domenica, 17 Novembre, 2024
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Coldiretti e Filiera Italia: tutelare le produzioni nazionali. Subito il decreto Aiuti contro speculazioni sul gas

Difendere la sovranità alimentare del Paese e scongiurare il rischio concreto di un crack nazionale. È l’appello della Coldiretti al Governo dimissionario e che suona come una richiesta al prossimo esecutivo che
uscirà dal voto del 25 settembre. Secondo Coldiretti e Filiera Italia c’è attenzione da parte della politica e delle Istituzioni verso le necessità del settore. A testimonianza l’incontro congiunto con il ministero dell’Economia Daniele Franco e con quello dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per illustrare i contenuti del decreto aiuti del Governo. “Con la lettera inviata dal presidente del Consiglio Mario Draghi”, scrivono Coldiretti e Filiera Italia, “che ha definito ‘l’agricoltura fondamentale per la nostra economica ed essenziale per la vita di tutti i cittadini’ e ‘il Governo intende continuare a sostenervi con nuovi interventi a favore di famiglie e imprese, anche per il settore agroalimentare’.

Aiuti, intervento immediato

Per le due associazioni delle imprese agricole tuttavia, il varo del decreto aiuti contro il caro energia deve essere fatto rapidamente. Speculazioni e rincari mettono in ginocchio dal campo alla tavola quasi
100mila aziende della filiera agroalimentare italiana. “Serve un intervento immediato”, sottolinea la Confederazione, “che garantisca alle imprese che producono cibo di avere il massimo degli aiuti, anche
attraverso l’aumento del credito d’imposta se questa sarà scelta dal Governo”.

Priorità alla tutela nazionale

“Bisogna difendere la sovranità alimentare del Paese e scongiurare il rischio concreto di un crack nazionale”, spiegano Coldiretti e Filiera Italia, “anche perché si concentrano proprio in questi mesi le produzioni agricole tipiche del Made in Italy e della Dieta Mediterranea con le loro lavorazioni per conserve, succhi e derivati: dagli ortaggi ai legumi, dal vino all’olio, dai salumi e prosciutti Dop ai formaggi, dal latte alla carne fino alla pasta, dalla frutta alle passate di pomodoro usate su tutte le tavole italiane e all’estero”. L’aumento dei
costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne, rivela la Coldiretti, dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari.

I rincari per gli agricoltori

In agricoltura si registrano infatti rincari dei costi che, calcolano Coldiretti e Filiera Italia, vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. “Ma aumenti riguardano l’intera filiera alimentare”, segnala la Confederazione, “con il vetro che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad
arrivare al 70% per la plastica”.

Effetto delocalizzazione

“E’ una situazione di emergenza di guerra che non si può sottovalutare, l’agroalimentare sta pagando un prezzo altissimo per le conseguenze dell’elevato costo dell’energia che nel resto del mondo non è elevato
come in Italia. E se non si interviene con urgenza si rischia la delocalizzazione in altri Paesi, per esempio gli Stati Uniti per le condizioni vantaggiose che offrono, in primis dal punto di vista energetico” afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini nel sintetizzare il grido d’allarme lanciato dal meglio delle industrie
italiane che forniscono cibo in occasione dell’incontro con i ministri Franco e Giorgetti promosso con Filiera Italia a cui aderiscono 80 big del made in Italy”.

Filiera Italia a rischio crack

Anche Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia ha ribadito che: “Senza un intervento drastico ed immediato è l’intero settore a rischiare il crack. Non c’è spazio per attendere fine ottobre e l’arrivo del nuovo Governo per cui abbiamo chiesto al Governo in carica di intervenire in maniera più drastica”. Secondo Scordamaglia è “irresponsabile, l’atteggiamento egoistico che alcuni Paesi continuano a tenere a Bruxelles sula proposta di introdurre un tetto al prezzo del gas rimandata all’incontro deli Capi di Stato di ottobre. Rimandare di un mese il price cap, unica ed inevitabile soluzione alle speculazioni crescenti sul prezzo dell’energia vuol dire non capire che siamo di fatto in uno stato di guerra economica in cui ogni giorno rimangono sul campo imprese e lavoratori. Il tutto per consentire il proseguo di speculazioni da parte soprattutto da parte di Olanda e Danimarca che continuano ad opporsi alla soluzione da tempo proposta da Mario Draghi”.

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