“Kommersant” ha riferito che il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev è arrivato a Teheran dove terrà colloqui con i funzionari iraniani. Fonti locali segnalano che Patrushev è arrivato su invito ufficiale del segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano, Ali Shamkhana.
Le parti intendono discutere lo sviluppo delle relazioni bilaterali e della cooperazione internazionale. Secondo l’ISW (Institute for the Study of War), Patrushev potrebbe discutere dell’acquisto di missili balistici dall’Iran. La parte ucraina accusa l’Iran di fornire droni alla Russia. L’Iran ha ammesso di aver venduto i dispositivi, ma prima dell’inizio delle ostilità. SkyNews ha riferito che la Russia ha fornito all’Iran campioni di armi occidentali in cambio di droni kamikaze e ha anche pagato 140milioni di euro in contanti. Tra le armi occidentali, Mosca ha trasferito all’Iran il missile anticarro britannico NLAW, il missile anticarro americano Javelin e il missile antiaereo Stinger. Denaro e armi sono arrivati in Iran ad agosto.
La Russia ha ricevuto 160 droni nell’ambito dell’accordo. Il nuovo lotto di droni costerà altri 200 milioni di euro.
Nonostante le smentite dei giorni scorsi, la cooperazione in ambito militare russo-iraniana prosegue. Se così fosse risulterebbe confermata la violazione da parte dell’Iran della Risoluzione 2231 (2015) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che vieta i trasferimenti iraniani di alcune tecnologie militari.
Il 16 gennaio 2016, non appena l’Agenzia internazionale per l’energia atomica aveva verificato l’attuazione delle misure relative al nucleare da parte dell’Iran, la maggior parte delle sanzioni UE e ONU erano state revocate. L’UE sospese tutte le sanzioni economiche e finanziarie relative al nucleare. Restavano tuttavia in vigore alcune limitazioni, tra cui le restrizioni al trasferimento di merci sensibili in materia di proliferazione, gli embarghi sulle armi ed i missili balistici e le misure restrittive nei confronti di alcune persone ed entità inserite in elenchi specifici. Alla luce dei recenti accadimenti, forse sarebbe il caso che Bruxelles riconsideri l’adozione di nuove e più pesanti sanzioni.