiunta rafforzando o espandendo i blocchi militari”, di fatto sostenendo l’affermazione russa secondo cui la guerra sarebbe scoppiata per impedire all’Ucraina di aderire alla NATO.

Non meno contraddittorio il punto successivo del piano cinese che dice: “Tutte le parti devono…evitare di alimentare il fuoco e di aggravare le tensioni”. Oltretutto, il documento non dice mai specificamente che la Russia dovrebbe ritirare le sue truppe dall’Ucraina, e condanna anche l’uso di “sanzioni unilaterali”, in quella che è vista come una critica agli alleati occidentali dell’Ucraina.

Rispetto a questi aspetti non mancano in Europa le critiche nei confronti della retorica di Pechino. “Il piano della Cina è vago e non offre soluzioni”, dice Ivana Karásková, che dirige il think tank China Observers in Central and Eastern Europe con sede a Praga. “Il piano prevede che la Russia e l’Ucraina affrontino da sole la questione, il che gioverebbe solo alla Russia; La Cina continua a opporsi a quelle che chiama sanzioni unilaterali e chiede che le sanzioni siano approvate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – beh, dato che l’aggressore è un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con diritto di veto, questa affermazione è al di là del ridicolo”.

Anche i leader occidentali danno una fredda risposta al piano della Cina per i colloqui di pace in Ucraina.

Nabila Massrali, portavoce della politica estera dell’UE, ha detto nel corso di una conferenza stampa: “La posizione della Cina si basa su un’attenzione mal riposta ai cosiddetti ‘legittimi interessi e preoccupazioni di sicurezza’ delle parti, implicando una giustificazione per l’invasione illegale della Russia e offuscando i ruoli dell’aggressore e dell’aggredito”.

Che Pechino sia un alleato strategico chiave della Russia, che vede come un utile partner contro l’Occidente e la NATO, lo confermano anche le parole del Segretario di Stato americano Antony Blinken, il quale ha affermato che le aziende cinesi stanno già fornendo aiuti “non letali” alla Russia, aggiungendo che “ci sono indicazioni che la Cina stia valutando l’invio di armi”, circostanza che Pechino nega.

La Cina è un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la sua posizione potrebbe risultare importante per l’Ucraina. L’incaricato d’affari ucraino per la Cina, Zhanna Leshchynska ha affermato di aspettarsi che la Cina sia più attiva nel sostenere il suo Paese. “Speriamo che sollecitino anche la Russia a fermare la guerra e ritirare le sue truppe”, ha detto, aggiungendo che al momento non vede la Cina come un sostenitore degli sforzi ucraini.

Il Consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak – con riferimento al “paper cinese” – ha commentato: “Se si pretende di essere un attore globale non si offre un piano irrealistico”.

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato di voler incontrare il leader cinese Xi Jinping,  ma al momento le autorità cinesi non hanno risposto pubblicamente. “Voglio davvero credere che la Cina non fornirà armi alla Russia” ha detto il Presidente ucraino.

Non resta che vedere se le autorità cinesi faranno, o meno, cadere nel vuoto l’appello di Zelensky per capire quali siano le reali intenzioni di Pechino.

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