Non dovremmo mai dimenticare che anche gli italiani sono stati un tempo emigranti e quindi furono immigrati per altri paesi. Il punto è che i popoli da sempre si sono spostati da una parte all’altra del mondo, in cerca di migliori condizioni di vita. L’oppressione politica, la guerra e la povertà sono le prime cause.
Ormai, in questi anni tutti abbiamo avuto modo di accertare che il problema dell’immigrazione non è soltanto politico ma la questione è assai complessa e si presenta come una vera emergenza economica che ci costringe necessariamente a fare delle scelte: scegliere, cioè, quali bisogni soddisfare con i mezzi attualmente a disposizione.
Ci troviamo in una situazione in cui bisogna prontamente trovare delle soluzioni e non perdersi nel polemizzare sulle scelte politiche che hanno generato la situazione attuale. I governi europei hanno creduto di poter evitare l’ingresso a molti richiedenti asilo, perché speravano che molti di loro non avrebbero mai rischiato la loro vita via mare.
La verità è che l’Europa ha sottovalutato la disperazione delle persone, non ci possono essere regole o barriere contro uomini, donne e bambini che cercano di sfuggire alla guerra e alla miseria.
Possiamo rimanere indifferenti difronte alle loro richieste di aiuto? No, non possiamo rimanere a guardare, il nostro dovere morale di accoglienza e solidarietà nei confronti di altri esseri umani ci costringe necessariamente ad agire e pensare a trovare delle soluzioni.
Possiamo anche manifestare il nostro disappunto e la nostra insofferenza nel non autorizzare l’approdo di una nave, come il caso della Sea Watch e alzare il tono ricordando a chi l’avesse dimenticato (Tedeschi e Olandesi) che i confini di un Paese sono sacri, ma queste sono solo parole che non risolvono il problema.
I Paesi Europei se ne devono fare una ragione. Bisogna che l’UE oltre alle numerose iniziative intraprese di carattere legislativo, di controllo e di collaborazione nella ricerca e soccorso, riconosca di fatto e concretamente l’enorme peso economico dell’Italia nel cercare di arrestare i flussi migratori.
Per dare una dimensione sull’incidenza del costo dell’emergenza migranti sulla nostra economia, possiamo far riferimento ai dati messi a disposizione dal Centro studi « ImpresaLavoro » la quale rivela che nel solo triennio 2014-2016 i gli immigrati o migranti sono costati all’Italia oltre 6 miliardi 145 milioni (1 miliardo 399 milioni nel 2014, 2 miliardi 115 milioni nel 2015 e 2 miliardi 629 milioni nel 2016) che corrisponde a circa 300 euro a famiglia.
Inoltre, ci sono da aggiungere i costi degli sbarchi che hanno generato circa 87 milioni di altri costi per la primissima assistenza, ai quali vanno aggiunti 1,2 miliardi di costi militari (pattugliamento delle coste, rafforzamento delle frontiere, le missioni navali e aeree, contributi italiani alle missioni Frontex e EuroForNavMed).
Sempre secondo i dati pubblicati nel Def, la spesa per il soccorso, l’assistenza sanitaria, l’accoglienza e l’istruzione nel 2018 ha raggiunto i 4,3 miliardi di euro. Comunque, per avere un’idea della tendenza in crescita dei costi, basta pensare che queste spese nel 2013 erano pari a soli 460 milioni.