“L’azione a favore dei rifugiati va rafforzata ora, nei momenti di accentuata crisi, secondo quell’approccio multilaterale del quale l’Italia è storica e convinta sostenitrice”. Sceglie queste parole il presidente Sergio Mattarella per onorare la Giornata mondiale del rifugiato, che dal 2000 viene celebrata il 20 giugno di ogni anno per ricordare la Convenzione di Ginevra del 1951 che definì i requisiti per il riconoscimento giuridico dello “status” e il conseguente diritto d’asilo.
Mattarella ha voluto anche ricordare come l’obbligo di accoglienza sia contenuto nella nostra Carta. Il diritto internazionale e la nostra Costituzione, ha detto il presidente, prevedono forme specifiche di protezione per quei milioni di donne, uomini e bambini costretti da conflitti armati, discriminazioni, violazioni e abusi dei loro diritti e libertà fondamentali, a fuggire dal proprio Paese alla ricerca di un presente e di un futuro migliori. Anche l’UNHCR, con la campagna Together #WithRefugees di quest’anno, ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto di tutti i rifugiati a essere protetti, chiunque siano e da qualsiasi parte provengano, e di ricostruire la loro vita in dignità.
Dallo Status esclusi i migranti economici e climatici
Sono ormai 100 milioni nel mondo le persone costrette a scappare dai 34 conflitti in corso nei vari continenti, i disastri ambientali, la fame, la tratta e lo sfruttamento, di cui 36,5 bambini secondo le stime di Unicef. Numeri vertiginosi, tra i più alti degli ultimi 50 anni, che non sempre corrispondono a quanti hanno diritto a quella protezione internazionale tanto evocata. Dalla convenzione di Ginevra sono esclusi, infatti, i migranti economici, quelli dei viaggi della fortuna delle tratte del Mediterraneo e dei Balcani. Sono esclusi anche i migranti climatici, che a causa dei cambiamenti climatici derivanti dalla mala gestione del Pianeta da parte dell’uomo, gli è negata qualsiasi forma di sopravvivenza. Come la siccità nel Corno d’Africa e nel Sahel e le gravi inondazioni in Bangladesh, India e Sudafrica. Abbiamo imparato a conoscere bene i profughi ucraini, ma saranno i siriani, seguiti dai cittadini del Sudan, dell’Afghanistan e della Repubblica Democratica del Congo tra coloro che maggiormente necessiteranno di un programma di reinsediamento.
L’unica alternativa, i corridoi umanitari
Per questo dal 2015 la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese, in sinergia con la Croce Rossa internazionale e l’UHNCR, hanno avviato protocolli d’intesa con il Governo italiano per aprire corridoi umanitari che permettano di accogliere profughi provenienti da emergenze di qualsiasi natura. Ad oggi sono circa 3.000 le persone entrate in Italia grazie a questa alternativa, numeri ancora bassi, ma va anche considerato che il loro mantenimento è completamente a carico delle associazioni coinvolte. Molti dei fondi arrivano dai proventi dell’8×1000 alla Chiesa Valdese. Anche la Cei, nel 2021, ha siglato una intesa che permetterà nell’arco di due anni a 1.200 cittadini afghani di raggiungere in sicurezza il nostro Paese. Purtroppo in Europa l’esempio italiano per ora è stato seguito solo da Francia e Belgio.
L’Appello di Medici Senza Frontiere per smantellare i lagher libici
Ieri alcuni palazzi storici delle città italiane si sono tinti di blu per ricordare i migranti del Mediterraneo nella Giornata dedicata ai rifugiati. Ma non basta. Medici Senza Frontiere chiede ai Paesi sicuri, come gli stati europei e del Nordamerica, di offrire protezione ai migranti intrappolati in Libia e accelerare con urgenza l’evacuazione dal Paese dei più vulnerabili, rafforzando i meccanismi già esistenti, aprendo canali alternativi e interrompendo i finanziamenti alla guardia costiera libica per i respingimenti forzati.
Fonte foto: Valerio Muscella Imagoeconomica