Con 461 voti favorevoli, 157 contrari e 89 astenuti, una maggioranza ampia, superiore a quella che varò la precedente commissione, il Parlamento europeo ha dato via libera alla nuova commissione guidata da Ursula Von Der Leyen.
Nel discorso della Presidente sono emersi punti interessanti e innovativi, come l’esigenza di una nuova strategia per affrontare i fenomeni migratori con la revisione del trattato di Dublino, una politica forte per l’ambiente al fine di contrastare gli eventi disastrosi come quelli che hanno colpito Venezia, le foreste portoghesi e la Lituania, la realizzazione piena dell’unione bancaria e scelte capaci di far fronte ai mutamenti nell’economia e nella società.
Quasi contestabilmente Francia e Germania hanno riproposto, nonostante recenti dissapori, la loro funzione di leadership lanciando la proposta di una conferenza sul futuro dell’Europa al fine di rendere l’Unione più unita e sovrana.
L’Italia, ci sembra evidente, non può restare a guardare, prigioniera degli umori e dei pregiudizi che rendono precari il governo di questa legislatura e deve riassumere un ruolo che la renda portavoce e protagonista delle aspirazioni e dei problemi dell’area mediterranea.
Ci sono capitoli delle nuove politiche europee che ci interessano profondamente: dalla lotta alla disoccupazione alla tutela del settore agroalimentare, dal sostegno alle imprese al risanamento del territorio.
Al contrario, se restassimo prigionieri delle paranoie pentastellate, ivi compreso il giustizialismo penalizzante ci condanneremmo ad essere non solo marginali, ma perfino estranei alla determinazione degli altri paesi dell’area meridionale dell’Europa.