L’Istat rivela che nel 2022 l’intensa stagione ha portato al recepimento di 33 contratti nazionali collettivi e la crescita delle retribuzioni contrattuali è stata, nella media dell’anno, pari a +1,1%. Il divario tra la dinamica dei prezzi, misurata dall’IPCA (Indice dei Prezzi di Consumo), e quella delle retribuzioni contrattuali è salito a 7,6 punti percentuali, raggiungendo il valore più elevato dal 2001, primo anno di diffusione dell’indicatore dei prezzi armonizzato a livello europeo (in passato il valore massimo era stato raggiunto nel 2012 ed era pari a 1,8 punti percentuali)”.
L’Istat ha reso noto anche che a fine dicembre 2022, i 47 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica hanno riguardato il 50,4% dei dipendenti, circa 6,2 milioni, e corrispondono al 51,2% del monte retributivo complessivo. Nel corso del quarto trimestre 2022 sono stati recepiti 3 contratti nel settore privato (lapidei, gas e acqua aziende private e municipalizzate e assicurazioni), mentre per il settore pubblico si segnala il recepimento dei contratti per il comparto della Presidenza del Consiglio dei ministri (triennio 2016-2018), Regioni e autononie locali, Servizio Sanitario Nazionale e comparto Scuola, Istruzione e Ricerca (tutti e tre relativi al triennio 2019-2021). Nello stesso periodo nessun contratto è scaduto.
I contratti in attesa di rinnovo a fine dicembre 2022 scendono a 26 e coinvolgono circa 6,1 milioni di dipendenti, il 49,6%. Il tempo medio di attesa di rinnovo, per i lavoratori con contratto scaduto, è sceso dai 28,2 mesi di gennaio 2022 ai 24,8 mesi di dicembre 2022. Nella media del 2022, l’indice delle retribuzioni orarie è cresciuto dell’ 1,1% rispetto all’anno precedente.
L’indice mensile delle retribuzioni contrattuali a dicembre 2022 registra un aumento dello 0,1% rispetto a novembre e dell’1,5% rispetto a dicembre 2021; in particolare, l’aumento tendenziale ha raggiunto l’1,5% per i dipendenti dell’industria, lo 0,6% per quelli dei servizi privati e il 2,8% per la pubblica amministrazione. Nel dettaglio, gli aumenti tendenziali più elevati riguardano l’attività dei vigili del fuoco (+11,7%), dei ministeri (+9,3%) e del Servizio Sanitario Nazionale (+6,1%); nessun incremento per commercio, farmacie private e pubblici esercizi e alberghi.