La leucemia linfoblastica acuta e il linfoma diffuso a grandi cellule sono patologie che nei pazienti refrattari alle terapie oggi disponibili danno un’aspettativa di vita molto bassa o nulla.
La ricerca in quest’area ha portato ad un punto di svolta tale per cui, per questi pazienti con prognosi infausta, si aprono scenari di cambiamento radicale attraverso le terapie cosiddette CAR-T di prossima introduzione.
Questa nuova cura è in grado di restituire al sistema immunitario la sua naturale capacita’ di riconoscere ed eliminare le cellule tumorali. Una metodologia biotecnologica, in grado di ridare la speranza ad una parte di quei pazienti che non hanno risposto alle terapie convenzionali.
Un passo in avanti, oggi per il trattamento delle leucemie piu’ aggressive, ma che si sta studiando in altre persone colpite da tumori liquidi e solidi. La gestione organizzativa di questa innovazione pero’ va di pari passo con la complessità di produzione e di somministrazione del processo di cura.
Se da un lato infatti questi strumenti terapeutici saranno personalizzati al singolo paziente, i processi organizzativi che riguardano l’intero percorso di cura richiedono una standardizzazione e una formazione del personale specifica e da costruire in dettaglio.
Per iniziare a instaurare un dialogo costruttivo sull’argomento all’interno dei sistemi sanitari regionali Motore Sanità, con il contributo di Novartis, ha dato vita a una Road-Map che toccherà tutta Italia e che è giunta alla sua quinta tappa regionale.
Il 25 giugno a Milano, presso la Sala Pirelli – Palazzo Pirelli, con il patrocinio di Regione Lombardia e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sarà protagonista nell’iniziativa “Prospettive attuali e future dell’uso delle Car-T in Italia”.
Un tavolo di discussione in questo senso sara’ fondamentale, perche’ se l’organizzazione del sistema di servizi non sara’ in grado di integrare questa cura rapidamente all’interno dei propri percorsi organizzativi questo potrebbe mandare in crisi il sistema stesso.
Per creare un servizio assistenziale snello, di rapido accesso e soprattutto sicuro per il paziente, lo scambio di informazioni e di idee tra regioni, tra centri ospedalieri in partnership con le aziende produttrici della tecnologia sanitaria diventa un passaggio che si potrebbe dire piu’ che auspicabile, obbligato.
La conseguenza logica potrebbe essere la creazione di una rete interregionale dedicata alla cura di questi pazienti con queste terapie attraverso protocolli condivisi.
La partnership pubblico-privato, in questo scenario diventa quindi ineludibile, per rendere il sistema efficace e sostenibile, per garantire al tempo stesso un rapido accesso ai pazienti indicati dalle autorita’ tecniche nazionali.