Dall’inizio del conflitto ad oggi, si contano 8.691 vittime tra i civili: 3.998 morti e 4.693 feriti. L’agenzia dell’Onu, però, ritiene che “le cifre effettive siano considerevolmente più elevate, poiché la ricezione di informazioni da alcuni, in cui sono in corso intense ostilità, è stata ritardata e molti rapporti sono ancora in attesa di conferma”. Lo rivelano i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel consueto video serale, ha dichiarato che “l’attuale offensiva degli occupanti nel Donbass può rendere la regione disabitata. Vogliono ridurre in cenere Popasna, Bakhmut, Lyman, Lysychansk e Severodonetsk. Come Volnovakha, come Mariupol”. “Nelle città e nelle comunità più vicine al confine russo, a Donetsk e Lugansk – ha proseguito -, radunano tutti quelli che possono per riempire il posto delle persone uccise e ferite nel contingente di occupazione.
Tutto questo, compresa la deportazione del nostro popolo e le uccisioni di massa di civili, è un’evidente politica di genocidio perseguita dalla Russia”. Un quadro di ciò che accade sul campo arriva anche dall’intelligence britannica. “Le forze di terra russe – afferma nell’ultimo aggiornamento diffuso dalla Difesa del Regno Unito – continuano il loro tentativo di circondare Severodonetsk e Lyschansk, catturando di recente diversi villaggi a nord-ovest di Popasna”. Per Londra, Mosca “sta facendo pressioni” nell’area di Severodonetsk “sebbene l’Ucraina mantenga il controllo di più settori difesi, negando alla Russia il pieno controllo del Donbass”. Sul piano diplomatico, invece, non si registrano ancora spiragli per un reale negoziato di pace. Lo ha confermato il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, dopo che ieri ha avuto un colloquio telefonico con il presidente russo, Vladimir Putin. “Se ho visto degli spiragli per la pace? La risposta è no”, ha detto Draghi. L’attenzione del mondo, però, adesso è anche rivolta ai quintali di grano fermi nei porti ucraini. Il blocco sta causando una crisi alimentare globale, in particolare per i paesi più poveri. Ed è per questo che Draghi ha chiamato Putin.
“Lo scopo della mia telefonata era chiedere se si potesse fare qualcosa per sbloccare il grano che oggi è nei depositi in Ucraina”, ha affermato il premier. “Il presidente Putin – ha aggiunto – mi ha detto che i porti sono bloccati perché sono stati minati dagli ucraini. Naturalmente sono stati minati per impedire alle navi russe di attaccare l’Ucraina. Quindi la collaborazione deve essere: da una parte quella di sminare questi porti, dall’altra quella di garantire che non avvengano attacchi durante il periodo di sminamento”. In questa prima fase del tentativo di mediazione, secondo Draghi, “c’è stata comunque effettivamente una disponibilità a procedere su questa direzione”. Adesso, però, occorre l’accordo di Kiev.