Disturbi psichici, malattie infettive e malattie gastroenteriche. Ma anche problemi al sistema circolatorio e neoplasie. Patologie che spesso si vanno a intrecciare con dipendenze da una o più sostanze stupefacenti. Quella delle carceri è una popolazione molto particolare, che ha però diritto ad un accesso alle cure e all’assistenza farmaceutica pari a quella di tutti gli altri cittadini, e la loro Salute è un problema di Salute pubblica a cui deve fare fronte il Servizio sanitario nazionale. Di questo si è parlato al 39° Congresso nazionale di SIFO, la Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie, dove si è tenuto un corso precongressuale “La gestione dell’assistenza farmaceutica nel sistema penitenziario italiano” dedicato proprio a fare il punto su criticità e proposte per migliorare l’accessibilità alle cure. Un focus particolare è stato poi dedicato al problema dell’epatite C, una delle malattie infettive più diffuse nella popolazione penitenziaria.
“Il contesto carcerario è molto particolare, in primis perché si tratta di persone private della libertà personale, in secondo luogo perché per il tipo di patologie diffuse è un setting molto particolare e la gestione clinica del farmaco (che significa anche vigilanza sugli effetti collaterali dei farmaci) inevitabilmente ne è influenzata e ne risente- afferma Domenica Costantino di SIFO -. Abbiamo organizzato questo momento di confronto per discutere insieme di molti aspetti: la continuità terapeutica, i prontuari regionali, le strutture disponibili, i rapporti con i servizi del territorio (dai Sert alla Salute mentale all’Infettivologia), i rapporti tra gli operatori sanitari e i detenuti. L’obiettivo è quello di migliorare l’assistenza farmaceutica nelle carceri, soprattutto nel senso di ottenere procedure omogenee che garantiscano l’equità dell’accesso alle cure”.
A fare da quadro alla discussione uno studio realizzato dall’associazione CONOSCI che nel 2016 ha documentato lo stato di salute della popolazione nelle carceri con la partecipazione di sei Regioni e di una provincia. Uno studio approfondito su un campione di 16.000 detenuti, durato due anni, che tuttora è tra i più completi a livello europeo e non solo. I dati raccontano di una condizione patologica per il 67,5% del totale e vedono i detenuti italiani essere affetti in primis da disturbi psichici, poi malattie dell’apparato digerente e malattie infettive. Su un totale di 16.000, i detenuti che assumono almeno un farmaco sono 8.296, con una media di 2,8 farmaci per persona. Tra i più diffusi ci sono gli ansiolitici, gli antipsicotici e gli antiepilettici. (Italpress).