lunedì, 16 Dicembre, 2024
Politica

Le “rivoluzioni” di Nicola e Luigino

“La rivoluzione è una cosa scomoda” dice Luciano De Crescenzo in “Così parlò Bellavista” rivolgendosi al vice sostituto portiere Salvatore (Benedetto Casillo), al netturbino Saverio (Sergio Solli) e al buontempone Luigino il poeta (Gerardo Scala) che lo accompagnano mentre raggiunge il suo appartamento, deplorando i cambiamenti imposti dal nuovo inquilino milanese Cazzaniga interpretato da Renato Scarpa.

Il “professore Bellavista”, in effetti, ha ragione, nel senso che ogni sconvolgimento di abitudini è traumatico, ma in certi casi può essere considerato quasi salutare.

Basta osservare lo scenario politico attuale.

Due forze, in particolare, si avviano verso un sovvertimento degli attuali equilibri: il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle.

Per i dem ha parlato il segretario Nicola Zingaretti, annunciando un congresso per la rifondazione del più grande partito del centrosinistra: “Dobbiamo rivolgerci alle persone, non alla politica organizzata. Dobbiamo aprirci ai movimenti che stanno riempiendo le piazze in queste settimane”.

Un modo, insomma, per aprire più che alle “sardine”, al variegato mondo che gira intorno a questo fenomeno, ai sindaci ed a tutti coloro, compresi i “grillini” delusi, che non condividono la strada sovranista e populista tracciata da Salvini.

Per quanto beffardo possa sembrare il destino, anche il Movimento 5 Stelle ha bisogno di una “rigenerazione” che dovrebbe arrivare con gli “Stati generali” di marzo.

È innegabile che l’esperienza di governo si sia rivelata più difficile del previsto per colpa di un mix micidiale di ingenuità e di inesperienza politica. Senza dimenticare il fatto che manca del tutto un luogo fisico per la elaborazione collegiale delle strategie ed è assente il radicamento sul territorio.

La polemiche e le defezioni che si sono registrare hanno messo in discussione la leadership del “capo politico” Luigi Di Maio il quale, almeno secondo le indiscrezioni circolate, dovrebbe essere affiancato dalla sindaca di Torino, Chiara Appendino.

Questo, dunque, il quadro delle due forze trainanti della maggioranza di governo.

Una piccola riflessione si impone.

Al di là dei nomi che si fanno, l’auspicio degli osservatori della scena politica è che si tratti, per entrambi, di una svolta vera e non di una mera operazione di facciata.

Lo impongono lo scenario internazionale – nel quale l’Italia sembra avere assunto un ruolo di secondo piano – e la necessità e l’urgenza con cui devono essere affrontate alcune questioni fondamentali per il futuro del paese.

Gli esperti dei flussi elettorali sanno bene che parte della società civile si è, da tempo, eclissata ed ha rivolto le proprie attenzioni ad altre forme di impegno, disertando il voto.

Questi concittadini attendono una proposta seria basata su opzioni chiare come la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, la lotta senza quartiere alle mafie ed alla corruzione della pubblica amministrazione, la separazione della sanità dalla politica, il contrasto alla vera evasione fiscale, l’adozione di misure a sostegno delle famiglie e dei disabili.

In altre parole, serve una visione di prospettiva che, almeno finora, non si è palesata ed occorre puntare al coinvolgimento di persone fuori dagli schemi attuali ma dotate delle competenze necessarie per ricoprire ruoli e responsabilità di governo.

È evidente che la direzione che prenderà questo percorso dipenderà dall’esito del voto regionale in Emilia Romagna, nel senso che l’eventuale vittoria dell’aspirante governatrice della Lega avrebbe il valore di un avviso di sfratto nei confronti dell’esecutivo attuale.

Non ci resta, dunque, che attendere le prossime settimane per capire se gli annunci degli ultimi giorni resteranno tali…

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