sabato, 22 Febbraio, 2025
Lavoro

Intersindacale medica contro l’aumento dell’età pensionabile a 72 anni

Lavorare fino a 72 anni? I medici non ci stanno e sottolineano, criticamente come l’ipotesi era stata già bocciato dalle Associazioni di categoria. A sollevare il problema sono una ventina di sigle sindacali e di categoria che fanno quadrato contro il ritorno della estensione dell’età lavorativa e pensionabile.

“Con una coazione a ripetere degna di miglior causa, le forze politiche di maggioranza hanno riproposto”, sottolinea l’intersindacale della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria, “in sede di conversione del decreto milleproroghe, l’aumento a 72 anni dell’età pensionabile dei medici convenzionati e dipendenti, ospedalieri e universitari, già bocciato nella legge di bilancio 2023. Una proposta indecente, un colpo di mano in una sede legislativa inappropriata, un regalo a potenti lobbies universitarie, con il pretesto della grave carenza di medici”.

Primi per età media dei medici

I sindacati a dimostrazione delle loro ragioni, ricordano come il rapporto Ocse 2022 pone l’Italia al primo posto in Europa per l’età media dei medici dipendenti, con il 56% della categoria che ha più di 55 anni, “non è accettabile che l’unica risposta alla carenza di risorse umane sia un espediente”, fa presente l’Intersindacale, “Una proposta del genere non solo non riduce il ricorso alle cooperative per il lavoro notturno e festivo, interessando personale che notoriamente non lavora di notte e di domenica, ma produce congelamento delle carriere e delle assunzioni negli ospedali, con un danno consistente per le donne e i giovani, in un momento in cui il numero di contratti di formazione specialistica registra un notevole incremento”.

Subito interventi strutturali

Per tutte le sigle della dirigenza medica, sanitaria, veterinaria, il Sistema sanitario nazionale ha bisogno di interventi strutturali, “primo tra tutti l’abolizione del tetto di spesa sul personale, che è la madre di tutte le battaglie, per consentire”, sollecita l’intersindacale, “l’immediata assunzione dei giovani medici, anche specializzandi, pronti ad entrare nel Ssn ma, di fatto, dolosamente bloccati proprio da chi ha interesse a sostituirli con i pensionati”.

Proposte lontane dai problemi

“La crisi della sanità pubblica”, commenta e polemizzano i sindacati di categoria, “non si risolve con l’utilizzo di medici ultrasettantenni o il reintegro dei no vax, che, come armi di distrazione di massa, sono la spia della volontà di non affrontare il problema. Nè con il lavoro a cottimo dei medici gettonisti, italiani o stranieri che siano, che mina la sicurezza delle cure aumentando il rischio clinico e l’esposizione (anche assicurativa) dei medici, dirigenti sanitari e veterinari e nel contempo mina la sicurezza dei conti consentendo un uso extra contrattuale di risorse”. “Tantomeno”, prosegue la nota, “si risolve con un metodo di calcolo del fabbisogno di specialisti che, come nel recente documento elaborato da Agenas, mira al massimo ribasso. Interventi del genere non sono accettabili nemmeno con la giustificazione del ‘male minore’”.

Mistificazione della realtà

“Siamo di fronte a elementi di una complessiva mistificazione di una realtà”, accusa l’Intersindacale, “che è fatta di carenza, di posti letto, di personale, di appetibilità del lavoro all’interno del Servizio Sanitario pubblico, di livelli retributivi in media con quelli europei. Carenza che richiede misure che il Governo conosce, ma non vuole applicare”.

“Non c’è più tempo”, concludono le rappresentanze della dirigenza medica e veterinaria, “le toppe sono sempre peggio dei buchi. Le organizzazioni sindacali dei dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ssn fanno appello al Parlamento per bocciare un provvedimento iniquo che confonde il maquillage con la sostanza, provando a nascondere un altro duro colpo alla sanità pubblica”.

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