Non spera e nemmeno auspica, Ernesto Maria Ruffini ha fede. Da servitore laico dello Stato – è il direttore pacato e dialogante dell’Agenzia delle Entrate – pone la sua fiducia nell’architrave della democrazia italiana, la Costituzione. Testo che Ruffini ammira per il suo equilibrio dialettico, per la sua forza di sintesi, per la libertà e le garanzie che concede al Paese e ai cittadini italiani. Ma è anche un percorso quello dell’Italia difficile e “incompiuto”. Il libro edito da Feltrinelli ha un titolo che allude alla metafora del “corpo” inteso come garanzia che esistiamo, ci siamo e viviamo, ed è la cosa più preziosa, importante che abbiamo.
“Uguali per Costituzione. Storia di un’utopia incompiuta dal 1948 a oggi”, è un lavoro complesso – che si snoda in 300 pagine, più una ampia catalogazione di note e rimandi legislativi – da leggere capitolo dopo capitolo con l’attenzione con la quale si consulta e si riflette su un testo di filosofia. Il libro narra le ragioni del vivere democratico, non solo nella stringente evidenza delle legge, che Ruffini interpreta non come dispositivo coercitivo, ma come regole di convivenza che rendono uguali i cittadini di fronte ai diritti ed ai doveri. Un libro unico nella sua essenza tale da rappresentare un pilastro culturale.
Passato e attualità
Ernesto Maria Ruffini nel suo scritto racchiude passato e attualità. Lo scorrere dal ‘48, ad oggi, è un divenire di idee, cambiamenti, di temi e dispositivi legislativi che sono maturati con le nuove esperienze sociali. La stella polare di queste rivoluzioni sociali, economiche, di costume e legislative, è la Costituzione. Testo che Ruffini racconta come entità viva, quindi il “Bene” di una comunità nazionale che trova nella Carta lo “specchio” del suo approdo civile, di impegno morale e di convivenza. Pagina dopo pagina emerge la Storia dell’Italia Repubblicana con il caleidoscopio delle storie politiche che hanno rigenerato l’Italia dal dopo guerra e fino a noi.
Legalità e coesione
I principi della coesione e della legalità sono il lievito della Costituzione che riesce ad aderire alle mille pieghe di una società italiana cresciuta negli anni in modo discontinuo, tumultuoso e irrequieto. Paese che oscilla tra ambizioni e protagonismi personali e figure sociali umili, laboriose spesso anonime che rendono ancora possibile e viva la Costituzione e l’idea di Paese mite e pacifico. Le Italie che Ernesto Maria Ruffini racconta agiscono nel sentiero di parole, sentimenti, di norme e “articoli” scolpiti dai padri Costituenti.
Affresco di sentimenti e storie
“Uguali per Costituzione. Storia di un’utopia incompiuta dal 1948 a oggi”, per le molteplici idee, storie, (alcune note altre no), è un affresco di sentimenti, pensieri, riflessioni, citazioni e indicazioni. Ci sono le “Parole” che raccontano la nascita di una Costituzione libera, aperta e sensibile alle tutele di tutti i cittadini.
L’Articolo 3 il più bello
Scrive Ruffini: “L’articolo 3 della nostra Carta, quello che riconosce che le persone sono tutte uguali davanti alla legge, è certamente la più bella presentazione di un moderno Stato democratico: uguali senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. I Costituenti scelsero di inserirlo tra i principi fondamentali, proprio tra quelli che dovrebbero trovare costante applicazione nella vita di tutti i giorni, senza essere mai messi in discussione.
Su quell’articolo e su quel principio si fonda la vita democratica del nostro Paese”. Ecco il testo che Ernesto Maria Ruffini cita per intero: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Tutela dei più deboli
“È un articolo”, evidenzia Ruffini “che è stato pensato per tutti, ma in particolare per i più deboli, per gli ultimi. Un principio talmente ampio e universale da trovare concordi perfino due personalità all’opposto degli schieramenti politici come il monarchico Roberto Lucifero d’Aprigliano e il comunista Concetto Marchesi. Perché “la Costituzione è fatta per le minoranze e non per le maggioranze, per tutelare i pochi e non i molti. I molti non hanno bisogno di Costituzione; hanno la forza”. Perché lo Stato”, ricorda Ruffini, “non è costituito solamente “dalla maggioranza dei cittadini, ma da tutti i cittadini e non deve essere rappresentante dei più e tollerante dei meno”.
L’Assemblea Costituente
Ruffini fa splendere l’impegno dei 556 neoeletti all’Assemblea, “tra cui le ventuno donne di cui si è già detto, arrivarono da ogni parte del Paese, alcuni forse per la prima volta a Roma e quasi tutti per la prima volta a Montecitorio. Si trovarono seduti, l’uno accanto all’altro, giovanissimi Costituenti poco più che ventenni e grandi vecchi della storia d’Italia: uomini che avevano avuto responsabilità politiche prima dell’avvento del fascismo come Bonomi, Orlando, Nitti e Ruini; politici che durante il ventennio erano dovuti andare via dall’Italia, vivere nascosti o affrontare il carcere come Amendola, Basso, De Gasperi, Gonella, La Malfa, Longo, Matteotti, Nenni, Pertini, Saragat, Terracini e Togliatti; esponenti storici della Resistenza come Boldrini, Foa, Moscatelli, Parri e Taviani; intellettuali, economisti e giuristi come Calamandrei, Croce, Codignola, Corbino, Einaudi, Fanfani, Lazzati, Marchesi, Valiani e Vanoni.
