Sono diversi i concorsi previsti nel 2019 per diventare docenti della scuola. Ma le strade per arrivare in cattedra a titolo definitivo sono anche altre. Così il sindcato Anief, ricordando che è in corso di svolgimento il concorso straordinario non selettivo indetto con DDG n. 1456 del 7 novembre 2018. Dopo la costituzione delle commissioni orali, le prime prove orali potrebbero svolgersi a febbraio: i partecipanti che hanno presentato la domanda attraverso Istanze on line sono 42mila, di cui il 37% già di ruolo (con o senza riserva). Nel frattempo – ricorda l’Anief – è attesa la nuova decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato alla richiesta dei diplomati magistrale con titolo conseguito entro l’anno scolastico 2001/02 di accesso alle graduatorie a esaurimento, da cui viene assegnato il 50% dei ruoli, fino al loro esaurimento. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “il Collegio del Consiglio di Stato ha preso atto della serietà dei temi sollevati dalla nuova ordinanza all’adunanza plenaria. Quella presa a Palazzo Spada è una decisione che, a nostro parere, potrebbe rimettere tutto in discussione. Detto ciò, attendiamo fiduciosi, anche se quanto accaduto in passato ci fa stare, per forza di cose, con i piedi per terra”.
“Perché, ricordiamo, non può passare inosservato che lo stesso Consiglio di Stato, prima del 20 dicembre scorso, si era espresso in modo favorevole con ben sette sentenze passate ‘in giudicato’. Aderendo, in questo caso, alla Direttiva 1999/70/CE. Nel frattempo, rimane pendente il reclamo collettivo al Consiglio d’Europa e il ricorso alla Cassazione per l’annullamento della stessa sentenza 11/17 della stessa Plenaria: la battaglia continua su più fronti”. Tornando ai concorsi, il Miur intanto ha già inviato al Consiglio superiore della pubblica istruzione la bozza di decreto per il concorso ordinario selettivo per 10.183 posti del primo ciclo: la partecipazione sarà aperta a diplomati magistrale con titolo conseguito entro l’anno scolastico 2001/02 e laureati in Scienze della formazione primaria, indipendentemente dal servizio svolto. Il concorso non sarà bandito in tutte le regioni, ma solo in quelle in cui le graduatorie del concorso 2016 sono già vuote o comunque avranno posti liberi nel biennio di vigenza delle nuove graduatorie. Anche in questo caso la graduatoria sarà regionale. Ma Anief si chiede a questo punto che senso ha il numero programmato per l’accesso alla Facoltà di scienze della formazione primaria e persino il senso di questa laurea visto che è stato abbandonato nella secondaria il sistema di formazione iniziale universitaria e ridato al concorso la valenza abilitante.
Per quanto riguarda le modifiche al reclutamento, queste sono state inserite nella Legge di Bilancio 2019. La prima novità è che si svolgerà un solo concorso, mentre è stato appena abolito quello per i docenti con tre anni di servizio negli ultimi otto. Dovrebbe essere bandito entro il 2019. Per l’accesso al concorso, servirà la laurea idonea all’insegnamento, più 24 CFU in discipline antro-psico-pedagogiche ed in metodologie e tecnologie didattiche. Oppure basterà avere l’abilitazione. Infine, anche i docenti con 36 mesi di servizio potranno partecipare per la classe di concorso per cui posseggono almeno un anno di servizio; saranno esentati dal conseguimento dei 24 CFU e avranno una riserva di posti del 10%. Le graduatorie di merito saranno regionali e i docenti assunti avranno un vincolo di 4 anni nella scuola in cui si supera l’anno di formazione. Il parere dell’Anief a questo modello predisposto dal governo, e appena varato con la legge di bilancio, non può essere positivo: “I concorsi straordinari – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – non hanno risolto il problema, perché la chiusura delle GaE e del doppio canale di reclutamento ha prodotto oltre 100 mila i supplenti”.
“Con il paradosso che quasi 33 mila immissioni in ruolo del 2018, oltre la metà delle complessive autorizzate dal Mef, è andata deserta. Nel frattempo, è a buon punto la procedura d’infrazione europea per l’abuso dei contratti a termine 2014/4231 pendente presso la Commissione europea sulla violazione dell’Italia della normativa comunitaria dei contratti a termine, acuita dall’approvazione della Legge 107/2015. Invece di puntare tutto sui concorsi, il nuovo Ministro dell’Istruzione avrebbe dovuto fare un mea culpa, a nome dello Stato, e riaprire le GaE per sanare la posizione di migliaia di insegnanti formati dallo Stato, ma costretti a cambiare cattedra ogni anno”. Pacifico ricorda che “negli ultimi sei anni, dopo la deroga del 2012, che ha fatto seguito a quella del 2008, la chiusura delle graduatorie ad esaurimento ha rappresentato una condanna a una continua reiterazione dei contratti a termine per i più di centomila docenti formati con il TFA, il PAS, SFP o risultati idonei ai corsi del 2012 e del 2016. Tra i condannati al precariato eterno, secondo la visione miope dell’amministrazione, ci sono anche i diplomati magistrale, che hanno scoperto solo nel 2014 che avrebbero dovuto essere inseriti in GaE dal 2002. Su questo, però, i giudici devono ancora dire l’ultima parola”.
“Pensare che la supplentite possa risolversi con l’utilizzo dei concorsi, ancora meglio se straordinari, è stato un errore strategico – continua Pacifico – costato caro al governo Renzi. E ora potrebbe accadere lo stesso a quello del M5S e della Lega. Perché sono palliativi che stabilizzano solo una minima parte dei precari con oltre 36 mesi, senza tenere conto del parere della Cassazione e della Corte costituzionale dopo la sentenza del Corte di Giustizia europea: invece per i precari di lungo corso, che operano su posto vacante, l’immissione in ruolo deve avvenire in modo automatico”. Ecco perché Anief ha chiesto alla Camera e al Senato l’utilizzazione del doppio canale di reclutamento come un passaggio imprescindibile per coprire le cattedre, garantire la continuità didattica e sconfiggere il precariato cronico, con contestuale riapertura delle GaE a tutto il personale abilitato. “È un buon segno – conclude il sindacalista – che anche l’avvocato generale Szpunar della Curia europea si sia detto d’accordo con le tesi della Commissione UE e del docente ricorrente Rossato, il quale, una volta assunto in ruolo, chiedeva giustamente il risarcimento per la reiterazione ingiustificata dei contratti a termine. Sempre in attesa degli esiti della sentenza C-331/17 Sciotto, della Corte di Giustizia Europea il 25 ottobre scorso, che deve verificare proprio la liceità della conversione automatica dei contratti da tempo determinato in indeterminato se il rapporto di lavoro perdura oltre 36 mesi anche non continuativi su posto libero”. (Italpress).