I termini usati in questi giorni dall’Agenzia delle entrate e dalla politica aprono un mondo sulle difficoltà di molti italiani. Quella parte di famiglie e imprese che non riescono, con il susseguirsi di crisi e aumenti generalizzati, a stare al passo con i pagamenti. Le parole d’ordine sono diventate per diversi leader politici: “Bloccare, rottamare, rateizzare”. Lo hanno capito in tanti in Parlamento ed è un buon segno. Se non ci sono soldi inutile insistere su bollette vecchie di decenni. Lo ha spiegato bene il direttore dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, Ernesto Maria Ruffini nel corso dell’audizione in Commissione parlamentare sul Federalismo Fiscale. Per Ruffini di fronte ad una somma di debiti fiscali, buona parte dei quali inesigibili, che ha toccato i 1.100 miliardi di euro, solo un intervento risolutore del Parlamento può dire cosa è necessario fare e come farlo.
Poveri ma non furbetti
La politica si è accorta di un problema che rappresenta un dramma per milioni di persone. In genere c’è l’idea che chi non paga sia il “furbetto” di turno, ma non si sottolinea che di fronte ad un piccolo insoluto molti malcapitati cittadini onesti finiscono “schedati” nell’archivio della Centrale rischi finanziari la famosa Crif. Un marchio che rende di fatto il cittadino senza più cittadinanza economica e finanziaria. Un’altra stortura di un sistema che è troppo indulgente con i grandi sprechi e vessatorio fino alla ossessione con chi ha poco.
Difficoltà da superare
Per molti cittadini e imprese le cartelle esattoriali sono impossibili da pagare. Come evidenziano il leader della Lega Matteo Salvini, esponenti di Fratelli d’Italia e, con sfumature diverse, anche parlamentari di sinistra. Il problema delle disuguaglianze e povertà crescenti non hanno fatto altro che incrementare una catena di crisi finanziarie personali, il cui risvolto più evidente sono gli insoluti davanti a fisco e imposte comunali.
Più lavoro per onorare il fisco
Condono e rottamazioni delle cartelle è la proposta di Salvini che spiega:
“sarebbe un atto di giustizia nei confronti di milioni di italiani, che, dopo pandemia e guerra, rischiano di perdere tutto”, noi aggiungiamo altro. Sono necessarie riforme incisive del lavoro, del fisco e della previdenza se vogliamo dare più soldi agli italiani e possano mettersi al passo onorando debiti e cartelle esattoriali. Dare incentivi per creare occupazione vera e a tempo indeterminato, perché è urgente una nuova cultura del lavoro e dell’impegno. La politica può fare molto, perché se sono stati concessi miliardi per il Reddito di cittadinanza, o se la sistemazione dello 0.9 delle facciate degli edifici è costato allo Stato 20 miliardi, allora, non si comprende perché su lavoro e pensioni non c’è un’altrettanta questa volontà di crescita e di impegno.
Rottamazione e pace fiscale
Invocare sui social “la pace fiscale” o la “Rottamazione quater”, va bene e concordiamo. Alberto Gusmeroli, vice presidente della commissione Finanze alla Camera, di mostra preoccupato per quanti si trovano in arretrato di anni con l’aggravarsi della crisi, e propone una “Rottamazione quater” “in cinque o meglio ancora dieci anni”. Una “pace fiscale” per multe e cartelle non solo delle attività economiche ma anche dei privati, per tasse comunali come l’Imu o la tassa rifiuti, che le famiglie durante gli anni di pandemia non sono riuscite a pagare.
Tra sprechi e furbizie
L’impegno della politica inizia a manifestarsi. Il discernimento tra grandi sprechi e mega furbizie (prendiamo ad esempio le leggerezze normative sulla prima versione del Superbonus 110% che hanno permesso truffe milionarie) vanno sanzionate e colpite, ma sono cosa profondamente diversa da quella modesta “evasione da sopravvivenza”, di piccole imprese che o pagano lo Stato o pagano i salari. Le riforme del lavoro, fisco e pensioni, vanno fatte per far crescere il Paese non per punire una parte di cittadini. Se c’è lavoro ci sono soldi ed possibile pagare in modo equo. La politica decida da che parte stare.