Dei dodici presidenti della nostra storia repubblicana più della metà (Einaudi, Gronchi, Segni, Saragat, Leone, Pertini, Scalfaro) eletti tra il 1948 e il 1992 sarebbe provenuta dalle loro fila.
Tra i Costituenti vi erano anche uomini come Alcide De Gasperi, Igino Giordani, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati ed Enrico Medi per i quali la Chiesa avrebbe poi avviato il processo di beatificazione.
Come esponenti della Democrazia cristiana, del Partito socialista, del Partito comunista, del Partito liberale, di Democrazia e libertà, del Partito repubblicano, del Fronte dell’uomo qualunque, del Partito d’azione e del Blocco nazionale per la libertà, rappresentavano tutte le anime e le culture politiche del Paese: quella cattolica, quella marxista, quella liberaldemocratica, “le tendenze universalistiche del Cristianesimo, quelle umanitarie di Giuseppe Mazzini, quelle di solidarietà del lavoro, propugnate dalle organizzazioni operaie”. Da questo incontro nasce poi la Costituzione.
Le “Parole” di Mattarella
C’è una attenzione particolare che Ruffini dedica alle “parole” tema raccolto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che firma la Prefazione di “Uguali per Costituzione”.
“Questo libro racconta la nostra storia, le nostre radici e ci invita a fidarci del futuro. Leggerlo”, scrive il presidente Mattarella, “fa riflettere sulla radice della parola “Parlamento”: il luogo dove le parole costituiscono, fondano, la nostra identità senza congelarla in un simulacro. Fa pensare allo spreco che spesso si fa delle parole. E al peso che le parole hanno”, osserva il capo dello Stato, “Fa pensare alle parole che costruiscono e a quelle che possono distruggere. Alle parole vuote, insignificanti, che non impegnano; e a quelle piene, dense di significati.
Parole da ricordare o da dimenticare. Queste pagine parlano delle parole da ricordare. Delle parole che costruiscono. Parole che uniscono”.
Cioè che unisce il Bene
Il lavoro editoriale di Ernesto Maria Ruffini, è un percorso sulle ragioni di ciò che unisce. Non sempre il percorso è rettilineo, anzi il testo è un invito a comprendere le differenze. Ogni racconto è per così dire “in cammino” sul crinale scosceso della “utopia” – non raggiunta anzi “interrotta” – non solo nel suo ideale ma nella sua azione pratica quotidiana. Il bene della Costituzione per Ruffini, è come il Sole di Platone e nella sua declinazione pop anni 60 – periodo di tumultuosi e originali cambiamenti -, un po’ simile al brano soul “Ain’t No Sunshine” di Bill Whitters “Senza di Lei non c’è il raggio di sole”. La Costituzione, al pari del raggio di sole, illumina la storia sociale e quella delle persone comuni di fronte alla grande narrazione della esistenza, delle norme di vita civile e della giustizia. La Repubblica è il terreno sociale e giuridico in cui si esprime la forza della convivenza esercitata dalla Costituzione.
C’è una uguaglianza che non è da fraintendere con i “collettivismi” gli “ugualitarismi”, si tratta di una uguaglianza che la Costituzione garantisce nella singolarità dei cittadini. Ognuno la sua storia, la sua vita, ambizioni, progetti e fallimenti, con una idea chiara la dignità di ciascuno di fronte alla Costituzione. Il paesaggio sul quale si articola “Uguali per Costituzione.
Storia di un’utopia incompiuta dal 1948 a oggi”, ha molte autorevolissime voci, Ruffini propone nell’incipit due protagonisti. Una personalità laica e una cattolica, che scrivono il senso della nascita della Costituzione, dopo il fascismo e la guerra.
Calamandrei e don Sturzo
“La Costituzione”, scrive Piero Calamandrei nel suo “Discorso ai giovani sulla Costituzione”, era il 26 gennaio 1955 a Milano, “non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé.
Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile.
Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.”
“La Costituzione è il fondamento della Repubblica democratica”, illustra don Luigi Sturzo, al Senato della Repubblica il 27 giugno 1957, “Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà.”
Il viaggio difficile dell’Italia
Il cammino democratico del Paese inizia con il dopo guerra. “Benché divisi dalla contrapposizione frontale della Guerra fredda”, osserva Ernesto Maria Ruffini, “i principali partiti politici seppero collaborare con una mirabile capacità di sintesi in nome del superiore interesse del Paese”. Il libro conclude il suo lungo percorso con un monito sulla capacità di essere gli italiani ancora protagonisti verso il bene della Costituzione nel renderla viva e presente. Di attuarla nella vita quotidiana.
“La democrazia”, conclude Ruffini, “i diritti conquistati e l’uguaglianza non sono fotografie da ammirare, ma sono un film in cui siamo tutti protagonisti. Il lieto fine dipende soltanto da come sapremo interpretare la nostra parte”.
Con queste parole ci congediamo augurando lunga vita alla “Costituzione”.