Ora, nel cielo di una politica deludente, spuntano le sardine.
Da Bologna, Modena, Parma, Reggio Emilia, Rimini, Palermo e varie altre città dove nei gironi scorsi gli organizzatori hanno riempito le piazze per contestare Salvini si annunciano manifestazioni in tutt’Italia come ad esempio Firenze, Milano, Napoli e Torino.
C’è già un manifesto del nuovo movimento, che annuncia come per i populisti e i sovranisti la festa sia finita, colpevoli, si denuncia, di aver seminato bugie ed odio e di aver approfittato delle paure e delle difficoltà esistenti tra la gente.
È questa la variante ittica della politica, un segno ulteriore delle inadeguatezza e anche del discredito che sta coinvolgendo l’attuale sistema dei partiti e dell’inabissarsi delle speranze e delle illusioni che erano state alimentate dopo la distruzione della prima repubblica che, al momento del tracollo provocato da tangentopoli, godeva ancora della fiducia di milioni di cittadini.
Se, quindi, da una parte il movimento delle sardine testimonia come vi sia una consolante domanda di partecipazione e di impegno civile nelle nuove generazioni, dall’altra lascia perplessi la dichiarata estraneità e lontananza dai partiti come tali, quasi che vi sia per chi vi si accosti un rischio di contaminazione.
Farebbero comunque male le forze politiche a trascurare il fenomeno che sta manifestando, o ironizzandoci sopra, evocando i gattini leghisti che divorerebbero i pesciolini o sperando di poterne strumentalizzare l’ispirazione e il consenso.
La campana suona per tutti, sia per il movimento 5 stelle, in palese crisi di identità e di credibilità, sia per il partito democratico, se si perdesse dietro la fumosa e fallimentare prospettiva di una alleanza sistemica con gli ex seguaci di Grillo.